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 Karl Raimund Popper nasce a Vienna, da una famiglia di origini ebraiche, nel 1902. Anno cruciale per la formazione del suo pensiero fu il 1919: A Vienna ci fu una grande manifestazione di giovani comunisti, tra cui Popper che degenerò in un evento violento https://b2b.wien.info/media/press/foto-eroeffnung-des-jugendtreffens-auf-dem-heldenplatz-12-juli-1929.jpg/image_gallery; qualche giorno prima, nel Pacifico, una spedizione guidata da Eddington scientifica aveva misurato la minuscola deviazione dei raggi luminosi ad opera della massa del Sole, durante un’eclissi solare. Era la prova sperimentale che confermava la teoria della relatività di Einstein, se non fosse stata misurata quella deviazione egli stesso avrebbe dichiarato l’invalidità della teoria. https://ilbolive.unipd.it/sites/default/files/2019-05/deflessione_raggi_luminosi.jpg Questi due avvenimenti colpirono profondamente il giovane Popper: gli apparve evidente la differenza tra un’autentica teoria scientifica, che accettava e ricercava la possibilità di essere confutata, e il marxismo, a cui lui fino a quel momento aveva aderito, che pretendeva di essere una teoria scientifica, ma rifiutava qualsiasi tentativi di critica e di invalidazione.

Il punto centrale del pensiero di Popper è quello di contestare ogni pretesa dogmatica https://www.estudopratico.com.br/wp-content/uploads/2015/07/dogmatismo-1200x675.jpg del pensiero, in quanto noi impariamo veramente solo quando partiamo dai nostri errori, perciò non si potrà mai dire di essere arrivati al “vero”. Quindi più lo scienziato sviluppa le sue ricerche, più egli deve abbandonare ogni ideologia scientista, cioè quella posizione che ritiene la scienza il luogo della verità più certa e definitiva sul mondo. Per Popper la conoscenza scientifica è un tentativo di approssimazione al vero, continuamente esposto alla verifica critica.

Nel 1920 si laurea in filosofia. Nel 1937, alla vigilia dell’annessione dell’Austria da parte della Germania nazista, essendo di origine ebrea, si trasferisce in Nuova Zelanda https://image.posterlounge.it/images/big/1630356.jpg fino alla fine del secondo conflitto mondiale. In questi anni scrive opere di riflessione sociale e politica: nel 1944-1945 pubblica i due volumi della Miseria dello storicismo e nel 1945 La società aperta e i suoi nemici.

Nel 1946 ottiene l’insegnamento di logica e metodologia della scienza alla London School of Economics and Political Science. Nel 1946 avviene il dibattito tra lui e Wittgenstein sull’esistenza o meno dei problemi filosofici. https://hyperbole.es/wp-content/uploads/2017/11/wittgenstein9.jpg Quest’ultimo, come i neopositivisti del Circolo di Vienna, asseriva l’inesistenza di problemi filosofici genuini, tranne quelli riguardanti il linguaggio e il significato delle parole. Popper, invece, nel 1934 aveva pubblicato la Logica della scoperta proprio in alternativa alle tesi neopositiviste.

Tra i suoi scritti epistemologici più importanti troviamo: la logica della scoperta scientifica (1959), la raccolta di articoli intitolata Congetture e confutazioni (1962), il saggio Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistica (1972) e l’io e il suo cervello (1977), scritto con John Eccles, premio Nobel per la medicina 1963.

Nel 1965 Popper era stato insignito il titolo onorifico di “Sir”. Morirà a Kenley nel 1994.

 L’epistemologia

Il metodo galileiano (osservazione, ipotesi, esperimento, legge/nuova ipotesi) è quello usato normalmente per portare avanti la ricerca scientifica. Esso è un procedimento induttivo e, secondo una diffusissima tradizione di pensiero, la scienza ricava le proprie leggi solo da osservazioni che si ripetono e queste sembrano assicurare la verificabilità della teoria. https://www.discorsivo.it/u/wp-content/uploads/2013/08/Metodo-Scientifico01-mini-1024x8891.jpg

Popper però ritiene non solo che le ripetizioni di un evento possano giustificare logicamente un asserto generale, ma ritiene anche che una teoria, anche se verificata dall'esperienza, non possa giungere ad affermare la verità. Questi pensieri si basano sulla credenza nell'assoluta infondatezza logica dell'induzione.

Il Sole sorge tutti i giorni. https://www.pixtury.com/photos/D7416CA56F1-1545853403582B2E8CA3BB4/1.jpg Questo non è stato forse stabilito, e giustificato come vero, da innumerevoli ripetizioni? Oppure consideriamo il successo di una medicina come l'aspirina. Non è stato stabilito mille volte che essa è di giovamento e, se presa in dosi moderate, assolutamente innocua? Io dico di no. Si può mostrare che l’assetto ce il Sole sorge tutti i giorni era stato originariamente stabilito, e inteso, nel senso che “dove vivo il Sole sorge tutti i giorni, e dovunque io sia stato, e in ogni luogo del quale io abbia sentito parlare, il Sole sorge tutti i giorni; dunque è ovvio che esso sorga ovunque tutti i giorni". Ma questa è una inferenza induttiva, e non vale: come sappiamo, ci sono molti luoghi sulla Terra- in Norvegia, in Svezia e in altre nazioni che si estendono oltre il Circolo polare- nei quali possiamo recarci facilmente e sperimentare il Sole di mezzanotte, o viceversa, giorni in cui il Sole non sorge affatto.[…] Per quanto riguarda l’effetto dell'aspirina, chi può dire che non sia possibile scoprire un giorno che l’aspirina ha seri effetti collaterali di un tipo che fino ad oggi non è mai nemmeno stato preso in considerazione (Popper, Congetture e confutazioni)

La stessa storia della scienza ci mostra come la scoperta scientifica non avvenga per induzione, ma attraverso la nascita di nuove idee ed intuizioni da sottoporre poi a controllo sperimentale. La teoria, perciò, precede l’osservazione: una teoria generale viene creata dalla mente, e le sue infinite conseguenze, osservabili solo in un secondo momento, vengono valutate in base ai fatti sperimentali. Questo vuol dire che la scoperta scientifica non avviene per via induttiva, ma deduttiva, ricavando da premesse e teorie generali affermazioni particolari, per esempio, quando Keplero formulò la sua teoria, non partì dalle osservazioni astronomiche di Tycho Brahe, ma dall'idea a priori dalla credenza nell'armonia delle orbite celesti come voleva il paradigma platonico-pitagorico al quale aderiva. https://gak.it/immagini/altri/Gak_logo_con_Sfondo.jpg

Se la scienza si deve basare su procedimenti logici universali, allora dovrà utilizzare inferenze di tipo deduttivo. Popper distinse le modalità storiche e psicologiche con cui arriviamo a conoscere le cose dalla validità di ciò che conosciamo.

Il contesto della scoperta è costituito dal modo e dalle circostanze in cui avviene l'elaborazione creativa e si riferiscono alla sfera psicologica dell'uomo. Il contesto della giustificazione, invece, è l’ambito della verifica delle supposizioni, ed è esclusivamente logico. Popper, esaminando il ruolo della mente umana nella scoperta, giunse a formulare il principio del carattere teorico degli enunciati osservativi. Lui critica l'osservativismo (teoria secondo la quale la mente umana sarebbe una tabula rasa), infatti nella mente sono impresse le tracce lasciate dall'evoluzione. Inoltre l’osservazione libera da qualsiasi aspettativa non esiste, in quanto la mente umana è continuamente carica di ipotesi, intuizioni attraverso le quali avviene la percezione della realtà.

Se il contesto della scoperta è separato da quello della giustificazione, cosa vuol dire “giustificare" una congettura scientifica? Non potendo verificare tutte le conseguenze possibili di una teoria, non si potrà mai affermare che una teoria scientifica sia “vera". Per questo motivo, Popper fonda la teoria del falsificazionismo, secondo la quale una teoria non sarà mai davvero fondata se ha riscontrato delle conferme empiriche, ma sarà confutata se un fatto empirico la invalida, quindi “un sistema empirico per essere scientifico deve poter essere confutato dall'esperienza". https://slideplayer.it/slide/3033668/11/images/33/PRINCIPIO+DI+FALSIFICAZIONE.jpg

Il fatto che non si possa esser certi della verità di una teoria, però, non significa che non esista una verità oggettiva. La scienza aspira alla verità, ma solo “raramente, o mai possiamo essere del tutto certi de averla raggiuta". L'obiettivo della scienza, quindi, non è la certezza, ma la verità, dalla quale possiamo solo approssimarsi. In questa approssimazione alla verità consiste il progresso della scienza.

Non potendo verificare una teoria scientifica, noi possiamo solo stabilire il suo grado di verosimiglianza, che si basa su un preciso criterio di controllo:

Questo criterio […] è assolutamente semplice e intuitivo. Esso stabilisce che è preferibile la teoria che asserisce di più, cioè che contiene la maggior quantità di informazione o contenuto empirico; che è logicamente più forte, che ha il maggior potere di spiegazione e di previsione e che può pertanto essere controllata più severamente, mettendo a confronto i fatti previsti con le osservazioni. In breve, preferiamo una teoria più interessante, audace, e informativa in grado elevato, ad una teoria banale. È possibile mostrare che tutte queste proprietà, che riteniamo desiderabili in una teoria, equivalgono ad un’unica e medesima caratteristica: un maggior grado di contenuto empirico, o di controllabilità. (Popper, Congetture e confutazioni)

Il maggior grado di contenuto empirico, quindi, col fatto che la teoria preferita ponga nuovi problemi, invece che risolvere quelli della teoria precedente, aumentando le possibilità di confutazione. Perciò Popper delinea una scienza che si auto-trasforma continuamente, che non parte da verità e che parte da problemi per arrivare non a certezze, ma a nuovi problemi.

Il principio di falsificazione può costituire il criterio di demarcazione tra asserzioni scientifiche e asserzioni non-scientifiche, tra scienza e non-scienza. In quanto tutte le teorie che non sono confutabili per mezzo di controlli empirici non potranno essere definite scienze, quelle che per la loro genericità o elasticità o per la capacità di inventare sotto teorie ad hoc non offrono mai assunti la cui falsificazione invalida tutta la teoria cui appartengono. Al contrario, saranno vere scienze quelle che offrono assunti di questo tipo. Dire che un passero non è scientifico, però, non significa che non abbia senso. A dimostrazione di questo, Popper rivaluta il ruolo della metafisica, in quanto pone problemi molto interessanti e fecondi, anche se non è falsificabile. La stessa storia della scienza mostra che molte teorie scientifiche siano state inizialmente formulate nell’ambito della metafisica e siano poi state trasformate in teorie falsificabili empiricamente.

Popper ritiene che le speculazioni scientifiche siano indispensabili per trovare teorie scientifiche esplicative.

Popper, inoltre, annovera tra le teorie non scientifiche anche due dottrine che cambiavano allo status di scienze: il marxismo e la psicoanalisi, in quanto entrambe cercano solo facili conferme e evitano ogni tipo di confutazione. La psicoanalisi sarebbe perfino strutturalmente inconfutabile, perché se qualcuno non la riconoscesse le sue tesi, essa risponderebbe che sta reprimendo qualcosa, e questo porterebbe automaticamente a una conferma di tutto il sistema. Invece il marxismo era davvero una teoria scientifica con conseguenze sperimentalmente verificabili, ma è stata falsificata dalla Rivoluzione russa.

L'io, il mondo e il rapporto mente corpo

La filosofia di Popper si può definire di tipo obiettivistico-realistico, orientamento accertabile anche nell’interpretazione dei fatti. Il fatto è un dato “non-linguistico, è un fatto del mondo reale". Le cose quindi hanno una loro consistenza e un loro senso reale indipendentemente dal rapporto col soggetto umano: un libro, ad esempio, è tale anche se nessuno lo legge. La realtà non è considerata solo in sé per sé, ma è ritenuta l’unico banco di prova in grado di “lamentarci il fatto che le nostre idee possono essere errate. Ecco perché il realista ha ragione".

La tesi di Popper è che vi siano tre mondi in comunicazione tra loro, ove però nessuno dei tre può essere ridotto agli altri. In particolare vi è secondo il filosofo viennese un mondo della fisica cioè dei corpi, della materia (cervello compreso) separato dall’attività del pensiero; questa affermazione presuppone una tesi realista cioè ritiene che ciò che ci circonda esista indipendentemente dal soggetto e non possa essere in nessun modo frutto di mere impressioni come affermato da Hume. Parallelo al mondo della materia vi è per Popper il mondo delle esperienze cioè il mentale, costituito dalle sensazioni, dalle emozioni, dai pensieri e dai ricordi: 

  viviamo in un mondo di corpi fisici, e noi stessi abbiamo corpi fisici. Quando vi parlo, tuttavia, mi rivolgo non ai vostri corpi fisici, ma alle vostre menti. Quindi oltre al primo mondo, il mondo dei corpi fisici e dei loro stati fisici e fisiologici, che chiamerò ‘mondo 1’, sembra esista un secondo mondo, il mondo degli stati mentali, che chiamerò ‘mondo 2’. (Popper, La conoscenza ed il problema corpo-mente)

         Infine vi sarebbe il ‘mondo 3’ che comprenderebbe tutte le produzioni della mente che si trovano nel mondo, anche in senso fisico come oggetti, ma non potrebbero sussistere senza la mente che li ha concepiti, come ad esempio l’opera teatrale di Shakespeare o il motore a scoppio.  https://images.slideplayer.it/2/605069/slides/slide_3.jpg

Il ‘mondo 3’, che per Popper sorge con la capacità dell’uomo di articolare il linguaggio, non va confuso propriamente con il mondo delle ‘idee’ di Platone, infatti se è vero che esso comprende oggetti che una volta creati trascendono la singola mente che li ha prodotti (la teoria della relatività rimane valida anche dopo la morte di Einstein)  esso rimane un prodotto dell’uomo che non esisterebbe senza di esso, recuperando l’espressione dell’autore, è come il miele delle api o la tela del ragno, e come essi acquistano autonomia solo dopo essere stati prodotti. Il ‘mondo 3’ pertanto risulta essere effetto della del ‘mondo 2’ ma al contempo presente nel ‘mondo 1’, se l’umanità sparisse forse un essere extra terrestre troverebbe le piramidi e ciò grazie all’esistenza del ‘mondo 1’ che continuerebbe a contenere i prodotti ed i manufatti della nostra specie, così come è successo per i resti archeologici delle civiltà scomparse. Consegue da ciò che questo ultimo, il ‘mondo 3’ dimostra sia l’esistenza del mentale che del corporeo per Popper.

         Insieme a John Eccles, Popper propone anche una critica al materialismo in alcune delle sue versioni più note che possono essere utilizzate per spiegarne alcune posizioni ed alcune varianti, tenendo sempre in considerazione della non neutralità della posizione dei due autori che sostengono che negare l’esistenza del mentale non è meno assurdo del sostenere l’inesistenza della materia. Rispetto al materialismo o al così detto fisicalismo radicale (che comprende anche il comportamentismo), gli autori sostengono il fatto:

  che essi propongono una teoria (in quanto teoria), il loro stesso credervi, le loro parole, le loro argomentazioni, tutto insomma, sembra contraddirla. Per superare questa difficoltà il fisicalista radicale è costretto ad adottare il comportamentismo radicale e ad applicarlo a se stesso: la sua teoria, il suo credere in essa non è niente: soltanto l’espressione fisica in parole, e forse in argomenti – il suo comportamento verbale e gli stati disposizionali che lo conducono ad essa sono qualcosa. (Popper K., Eccles J., L’io e il suo cervello)

         Parafrasando è contraddittorio che coloro i quali vogliono negare l’esistenza del mentale, usino una teoria frutto dell’attività mentale per farlo, sarebbe come dimostrare l’inesistenza dell’acqua in virtù del fatto che essa è o vapore o ghiaccio.

         Gli autori negano anche il panpsichismo che una forma di monismo arcaico che vorrebbe l’esistenza già in ogni piccola forma di materia (dall’elettrone alla monade leibniziana) di una proto-coscienza. Bisogna osservare che la critica esposta a questa teoria si fonda principalmente sull’improbabilità della proposta stessa o come ha scritto nella sua opera Eccles sul negare che vi possa essere un’omogeneità universale dell’universo tale da giustificare tale ipotesi, considerando questa visione eccessivamente semplicistica.

La filosofia politica e della storia

La società aperta e i suoi nemici è stata l’opera che ha portato a Popper la notorietà presso un pubblico molto più vasto rispetto a quello tradizionale dei filosofi e a trasformarlo in uno dei filosofi più popolari del Novecento.

In opposizione all’idea di “società chiusa", in cui l’individuo è costretto a obbedire all’autorità e a subordinarsi alla collettività, la “società aperta", che è quella in cui viene esercitata una discussione razionale e una critica costruttiva migliorativa riguardo a chi detiene il potere e alle forme di organizzazione sociale, in base al requisito fondamentale dei cittadini: la libertà. https://slideplayer.it/slide/3033668/11/images/35/Popper%3A+la+societ%C3%A0+aperta.jpg

I valori della società aperta non vanno dati per scontati, perché possono affermarsi e vivere solo dove c’è una costante critica e autocritica del pensiero politico e dell’organizzazione sociale. È proprio questa apertura critica della razionalità politica il significato che Popper dà alla democrazia. Egli è consapevole che la democrazia non può mai essere migliore dei suoi membri e che è l’unico ordinamento in grado di difendere la libertà e la critica razionale. Popper rifiuta la democrazia come governo della maggioranza, poiché può anche governare tirannicamente, o governo del popolo, poiché cerca la legittimazione da parte di un élite che governa sugli altri. Per Popper nessuno può disporre delle vite altrui, e lo Stato deve solo amministrare e governare su legittimo mandato la società.

La democrazia è l’unica forma di governo che consenta l’applicazione delle riflessioni epistemologiche e degli strumenti metodologici della razionalità scientifica. Un sistema politico che eviti qualsiasi tentativo di critica e di falsificazione è un sistema pericoloso. È quindi importante che le leggi e le costituzioni siano concepite in modo da escludere deliberazioni legislative che possano incrinarle.

Popper applicò il suo razionalismo critico anche alla filosofia della storia, arrivando a una spietata critica allo storicismo, inteso come tendenza del pensiero filosofiche che pretende di cogliere un senso globale della storia e di prevederne e orientare il corso.

Gli storicismo sono usati dalle élite delle società chiuse come legittimazione ideologica del proprio potere. Già Platone delineava una società rigidamente classista e anti egualitaria. Hegel aveva giustificato la Prussia del suo tempo in base a una divinizzazione dello Stato come il momento storico in cui lo spirito arriva a piena coscienza della sua oggettività e necessita. Marx, invece, non aveva compreso che il suo sogno utopistico di portare un paradiso egualitario sulla Terra si sarebbe trasformato un inferno.

La presunzione di tutte le forme di storicismo ritiene che la società possa migliorare grazie a una pianificazione centrale, piuttosto che grazie alla libera iniziativa dei singoli. Questa ideologia è detta olismo, cioè l’idea che la società sia più della semplice somma dei suoi membri.

Popper propone un nuovo approccio, la “meccanica a spizzico", cioè riformista e gradualità. Questa è in grado di affrontare i singoli problemi, adeguando i mezzi agli obiettivi, e può far fronte alle sorprese che porta con sé lo sviluppo sociale. Perciò non si devono plasmare le persone che devono vivere in una società plasmata, ma dobbiamo adattare la società alle persone che ci devono vivere.

Popper è stato uno dei maggiori avversari di ogni forma di totalitarismo, fermo sostenitore della società liberale occidentale, che difese con una convinzione inusuale tra gli intellettuali durante l’epoca della Guerra fredda. Non è un caso che le sue opere politiche siano state ignorate a lungo, anche nel nostro paese.