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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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La matematica e l'astronomia rappresentano le punte di diamante della scienza antica, benché non le uniche. Prima dell'epoca ellenistica i risultati più rilevanti furono ottenuti da Talete, Anassimandro e dalla scuola di Pitagora. Possiamo considerare l'Accademia di Platone, e in parte il Liceo a guida di Teofrasto, come il trampolino che permise alla scienza greca di compiere una vera e propria "rivoluzione scientifica" che si sarebbe realizzata nell'arco di tre secoli (tra la fondazione del Museo di Alessandria e la nascita dell'Impero Romano), ma che avrebbe permesso di raggiungere risultati incredibili ancora per ulteriori quattro secoli. La filosofia e la scienza greco/ellenica sono state purtroppo oscurate dalla rivoluzione scientifica del Seicento e per questo non hanno ricevuto in epoca attuale il giusto riconoscimento. Tuttavia un'attenta analisi non può che convenire sul fatto che la rivoluzione del Seicento è in realtà solo la ripresa di parte del lavoro che i greci avevano avviato e che, per alcune discipline come la logica proposizione, bisognerà attendere addirittura il 1900 per raggiungere dei risultati più avanzati di quelli a cui erano pervenuti gli Stoici.

Questa riflessione sulla scienza antica e ellenistica è spesso taciuta dai filosofi e dimenticata dagli scienziati. In proposito ci ricorda Lucio Russo, in un brillante saggio, che:

In genere le storie del pensiero scientifico, stemperano le differenze tra scienze ellenistica, conoscenze prescientifiche delle antiche civiltà egiziana e mesopotamica e filosofia naturale della Grecia classica, riescono a nasconderla. Nei libri di storia antica, poi, l'avvenimento e di solito accuratamente taciuto. Il più delle volte vi si dice solo che l'elleninismo fu un periodo in cui fiorirono alcune "scienze". Si possono trovare in genere più notizie su Archimede o Aristarco di Samo in un'opera sul Rinascimento, a proposito della loro riscoperta, che in un libro sulla civiltà classica. (L. Russo, La rivoluzione dimenticata).

La responsabilità del mancato riconoscimento dell'altissimo valore della scienza dell'epoca antica è da imputarsi in gran parte ai così detti "filosofi di professione" o "professori di filosofia" più che agli scienziati, infatti, i primi alla sfrenata ricerca di autonomia e di una sorta di verginità rispetto alla scienza, tendono a occultare gran parte del lavoro scientifico degli antichi nelle loro storie della filosofia. Si pensi che l'unica grande opera che metteva al centro il legame tra filosofia e scienza ovvero la Storia del pensiero filosofico e scientifico di Ludovico Geymonat non viene più riedita da decenni. D'altra parte è pur vero che sono rari i lavori degli scienziati che sappiano valorizzare realmente il contributo che la filosofia greca ha dato alla scienza (spesso gli scritti in questa direzione sono limitati a sunti introduttivi o al più ad un capitolo nelle storie delle varie scienze). Vale la pena ricordare che Carlo Rovelli nel saggio Che cos'è la scienza? La rivoluzone di Anassimandro ha saputo comprenderne il valore, ma, almeno in Italia, tali contributi rimangono marginali.

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