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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza.

Nato nel demo di Alopece, quartiere periferico di Atene, nel 469 a.C., Socrate segna in modo indelebile la storia della filosofia occidentale e questo malgrado la difficoltà di ricostruire fedelmente la sua figura e la sua dottrina data l'assenza di scritti, Socrate infatti decise di non scrivere nulla. L’“agrafia” socratica non è esoterica come quella pitagorica, Socrate non rinuncia alla scrittura perché non vuole diffondere il suo pensiero piuttosto si tratta di un “agrafia” dialettica, ovvero l’idea che la scrittura sia inadeguata a sostituire il dialogo orale.

Figlio di uno scultore, Sofronisco, e di una levatrice, Fenarete, ricevette da bambino i tradizionali insegnamenti: leggere, scrivere far di conto e la ginnastica. Per quanto riguarda la sua gioventù sappiamo che forse fu allievo di Anassagora o quantomeno suo uditore; fu anche uditore del naturalista Archelao. Dalle informazioni raccolte da Diogene possiamo dire anche che egli fu, prima che un abile oratore, un indomito lavoratore. Tuttavia dopo aver accumulato una certa quantità di capitale, egli riuscì a diventare ricco, infatti impiegava capitale e ne ricavava degli interessi spendendo solo le rendite e investendo di nuovo la somma originaria. Socrate risiedette sempre ad Atene tranne che in occasione di alcune campagne militari dove si distinse per la sua virtù e per il suo coraggio, come raccontatoci da Alcibiade. https://live.staticflickr.com/65535/48051624726_8e8d05e732_b.jpg

Sorteggiato per prendere parte al collegio dei prìtani (i magistrati che guidano l’assemblea ateniese), Socrate si oppone a diverse decisioni che ritiene ingiuste, a discapito della sua incolumità opponendosi anche ad alcune scelte del governo dei trenta tiranni subentrato dopo la sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso.

Pare che gli ebbe due mogli; all'epoca infatti Atene consentiva ai suoi abitanti di avere una moglie ateniese e un'altra donna al fine di aumentare la popolazione della città, ma non sappiamo se in contemporanea o prima l’una e poi l’altra, solo della moglie Santippe si hanno informazioni certe dalla quale ebbe tre figli.

I testimoni diretti allievi di Socrate dai quali attingiamo per ricostruirne la vita e il pensiero concordano sul fatto che Socrate non avesse un bell’aspetto (ventre gonfio, naso camuso, occhi e labbra sporgenti) https://www.studiarapido.it/wp-content/uploads/2015/04/socrate-600x332.jpg Anche questo rappresenta un elemento di novità rispetto alla cultura greca che vedeva coincidere bontà d’animo e bellezza in un unico ideale kalokagathìa (basti pensare alla mitica descrizione di Pitagora), novità stigmatizzata da Nietzsche che demonizzava proprio la rivoluzione compiuta da Socrate nel pensiero occidentale. A proposito del suo aspetto Platone riporta nei suoi dialoghi:

E mi sembri - se mi è consentito scherzare in qualche modo - molto simile, tanto nell'aspetto quanto nelle altre caratteristiche, ad una piatta torpedine di mare; difatti costei di volta in volta fa diventare torpido chi le si avvicini e la tocchi, e mi pare che tu abbia provocato un effetto del genere su di me (Platone, Menone)  http://pescaalmare.altervista.org/images/torpedine.jpg 

Egli frequentava le piazze, i mercati, i negozi, le palestre, ovunque vi fossero persone, soprattutto giovani, con cui dialogare. E Ovviamente l’ingresso dell’Agorà di Atene

Fin quando avrò respiro e ne sarò capace, non smetterò di amare la sapienza, di sferzarvi, di mettere le cose a nudo con chiunque via via incontri sulla strada, facendo le solite domande: «Ehi, campione, tu che sei ateniese, della città più alta e più gloriosa per acutezza e forza, non ti vergogni di pensare solo ai soldi, al modo di procurarne tanti e tanti, ed alla tua coscienza, alla tua verità, al tuo spirito non pensi, non mediti al sistema di farli progredire?» (Platone, Apologia di Socrate) https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQ3TNzBbRZWELJPYojvOb26ytmTAJN2ngTOpuY-q5DMMThYldge

Ritenuto da molti un personaggio scomodo, nel 399 a. C. è accusato di empietà.

Meleto, figlio di Meleto, del demo Pito, contro Socrate, figlio di Sofronisco, del demo Alopece, presentò questa accusa e la giurò: Socrate è colpevole di non riconoscere gli dèi che la città riconosce e di introdurre altre nuove divinità; è colpevole anche di corrompere i giovani. Pena richiesta: la morte. (Diogene Laerzio, Vite dei filosofi)

Le cause della denuncia contro Socrate sono da ricercarsi nella vittoria ad Atene del fronte democratico di Trasibulo, che caccio l’ultimo dei tiranni Crizia. Malgrado Socrate si fosse sempre mostrato indipendente e talvolta contrario alla politica del governo aristocratico, egli aveva avuto tra i suoi allievi proprio Crizia e Alcipiade, entrambi filo spartani, e il suo atteggiamento spregiudicato, a detta di molti, minava il nuovo fragile ordine sociale. Dietro a Meleto, poeta tragico di poco valore, si cela Anito politico della fazione democratica, entrambi accompagnati da un retore, Licone altrettanto oscuro. Probabilmente questi tre personaggi sarebbero stati cancellati dalla storia se non fossero stati associati alle accuse a Socrate.

Quando a Socrate venne chiesto di fissare il prezzo per commutare la sua pena in un dazio in denaro egli schernì la corte, proponendo la somma di una mina d’argento, cifra irrisoria per l’epoca. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQyKWJe3AnjjiF4TcAPWhir-ncfg7TWxPYDf8QtRyrLd8l4wot49g

Ora non ho soldi, a meno che non vogliate multarmi di quel poco che potrei pagare. Forse potrei pagarvi una mina d’argento all’incirca: e questa multa propongo come pena (Platone, Apologia di Socrate)

In merito alla sua figura complessiva Russell ha notato nella sua storia della filosofia che:

Egli è un personaggio molto difficile da trattare per uno storico infatti: vi sono degli uomini a proposito dei quali si è certi di saperne molto poco, e altri uomini a proposito dei quali si è certi di saperne molto; ma nel caso di Socrate l'incertezza è se ne sappiamo pochissimo o moltissimo. (Russell, Storia delle filosofia occidentale)

Questo è in parte dovuto al fatto che le testimonianze sono tra loro discordanti; le Fonti relative alla personalità di Socrate sono prevalentemente quella di Senofonte (428-354 a.C.), Aristofane(445-385 a.C.), le scuole dei socratici minori, Platone (427-347 a.C.) e indirettamente Aristotele (384-322 a.C.)

Aristofane ce lo presenta come un personaggio ridicolo in una commedia da lui scritta, Le nuvole: in questa Commedia Socrate è dipinto come un sofista senza scrupoli che insegna a far prevalere il discorso più debole e ingiusto sul discorso più forte e giusto, mentre si è spenzola al sicuro dentro un cesto tirato a mezz'aria. https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/46/Socrates_in_a_basket.jpg/260px-Socrates_in_a_basket.jpg

Per quanto riguarda Senofonte, che è stato suo allievo ma la cui frequentazione terminò molto presto e i cui scritti su Socrate furono composti molto tardi, ci presenta un Socrate più simile a un politico o a un predicatore piuttosto che a un filosofo, sicuramente come un uomo giusto, ma tralasciando quelli che erano gli insegnamenti di Socrate. La sua ricostruzione è estremamente superficiale anche per quanto riguarda il processo. Seguendo la ricostruzione di Senofonte apparirebbe un Socrate tutt' altro che innovativo, il cui pensiero sarebbe l'opposto di un pensiero sovversivo, in quanto pieno di luoghi comuni che non spiegherebbe per niente l'ostilità nei suoi confronti . Lo storico scozzese John Burnet in proposito a questa testimonianza scrisse "la difesa di Socrate fatta da Senofonte è esagerata, non lo avrebbero mai messo a morte se fosse stato così".

I socratici minori Antistene, Aristippo e Euclide ne danno un’immagine troppo frammentata per poterne ricostruire un profilo coerente.

Platone al contrario nella narrazione è estremamente preciso, pieno di dettagli, non solo nell' Apologia di Socrate, dove narra delle vicende legate al processo, ma in generale in diversi dialoghi. Il problema di Platone come fonte del pensiero socratico risiede nel fatto che è difficile isolare nelle sue opere le idee e le tesi di Socrate dalle sue dottrine; infatti, il più delle volte, Platone parla nei suoi dialoghi per bocca di Socrate. In proposito Russell ha scritto: Il Socrate di Platone è un personaggio coerente straordinariamente interessante, assai al di sopra della forza di immaginazione nella maggior parte degli uomini; ma io credo che Platone fosse in grado di inventarlo. Se poi lo abbia fatto, naturalmente è un'altra questione. (Russell, Storia delle filosofia occidentale)

Aristotele, che non ha conosciuto Socrate e non è stato coinvolto nei fatti, ce lo presenta come lo scopritore dell'essenza del concetto https://dizionario-online.net/images/concetto-significato.png, ovvero dell'arte del definire le cose, e il teorico della virtù come scienza.

Socrate aveva smesso di indagare sulla totalità della natura e si dedicava all’etica, dove cercava l’universale e fissava per primo l’attenzione sulle definizioni. Platone ne accolse il pensiero, ma riteneva che ciò valesse per altro e non per le cose sensibili, essendo impossibile che la definizione comune valesse per alcuna di loro, che sono in continuo cambiamento. Denominò tali entità idee, accanto alle cose sensibili, grazie alle quali tutto può essere detto. (Aristotele, Metafisica, I)

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Non è facile individuare una filosofia sistematica in Socrate al di là delle indicazioni lasciateci da Platone nei suoi dialoghi. La sua figura rimane alquanto controversa. Per dar conto di alcune caratteristiche del filosofo ateniese possiamo innanzi tutto cercare di evidenziare somiglianze e differenze con i sofisti.

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Socrate può essere considerato un sofista sui generis: con essi condivideva 1) l'attenzione per l'uomo rispetto alle cosmologie 2) la tendenza a cercare nell'uomo la misura delle cose 3) l'atteggiamento spregiudicato, razionalistico e antidogmatico 4) l’uso del dialogo e delle pratiche dialettiche come strumenti di indagine.

Si distingueva dai sofisti invece perché 1) rifiutava la riduzione della filosofia a pura dialettica ricercando la verità negata dai sofisti 2) andava oltre il relativismo sofistico sia in ambito morale sia in quello conoscitivo 3) si metteva gratuitamente al servizio della poleis e dei cittadini 4) non si considerava un sapiente o maestro.

 Io non sono mai stato maestro di nessuno, ma se qualcuno, giovane o vecchio, desidera sentirmi parlare ed eseguire il mio compito, non mi sono mai rifiutato; e non discuto solo se prendo denaro e se non ne prendo, no, anzi mi presto ugualmente al ricco e al povero per interrogare o rispondere se qualcuno vuole ascoltare le mie parole. E se qualcuno di essi diventa buono o no, non è giusto imputarne la causa a me, che a nessuno di essi ho mai promesso un insegnamento né ho mai insegnato nulla. (Platone, Apologia di Socrate)

Sappiamo con probabilità che Socrate fece proprio il motto dell'oracolo di Delfi “conosci te stesso”, ben riassunto da Platone nell'apologia di Socrate nell'affermazione che la virtù va esercitata per renderla degna e, a tal fine, è necessario iniziare appunto dalla propria.

Noto è anche l’aneddoto che l’oracolo di Delfi, interrogato dal giovane Cherefonte amico di Socrate su chi fosse l’uomo più sapiente della Grecia, rispose che era Socrate.

Socrate, convinto che l’oracolo si sbagliasse, cominciò a interrogare coloro che erano ritenuti sapienti, ma alle sue domande non sapevano rispondere; così Socrate si convinse che essi non possedevano la sapienza, ma solo la presunzione. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQxJu1X9njVb64D1LKrDthjmh7nZFo68b1kUJl4AvPKDAhK-7x7jg

Ciò rivelò a Socrate il significato dell’oracolo: Socrate era l’uomo più sapiente, perché l’unico a sapere di non sapere. Solo chi sa di non sapere va alla ricerca della sapienza, il presuntuoso non cerca la sapienza e pertanto non può essere sapiente. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQcQuExU6cAm2_E4q6NXraHQj8vJfUAbJgMYwWUR4zvap8qEoJGfQ

Realmente sapiente è solo il dio e col suo oracolo intende dire che la sapienza umana val poco o nulla. Sembra che parli di Socrate, ma si serve del mio nome solo come di un esempio, come se dicesse: «O uomini, tra voi il più sapiente è chi, come Socrate, ha riconosciuto di non valere veramente nulla in fatto di sapienza». (Platone, Apologia di Socrate)

Socrate ricorda che la verità è solo degli Dei ma il destino dell’uomo è non smettere mai di cercarla, nell’umile consapevolezza dei limiti del proprio sapere. Filosofare non è possedere la sapienza, ma ricercarla. In ciò consiste la virtù. In questo senso Socrate a differenza dei sofisti ammette l’esistenza della Verità, pur negando che l’uomo possa mai possederla compiutamente.

 I mali del mondo scaturiscono, infatti, dalla presunzione e non dalla malvagità intrinseca dell’uomo. La scelta di azioni giuste o ingiuste dipende non dalla bontà o dalla cattiveria degli uomini, ma dalla loro maggiore o minore ignoranza, è per questo che si parla con Socrate d’intellettualismo etico, ovvero un’etica della razionalità.

Nessun saggio, credo, ritiene che un uomo possa sbagliare volontariamente azioni riprovevoli e cattive: tutti i saggi sanno bene che quanti compiono azioni brutte e cattive, le compiono involontariamente. (Platone, Protagora)

Il primo passo verso la ricerca razionale e la saggezza si compie conoscendo se stessi. Solo la consapevolezza di sé, ovvero della propria condizione di ignoranza, può avviare l’uomo alla ricerca della sapienza. Conoscere se stessi significa prendersi cura della propria anima. L’anima è per Socrate il luogo della personalità morale, principio delle nostre conoscenze e delle nostre scelte, oggi diremmo della coscienza. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcThohALdExD2gpsouaKbU0v5zV1f1ZW9UhFZhXzt7uIeCOtr0E2 Nella conoscenza di sé c’è anche un qualcosa di divino, un demone (dáimon) che ammonisce l’uomo dall’interno, facendogli sentire quello che è sbagliato e che non deve fare. Perciò dalla cura dell’anima deriva il bene.

In me c’è qualcosa di divino e di demoniaco […] questo, che è in me fin da bambino, è come una voce che, quando si fa sentire, mi distoglie sempre da ciò che sto per fare. (Platone, Apologia di Socrate)

Per rendere possibile la ricerca, l'uomo, secondo Socrate, deve prima sapere di non sapere, perché solo chi sa di non sapere cerca il sapere. Il secondo passo è il dubbio, la messa in discussione.

La domanda che Socrate pone a colui che crede di sapere è “che cos’è?” (tí ésti?) riferita a ciò di cui si vuole trovare l’essenza, ad esempio: che cos’è la giustizia? L’esperto non può portare esempi particolari di giustizia, ma deve dare una definizione generale. Il particolare infatti è sempre contingente e non universale. In questa ricerca dell’universale si sviluppa il dialogo socratico.

Il mal capitato di turno fosse nobile, condottiero, sofista o semplice cittadino andava in contro a due momenti uno volto a decostruire le false conoscenze e l’altro volto a costruire nuove convinzioni: http://www.iltuopsicologo.it/wp-content/uploads/2016/11/111-41.jpg

In un primo momento Socrate si dilettava nel mettere l'avversario in contraddizione con se stesso e con le sue convinzioni attraverso l'ironia: Socrate fingeva umilmente di ammirare la sapienza dei propri interlocutori, simulando di voler apprendere tutto da loro; mentre l’interlocutore accoglieva le domande di Socrate senza mettersi sulla difensiva, Socrate stesso lo confutava incalzandolo con i suoi stessi argomenti. In questo atteggiamento risiede appunto l’ironia socratica. Quando l’interlocutore è giunto a contraddirsi, Socrate ha raggiunto il suo primo obiettivo ovvero la demolizione della falsa sapienza. Il “fastidio” che Socrate suscita nell’interlocutore con le sue provocazioni e tale che egli stesso nel testo paltonico si definisce come un tafano che sprona un pigro cavallo. https://ilmondodeglianimali.altervista.org/wp-content/uploads/2020/06/Crea-il-tuo-spray-per-le-mosche.-e1603388397537.jpg

- Il secondo momento risiede nel far partorire all'interlocutore, con la maieutica, quelle verità che lui stesso inconsapevolmente già possedeva offuscate però dai pregiudizi. Quando l’anima è liberata dalle false opinioni, allora essa è pronta per partorire la verità. La verità non può essere insegnata da nessuno, ciascuno deve trovarla in se stesso. La ricerca della verità è quindi soprattutto un percorso di autoformazione. https://scialetteraria.altervista.org/wp-content/uploads/2020/03/Maieutica-socrate-min.jpg

Socrate, spesso definito atopìco cioè di una stranezza e unicità non rintracciabile in nessun altro profilo greco, finì per generare insofferenza negli ateniesi i quali finirono per accusarlo di empietà ovvero non credere negli dei della polis, introdurre nuovi dei, e deviare i giovani.

Le accuse in realtà risultano infondate perché Socrate non ha mai misconosciuto gli Dei ateniesi, ma a differenza degli ateniesi li ritiene buoni e non iracondi e capricciosi come all’epoca i più credevano. Anche la seconda accusa, è una falsa accusa e fa rifermento al fatto che Socrate avesse parlato  del suo dáimon interiore, ma esso non era da intendersi come divinità quanto come voce interiore, come voce della coscienza dell’individuo stesso. Infine è infondata anche l’ultima accusa proprio perché Socrate non si è mai definito un maestro “Io non sono mai stato maestro di nessuno”; e nasce piuttosto da una ragione politica ovvero gli esisti nefandi della carriera politica di Alcibiade, Crizia e Carmide che erano stati suoi interlocutori in gioventù.

Perché dunque Socrate accetta la condanna a morte? Socrate ha solo un’alternativa alla condanna la fuga e l’esilio, ma questo gli sembra in contraddizione con tutto quello che ha fatto in vita. Socrate accettando la sentenza sente di aver coronato la sua vita, una vita all’insegna del bene, della giustizia e della virtù e soprattutto della coerenza. Scegliere la morte vuol dire dunque per Socrate prendersi cura della propria anima e non rinnegarsi: la coerenza nella vita e nel pensiero garantisce la felicità. E grazie alla sua scelta Socrate per mezzo di Platone si rende immortale. https://miro.medium.com/max/1735/1*vvG0z6m0dFcm5RsMS7zGOQ.gif

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