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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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TEORIE DELL'APPRENDIMENTO

 La definizione classica di apprendimento ci dice che esso è quel processo psicologico che comporta una modifica più o meno durevole nel comportamento e nelle abilità dell’individuo in virtù dell’esperienza.

apprendimento = il processo psicologico che comporta una modificazione più o meno durevole nel comportamento e nelle abilità dell’individuo in virtù dell’esperienza.

I due macro modelli di apprendimento sono quello per associazione o osservazione e quello cognitivo: Il primo gruppo si basa prevalentemente sull’associazione tra stimoli e risposte ed eventualmente sull’imitazione di comportamenti sociali che vediamo essere rinforzati. In questo gruppo troviamo i comportamentisti e i teorici dell’apprendimento sociale. Il secondo gruppo si addentra dentro i processi mentali propriamente detti analizzando fenomeni quali la memoria, la percezione, l’organizzazione dei contenuti mentali, l’intuizione ed la tipologia di ragionamento adottato. In questo gruppo troviamo i cognitivisti, la gestalttheorie, la psicologia genetica, la prospettiva storico-culturale e le teorie sistemiche https://slideplayer.it/slide/803285/2/images/5/Il+cognitivismo+1950+COMPORTAMENTISMO+COGNITIVISMO.jpg

Modello per associazione o osservazione Modello cognitivo

Si basa prevalentemente sull’associazione tra stimoli e risposte ed eventualmente sull’imitazione di comportamenti sociali che vediamo essere rinforzati.

Comportamentisti e teorici dell’apprendimento sociale.

Si addentra dentro i processi mentali propriamente detti analizzando fenomeni quali la memoria, la percezione, l’organizzazione dei contenuti mentali, l’intuizione ed la tipologia di ragionamento adottato.

Cognitivisti, Gestalt, Psicologia genetica, Prospettiva storico-culturale e teorie sistemiche

 Il comportamentismo avvia le sue ricerche analizzando gli studi raccolti dalla scuola riflessologica di Ivan Pavlov (1849-1936) e Vladimir Michajlovič Bechterev (1857-1927) https://images.slideplayer.it/39/10861872/slides/slide_11.jpg

Pavlov nella sua teoria notò che le azioni degli animali e degli uomini presentavano un doppio aspetto. Il primo che tali azioni si manifestavano come reazione a situazioni e stimolazioni esterne. Il secondo che se la reazione è acquisita essa è legata a un apprendimento anteriore, e che essa stessa quando è seguita da una serie di conseguenze diviene un fattore d’apprendimento per il futuro. Dai suoi esperimenti Pavlov ricavò anche una serie di principi, i quali permettono di estendere a molte altre situazioni gli effetti dell’apprendimento per condizionamento classico, tali principi sono: il principio dell’estinzione e del recupero spontaneo, il principio di discriminazione e generalizzazione

Il modello di Pavlov prevede la comparsa di una risposta condizionata nel momento in cui il soggetto associa uno stimolo incondizionato ad uno stimo neutro, tale che all’apparire dello stimolo neutro (trasformatosi da quel momento in stimolo condizionato) segue la risposta condizionata. Questo tipo di apprendimento avviene talvolta in modo inconsapevole da parte del soggetto.

Condizionamento classico = è un tipo di condizionamento in cui uno stimolo neutro, associato a uno stimolo incondizionato, diviene capace di produrre lo stesso genere di risposta dello stimo incondizionato a cui è stato associato

Il condizionamento è caratterizato anche da alcuni fenomeni:

  1. il principio dell’estinzione
  2. il principio del recupero spontaneo
  3. il principio di discriminazione
  4. il principio di generalizzazione

Bechterev applicò i medesimi principi al condizionamento motorio https://1.bp.blogspot.com/-Bi9tytCtByY/WMVRJ04V5mI/AAAAAAAAAGo/96jIGnDRmyUr45wo9ElkMPFIfU90yaZlQCLcB/s1600/tabella_stimolo.jpg

Per lo psicologo John Broadus Watson (1878-1958) tutto sta nel programmare opportunamente l’ambiente per attenere un comportamento, l’educazione è figlia del condizionamento ambientale da cui segue sia il rifiuto totale dell’influenza di fattori innati nell’apprendimento sia il potere illimitato dell’educatore-ambiente. Nell’opera La psicologia dal punto di vista di un comportamentista viene riportato l’esperimento effettuato su un bambino di nove mesi di nome Albert abituato a giocare con un topolino bianco. Da un luogo nascosto Watson inizia, ogni volta che il bambino si avvicina al topo, ad emettere forti e fastidiosi rumori, così facendo progressivamente il bambino trasferisce la paura in presenza del rumore a paura in presenza del topo, fino ad aver paura di ogni animale o oggetto peloso, compresa la barba di babbo natale. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSjyuoPaVxM2UcioGnBh0teXpcs2M3itfNonlg5pBbT48x9uOvJ_Q&s

Datemi una dozzina di bambini sani e normali e consentitemi di organizzare a modo mio l’ambiente in cui educarli. Vi garantisco che potrei trasformare ognuno di loro in un qualsiasi tipo di specialista – dottore, avvocato, artista, commerciante, e, perché no? anche mendicante e ladro, indipendentemente dal loro talento, dalle loro inclinazioni, dalle loro tendenze, abilità e orientamenti e della razza dei genitori

L’apparente ingenuità del comportamentismo di Watson, come si può notare, implica delle conseguenze notevoli sul piano etico e morale.

Tale impostazione è stata fatta proprio anche dai neo-comportamentisti. Sotto questa dicitura troviamo il modello di apprendimento per prove ed errori di Edward Lee Thorndike (1874-1949), spesso denominato modello connessionista, il condizionamento strumentale di Donald Marquis (1908-1973) ed Ednest Hilgard (1904-2001) e il condizionamento operante di Burrhus Frederik Skinner (1904-1990)

Si ha un condizionamento operante quando un dato comportamento è reso più probabile dalle sue conseguenze.

Thorndike, in virtù degli esperimenti da lui effettuati attraverso le puzzle boxes, sostenne che l’apprendimento per prove ed errori si realizzava nello stabilire connessioni tra stimoli e risposte, da cui appunto il nome di connessionismo. Lo sviluppo di queste connessioni è normato da due leggi: la legge dell’effetto e la legge dell’esercizio. Quest’ultima afferma che con il ripetersi dell’esercizio si rafforza la connessione tra stimolo e risposta. La legge dell’effetto invece afferma che una connessione tra stimolo e risposta si rafforza quando è seguita da una situazione che crea soddisfacimento per l’organismo, al contrario diminuisce quando segue ad essa una situazione sgradevole.

legge dell’esercizio: con il ripetersi dell’esercizio si rafforza la connessione tra stimolo e risposta
legge dell’effetto: una connessione tra stimolo e risposta si rafforza quando è seguita da una situazione che crea soddisfacimento per l’organismo, al contrario diminuisce quando segue ad essa una situazione sgradevole.

È importante sottolineare che Thorndike notò come nell’applicare agli esseri umani queste leggi, mentre aumentava la portata dell’effetto che produceva soddisfacimento, perdeva invece di incidenza il verificarsi di effetti sgradevoli. Il che dimostrava perché l’uomo tenga in maggior considerazione gli effetti positivi rispetto a quelli negativi. http://messybeast.com/images/intelligence8.jpg

Con Skinner gli studi sul condizionamento raggiungono uno dei massimi livelli di sviluppo, e con essi lo stesso comportamentismo raggiunge la sua massima popolarità ed utilità in ambito didattico ed educativo. Skinner distingue i comportamenti appresi tramite condizionamento in comportamenti rispondenti ed operanti. I primo rappresentano le situazioni tipiche del condizionamento classico di Pavlov ove il comportamento è direttamente controllato dallo stimolo. Il concetto di comportamento operante, invece, serve a rilevare come l’agire del soggetto nell’ambiente è volto a determinare uno specifico effetto.

Il condizionamento operante si ottiene quando un comportamento è reso più probabile dalle sue conseguenze e tali conseguenze sono chiamate “rinforzi”

https://media.boingboing.net/wp-content/uploads/2015/12/164we01.jpg

 comportamento - R ⇒ rinforzatore - S+
rinforzo positivo fa ripetere il comportamento che lo produce
rinforzo negativo fa ripetere il comportamento che lo riduce o lo fa cessare
punizione è uno stimolo che tende ad eliminare il comportamento a cui segue

Sulla base di ciò egli formula la teoria del modellamento, su cui si basa anche la teoria dell’istruzione programmata. Il modellamento prevede la scomposizione di un comportamento complesso nella somma dei comportamenti semplici che lo compongono, fornendo opportunamente rinforzi negativi e positivi si può appunto insegnare comportamenti complessi fin’anche a modellare interamente la personalità di un individuo. Una prospettiva come questa si accorda in modo molto performante con una teoria computazionale del pensiero umano. Tuttavia ad oggi il contributo più rilevante rimane dalle così dette macchine per insegnare attraverso l’istruzione programmata, che consistono in semplici meccanismi capaci di porre domande, registrare i tempi di elaborazione delle risposte e rispondere attraverso dei feedback ogni volta che segue una risposta corretta. https://4.bp.blogspot.com/-orfw2LRcw30/W1dNGYtxQVI/AAAAAAAAANo/KT7NBZI4nWExmRtNMb-XTCQPCcVfkBQnACLcBGAs/s1600/Shaping.png

Modellamento = operazione con la quale un comportamento complesso è "scomposto" in una serie di azioni più semplici che vengono apprese progressivamente e in sequenza

Prima di passare al modello cognitivista di apprendimento, merita un breve accenno lo studio effettuato da Albert Bandura (1925) negli anni settanta. Pur In un diverso orizzonte egli estende i concetti della teoria del rinforzo nell’ambito della psicologia sociale, spiegando come i soggetti tendano ad imitare i loro simili in base a tre forme di rinforzo: l’autorinfozo, il rinforzo esterno e il rinforzo vicario. Questo modello di condizionamento sociale è definito comunemente apprendimento per osservazione. Legato ai modelli di condizionamento sopra esposti può essere inteso come completamento della interpretazione della psicologia comportamentista, anche se Bandura negli ultimi anni aderì al cognitivismo https://i.pinimg.com/736x/5a/42/9e/5a429eb52569d3ea87fac403033a1f9e--bobo-doll-experiment.jpg

Autorinforzo = deriva dal riuscire a imitare un azione con successo
Rinforzo esterno = il soggetto è spinto a compiere un azione perchè ottiene una ricompensa
Rinforzo vicario = il soggetto è spinto ad imitare i comportamenti dei soggetti che ricevono dei rinforzi

La nascita della prospettiva cognitivista nei processi di apprendimento 


L’apprendimento per cognizione è legato in modo stretto alla scuola cognitivista dello psicologo statunitense Ulric Neisser (1928-2012), tuttavia trova i suoi antecedenti negli esperimenti effettuati già negli anni ’30 da Edward Tolman (1886-1959). Prese tre gruppi di topi e li chiuse a turno in un labirinto (nominiamo per semplicità i gruppi con le lettere A, B e C), egli dispenso il rinforzo positivo ai membri del gruppo A ogni volta che completavano il labirinto, nessun rinforzo al gruppo B, e un rinforzo al gruppo C, ma solo dopo un certo numero di esercizi. Egli notò che come aveva previsto Skinner il gruppo A migliorava progressivamente, il gruppo B compiva miglioramenti modesti, ma cosa singolare il gruppo C che fino a che non aveva ricevuto rinforzi non era progredito, improvvisamente all’ottenimento del rinforzo raggiungeva immediatamente i livelli del gruppo A. Da ciò Tolman dedusse che l’apprendimento non era legato solo alla semplice associazione stimolo-risposta, il gruppo infatti C andava in contro ad un apprendimento comunque durante le prove non rinforzate, anche se esso si manifestava solo dopo il sopraggiungere del rinforzo (per questo motivo fu denominato apprendimento latente. https://i2.wp.com/gabriellagiudici.it/wp-content/uploads/2019/07/lab-Tolman.jpg?resize=381%2C286&ssl=1

Si differenzia dai comportamentisti perchè ritiene che l'apprendimento non non avviene casualmente ma solo se il sogetto è guidato da uno scopo
L'insime degli indizi ambientali memorizzati costituisce una mappa cognitiva

Questi esperimenti aprirono la strada alla spiegazione cognitivista dell’apprendimento, attraverso la messa in evidenza di come vi fossero in gioco molti più aspetti della relazione tra stimolo e risposta, per questo giustamente collocato tra i precursori del cognitivismo da Luciano Mecacci (1946).

    Il primo ad ipotizzare che nella mente umana vi fosse una sorta di elaboratore di informazioni fu Kenneth Craik (1914-1945) il quale ipotizzo che i processi di pensiero potessero essere concepiti come manipolazione di simboli. A lui si sono rifatti nello specifico gli elaboratori del modello del TOTE come George Armitage Miller (1920-2012). Il modello TOTE (test-operate-test-exit), anche definito piano di comportamento, si basa sul concetto di feedback ed è composto da quattro fasi. Nella prima fase si verifica che le condizioni permettano il raggiungimento degli obiettivi (ad esempio se intendo aprire la porta controllo di avere la chiave in tasca); la seconda fase corrisponde all’operazione da compiere (per esempio aprire la porta con la maniglia, oppure andare a prendere la chiave se ci si accorge di non averla in tasca); nella terza fase si verifica se effettivamente gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti (se ho la chiave, giro la maniglia e vedo se la porta si apre); la quarta è l’uscita cioè si valuta se il risultato è stato ottenuto, in caso contrario il processo è da ripetere risolvendo gli altri eventuali ostacoli (la porta si è aperta posso passare, oppure la serratura scatta la maniglia gira, ma la porta non può aprirsi perché è inserito il chiavistello, in questo caso ricomincio dalla fase uno) Secondo Miller l’apprendimento non è altro che un continuo ripetersi, in modo sempre più preciso e performante, del modello del TOTE alle problematiche che ci vengono poste dall’ambiente con la conseguente ristrutturazione del processo di fronte a diverse variabili (rispetto all’esempio sopra esposto, capire che vi sono alcune porte che hanno anche il chiavistello oltre alla serratura ed imparare ad aprirle, per un bambino è tutto una scoperta!). https://www.researchgate.net/profile/Louise_Reid5/publication/281782864/figure/fig1/AS:391755951296518@1470413305455/TOTE-Model-Miller-et-al-1960-26.png

Test si controlla se il chiodo è perpendicolare alla parete diversamente si torna al processo precedente
Operete si colpisce il chiodo azione
Test si controlla se si è fissato diversamente si torna al processo precedente
Exit si passa all'azione successiva si passa al processo che segue

Come già ricordato il punto di vista del cognitivismo prende le mosse dall’opera Cognitive Psicology di Neisser, che raccoglie gli studi di un decennio costruendo il perimetro entro il quale si muove il cognitivismo. In questa opera è anche enunciato il paradigma del human information processing abbreviato modello HIP, che vede appunto l’uomo come un elaboratore seriale di informazioni. Secondo Neisser l’apprendimento avviene per mezzo di schemi che sono costrutti mentali attraverso i quali vengono mediate le nuove esperienze sulla base di quelle precedenti. Al contempo lo schema è passibile di modifiche qualora le nuove informazioni lo richiedono, il classico esempio è il bambino che ha costruito lo schema di riccio di castagna e quando al mare si trova davanti ad un riccio da principiò applica lo schema già presente poi rendendosi conto che il riccio di mare è un essere vivente a differenza di quello delle castagne, modifica i suo schema. http://www.andreaminini.org/data/andreamininiorg/modello-cognitivista-psicologia-andreaminini.gif

La mente umana come il computer acquisisce e classifica le informazioni (imput), recupera altri dati immagazzinati nella memoria e, mediante programmi specifici, valuta gli imput trasformandoli in decisioni riguradanti l'azione futura (output)

Questo modello si ispira direttamente alla concezione di apprendimento e di intelligenza che parallelamente fu sviluppata da Jean Piaget (1896-1980). Come si può notare, infatti, vi è un’analogia stretta con il modello piagetiano di adattamento prodotto dai processi di assimilazione ed accomodamento, che portano ad una nuova organizzazione degli schemi mentali.

L'Inteligenza è un processo di adattamento attraverso:

L'assimilazione:

processo attraverso il quale abbiamoe sperienza del mondo esterno per mezzo di schemi o concetti già in nostro possesso

L'accomodamento:

è la modificazione degli schemi, dei concetti, in base a nuove esperienze che forniscono nuove informazioni

L'adattamento è un equilibrio tra assimilazione e accomodamento

L'organnizazione mentale è la struttura assunta dalle diverse strategie di adattamento l'evolversi di esse rappresenta lo sviluppo mentale

Ampio spazio nella teoria cognitivista è occupato dagli studi sulla rappresentazione ed i processi di categorizzazione. Tra i vari approcci quello che ha avuto maggior rilievo sulle teorie dell’apprendimento è quello di Jerome Bruner (1915-2016). Egli, infatti, ritiene che l’elemento fondamentale per la codifica e l’elaborazione dell’informazione sia appunto la rappresentazione intesa come capacità di riprodurre nella mente le esperienze avute tramite l’azione e la percezione. La rappresentazione per Bruner si avvale di tre sistemi rappresentativi: la rappresentazione esecutiva, la rappresentazione iconica, la rappresentazione simbolica. La prima, che è la prima che viene acquisita, ci consente di elaborare le azioni concrete e le attività pratiche realmente svolte (es. un bambino sa eseguire l’andare a piedi a casa della zia). La seconda, che compare nel primo anno di età, permette di immaginare le cose indipendentemente dalle azioni svolte (es. un bambino sa disegnare il percorso che deve svolgere se vuole andare nella casa della zia). La terza, l’ultima che viene acquisita, permette la rappresentazione di cose e azioni attraverso un sistema simbolico, in particolar modo il linguaggio verbale.

la rappresentazione esecutiva = ci consente di elaborare le azioni concrete e le attività pratiche
la rappresentazione iconica = permette di immaginare le cose indipendentemente dalle azioni svolte
la rappresentazione simbolica = permette la rappresentazione di cose e azioni attraverso un sistema simbolico, in particolar modo il linguaggio verbale
Le tre rappresentazioni cooperano per tutta la vita

Le tre rappresentazioni cooperano per tutta la vita, se pur con una diversa importanza a seconda della fase di sviluppo. Bruner si dedica in modo specifico ad analizzare come avviene l’apprendimento dei codici simbolici e dei concetti (cioè i nomi che indica un insieme di elementi che possiedono le medesimi proprietà). http://www.rivistadidattica.com/images/rappresentazioneVerbalizzazione.jpg

Secondo Bruner, come per Neisser, vi è un processo di categorizzazione che permette la formazione e precisazione dei soggetti. Le categorie vengono dedotte dall’ambiente, ma non sono rigide, esse possono essere applicate direttamente nei processi percettivi, ma possono essere utilizzate anche nei processi inferenziali e di previsione degli avvenimenti. Le categorie permettono di costruire concetti capaci di organizzare in modo gerarchico la realtà: dal generale al particolare (es. dal concetto di essere a quello di particolare gruppo di esseri come “i cani”) ma anche dal particolare al generale (es preso atto che sia i cani e i gatti si trovano nelle case, si costruisce la categoria di “animale domestico”). https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f3/Generalization_process_using_trees_PNG_version.png

La teoria classica dei concetti trova le sue origini nella filosofia greca
I concetti raggruppano oggetti ed eventi dell'eperienza in base a qualità e a relazioni
Le categorie concettuali sono utilizzate grazie a dei prototipi che ci permettono di costruire degli schemi che rendono legittima la nostra opera di concettualizzazione

Da queste considerazioni Bruner propone che la scuola dedichi maggior attenzione all’apprendimento delle strutture concettuali che permettono di ordinare e organizzare il sapere. Le informazioni non possono essere realmente acquisite se si fa leva solo sulla memoria, ma devono acquisire senso in quanto parte di strutture ove contano le relazioni tra i diversi elementi (es. se non si acquisisce la valenza strutturale del concetto di “territorio” lo studio di una qualunque località o ambiente risulta essere solo un esercizio memonico).

  Anche se non vi sono opere dichiaratamente pedagogiche, prodotte dal gruppo originario della scuola di Berlino, sono presenti nei lavori dei gestaltisti numerosi passaggi che riguardano l’apprendimento e l’educazione. Il primo assunto è quello dell’isomorfismo tra i fenomeni della percezione e dell’apprendimento e le strutture materiali, fisiologiche che li producono. Possiamo quindi aggiungere che con il principio dell’isomorfismo, e non solo con esso, si afferma che la coscienza non è scomponibile, intendendo per coscienza l’atto, l’intenzione che ci porta a “cogliere” un fatto. Il sistema nervoso centrale si comporta come una unità relazionale.

Per quanto riguarda il pensiero e la cognizione questi studiosi rifiutano totalmente l’impostazione associazionista dei comportamentisti, alla quale è contrapposta l’idea che l’intelligenza agisce attraverso dei processi di strutturazione e ristrutturazione degli elementi in campo, quindi non per imitazione, ma per produzione che scaturisce dalla capacità di intuire nuove relazioni tra gli elementi a disposizione.

Principio dell'isomorfismo tra i fenomeni della percezione e dell’apprendimento e le strutture materiali, fisiologiche che li producono.
Il sistema nervoso centrale si comporta come una unità relazionale.
l’intelligenza agisce attraverso dei processi di strutturazione e ristrutturazione degli elementi in campo, quindi non per imitazione, ma per produzione che scaturisce dalla capacità di intuire nuove relazioni tra gli elementi a disposizione

Va poi ricordato il ruolo svolto dagli studi di Kurt Lewin (1890-1947) sul concetto di campo, che riguarda il rapporto tra individuo e situazione ed individuo e gruppo. Studi che non riguardano solo analisi interne alla psicologia sociale, ma che riguardano anche aspetti connessi al lavoro di gruppo e alle pratiche educative

La Gestalt non si occupano esclusivamente di percezione, ma essa è l’attività esperienziale che meglio si presta a dimostrare le tesi sostenute dalla Gestalttheorie Il fatto di utilizzare la percezione e le sue leggi per dimostrare l’organizzazione della coscienza e dell’intelligenza, nonché del rapporto mente-mondo è tutt’altro che una banalità. Le altre leggi classiche della percezione visiva sono: legge di vicinanza; legge di chiusura; legge di somiglianza; legge del destino comune; legge di continuità di direzione; legge di pregnanza (o buona forma); legge dell’esperienza passata; le costanze percettive. http://www.tinker-entertainment.com/sitavriend/wp-content/uploads/2017/08/xillustrations.jpg.pagespeed.ic_.9pxvUuQlA7.jpg

La percezione e le sue leggi ci mostrano l’organizzazione della coscienza e dell’intelligenza, nonché il rapporto mente-mondo ovverlo i processi di apprendimento

Gli studi di Wolfgang Kölher (1887-1967) sul Einsicht, comunemente tradotti con il termine inglese insight, ci consentono di creare il ponte tra percezione e intenzione, intenzione e comprensione. Letteralmente il termine significa “vedere dentro” (la traduzione italiana intuizione non è preferibile perché si presta ad ambiguità a causa dei suoi molteplici significati). Con tale termine Köhler intende l’atto che ci consente di afferrare gli elementi di un ambiente e anticipare una possibile nuova struttura senza che vi sia una conoscenza per associazione o imitazione, né un apprendimento per prove ed errori

Il fenomeno dell’insight diventa un elemento fondamentale per descrivere il pensiero produttivo per Köhler, Max Wertheimer (1880-1943) e gli altri gestaltisti, in particolare per spiegare la differenza tra una soluzione intelligente ed una raggiunta per prove ed errori. Scrive Gaetano Kanizsa (1913-1993) in proposito: «in un genuino processo di pensiero produttivo si ha un insight ogni volta che tra i dati a disposizione viene enucleata e afferrata una relazione [o più di una] decisiva ai fini della soluzione». http://non-aevaluating.ucoz.org/_pu/0/06737648.jpg

Insight (“vedere dentro”)= l’atto che ci consente di afferrare gli elementi di un ambiente e anticipare una possibile nuova struttura senza che vi sia una conoscenza per associazione o imitazione, né un apprendimento per prove ed errori
obbiettivo spiegare la differenza tra una soluzione intelligente ed una raggiunta per prove ed errori o imitazione che non prevede la compresine del fenomeno
Scrive Kanizsa in proposito: «in un genuino processo di pensiero produttivo si ha un insight ogni volta che tra i dati a disposizione viene enucleata e afferrata una relazione [o più di una] decisiva ai fini della soluzione».

Lo sforzo di Wertheimer, e dei gestaltisti, è stato quello d’individuare i processi che rendono più facilmente possibile la ristrutturazione del pensiero, le leggi che ne sono alla base e le situazioni che li favoriscono. Il nesso tra percezione e pensiero produttivo da un lato e processi di apprendimento dall’altro è abbastanza evidente, anche se non ha trovato molto spazio nelle ricerche dei pedagogisti italiani. Gli psicologi della Gestalt considerano la memoria, o meglio i suoi contenuti, come inscindibili dalla facoltà organizzatrice del soggetto: un soggetto costruttore la cui memoria è determinata nello studio, come nel quotidiano, dagli stessi principi che regolano la percezione. http://macosa.dima.unige.it/didmat/wert/fig2.gif

Nel 1991 è uscito il testo di Gaetano Kanizsa Vedere e pensare in cui l’autore espone la sua teoria a proposito della diversità che sussiste tra la logica del pensiero e quella della percezione, manifestando come quest’ultima sia disciplinata da specifiche leggi. L’autore si sofferma sulle diverse posizioni in merito alla continuità o meno tra percezione e operazioni intellettive. A differenza dei cognitivisti i gestaltisti si fanno promotori di un immagine unitaria della vita psichica, sostenendo che le leggi percettive incidono sulle modalità di organizzazione del pensiero

il pensiero produttivo crea una soluzione nuova attraverso una riorganizzazione percettiva e cognitiva della situazione data
il pensiero riproduttivo per risolvere problemi utilizza regole già acquisite che applica meccanicamente

Di recente Morris Eagle e Jerome Wakefield hanno sostenuto che l’isomorfismo gestaltico va inteso come un’ipotesi anticipatoria rispetto alla scoperta dei neuroni specchio.

Wakefield, Jerome; C. Eagle, Morris N., La psicologia della Gestalt e la scoperta dei neuroni specchio, 2011 - Franco Angeli

Questa tesi molto forte, da prendere con prudenza, è sostenuta dagli autori sulla base del fenomeno detto “isomorfismo esterno” o “interpersonale” che permette agli individui tramite la percezione di comprendere gli stati emotivi degli altri producendo appunto l’attivazione dei neuroni. https://www.fondazionepatriziopaoletti.org/uploads/pagine/14bbf25db7aebf.jpg

Wolfgang Metzger (1899-1979) in Psychologie in der Erziehung (Psicologia per l’educazione) nel 1976 richiama l’attenzione sul concetto di pensiero che va distinto in almeno tre possibili interpretazioni: quello algoritmico che consente la risoluzione del problema attraverso formule note, che però non produce di per sé nuova scienza o comprensione di un fenomeno (non a caso questo tipo di “pensiero” può essere prodotto da un’intelligenza artificiale); quello per prove ed errori tipico dell’associazionismo (e degli animali) che tuttavia produce risultati in tempi lunghi e talvolta a costi altissimi (senza scomodare la presunta, e poi smentita, morte di Tommaso Masini lanciatosi con la macchina di Leonardo dal monte Ceceri, non sfugge che procedendo per prove ed errori o solo per caso il tempo dell’evoluzione scientifica sarebbe lievitato notevolmente); ed infine il pensiero produttivo che riesce a cogliere il senso delle strutture generate dalla ristrutturazione degli elementi presenti nel campo sia esso visivo o semplicemente mentale, il che però presuppone una non linearità del pensiero ed al contempo un mondo capace di organizzazione e struttura.

Tre forme di pensiero:

  1. algoritmico che consente la risoluzione del problema attraverso formule note, che però non produce di per sé nuova scienza o comprensione di un fenomeno
  2. per prove ed errori tipico dell’associazionismo che tuttavia produce risultati in tempi lunghi e talvolta a costi altissimi 
  3. pensiero produttivo che riesce a cogliere il senso delle strutture generate dalla ristrutturazione degli elementi presenti nel campo sia esso visivo o semplicemente mentale, il che però presuppone una non linearità del pensiero ed al contempo un mondo capace di organizzazione e struttura.
Più l’insegnamento è ripetitivo e mono-prospettico più sorgono processi di “meccanizzazione” che risultano d’impedimento nella soluzione di nuovi problemi impedendo il sorgere del pensiero produttivo

Per quello che riguarda la scuola e l’insegnamento, la prevalenza dei primi due produce fissità, che a ragion veduta, sonos state definite da Metzger stupidità da assuefazione, più l’insegnamento è ripetitivo e mono-prospettico più sorgono processi di “meccanizzazione” che risultano d’impedimento nella soluzione di nuovi problemi.

https://www.giorgiofranzosipsicologo.com/uploads/6/2/8/5/62850069/9-punti-problema.png

http://www.giorgiofranzosipsicologo.com/uploads/6/2/8/5/62850069/9-punti-soluzione_orig.png

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https://4.bp.blogspot.com/--HgoRt62PzA/WpbxAaSUxLI/AAAAAAAABjY/fx5Jrd7TIeob-znBiLuiSFC8aO3D4hFUQCLcBGAs/s640/Fiammiferi_2_soluzione.png

Le fissità funzionali sorgono quando abbiamo la tendenza a percepire un oggetto soltanto in rapporto al suo uso prevalente

Nel solco lasciato dagli studi di Wertheimer si inseriscono quelli di Karl Duncker (1903-1940) che si rivolgono non più al risultato finale del pensiero produttivo, ma al processo che lo precede e lo guida. Duncker si concentra nei suoi esperimenti sulla costruzione di protocolli analizzando l’albero genealogico che porta alla soluzione del problema, ovvero i diversi passaggi positivi o negativi che precedono l’atto finale che porta alla soluzione.

Quest’attenzione rende il contributo dell’autore ancora più importante, ed attuale, all’interno delle teorie dell’educazione; Duncker è considerato, insieme a Otto Selz, il precursore della teoria dell’Information processing attraverso lo studio e le ricerche sul problem solving https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d6/Genimage.jpg/300px-Genimage.jpg . Duncker pone l’accento sui diversi passaggi che, a differenza del procedimento per prove ed errori, portano sempre ad una ristrutturazione del problema originario, citando l’autore: «la forma finale di una soluzione è raggiunta in genere attraverso fasi intermedie, ciascuna delle quali possiede retrospettivamente il carattere di una soluzione e, in prospettiva, il carattere di un problema».

Ogni ricerca di soluzione del problema va dunque visto non come un singolo atto, ma come una serie di fasi intermedie in cui si susseguono processi di ristrutturazione che costituisco appunto l’albero genealogico, un albero ove, come ci ricorda Luciano Mecacci, talvolta «alcuni rami portano ad un vicolo cieco, mentre altri portano alla soluzione del problema»

Il contributo di George Katona (1901-1981) alla teoria della Gestalt è ancora più esplicito per quanto riguarda l’utilità didattica. L’opera di Katona Organizing and memorizing (Memoria e organizzazione) ci presenta il ruolo che svolge l’organizzazione delle conoscenze e il contesto, e la scoperta dei principi che regolano l’organizzazione come elementi fondamentali per ricordare le conoscenze apprese e favorire l’apprendimento successivo

Se il materiale da ricordare è strutturato mediante un principio organizzativo esso viene imparato più rapidamente e durevolmente
Si ha un apprendimento per comprensione quando i soggetti ricordano non solo le soluzioni ma anche il principio su cui si fonda il problema, cioè le qualità d'insieme. L'apprendimento per comprensione facilità l'apprendimento successivo.

 

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