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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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Inizialmente considerati come nevrosi del carattere o come disturbi al limite tra nevrosi e la psicosi (da cui la denominazione borderline, letteralmente “che si trova al confine o limite”) queste patologie trovano una classificazione indipendente nel manuale diagnostico dei disturbi mentali.

Un disturbo di personalità rappresenta un modello d’esperienza interiore e di un comportamento che devia marcatamente rispetto alla cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina un disagio.

La caratteristica principale di queste patologie non è costitutiva dai sintomi. In determinate fasi manifestazioni sintomatiche possono essere presenti ed essere particolarmente intense, tuttavia è il modo d’essere della persona la caratteristica più rilevante del disturbo della personalità.

Tale modo d’essere spesso pregiudica l’andamento sociale. Inoltre spesso il soggetto che ne soffre si trova bene in quella condizione e non riconosce di avere un disturbo, tale condizione è definita egosintonico, e ciò è ulteriormente problematico perché in assenza di manifestazioni devianti o di palese sofferenza anche gli altri tendono ad accettare il comportamento del soggetto.

 

Disturbo Paranoide di Personalità

 

 Caratteristiche diagnostiche

La caratteristica essenziale del Disturbo Paranoide di Personalità è un quadro pervasivo di sfiducia e sospettosità, tanto che le motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole. Questo quadro compare nella prima età adulta, ed è presente in una varietà di contesti.

Gli individui con questo disturbo presumono che gli altri li sfruttino, li danneggino o li ingannino, anche quando non vi sono prove che supportino queste aspettative (Criterio A1). Sospettano, sulla base di prove insignificanti o inesistenti, che gli altri complottino contro di loro e possano attaccarli improvvisamente, in ogni momento e senza alcuna ragione. Spesso sentono di essere stati profondamente ed irreversibilmente ingiuriati da un’altra persona o da persone anche quando non vi sono prove oggettive di ciò. Dubitano, senza una giustificazione, della lealtà e della affidabilità di amici o colleghi, le cui azioni vengono esaminate minuziosamente per evidenziare intenzioni ostili (Criterio A2). Ogni deviazione percepita dalla affidabilità e lealtà serve a supportare le loro supposizioni. Sono talmente stupiti quando un amico o un collega si mostra leale che non possono fidarsi o credergli. Se si trovano nei guai, si aspettano che gli amici e i colleghi li attaccheranno o ignoreranno i loro problemi.

Gli individui con questo disturbo sono riluttanti a confidarsi o a entrare in intimità con gli altri, poiché temono che le informazioni vengano usate contro di loro (Criterio A3). Possono rifiutare di rispondere a domande personali, dicendo che l’informazione non è “affar di nessuno”. Leggono significati nascosti umilianti e minacciosi in rimproveri o altri fatti benevoli (Criterio A4). Per esempio, un individuo con questo disturbo può malinterpretare un onesto errore da parte di un commesso di un negozio come un tentativo deliberato di imbroglio, o può vedere un rimprovero scherzoso casuale da parte di un collaboratore come un grave attacco. I complimenti vengono spesso malinterpretati (per es., un complimento su un nuovo acquisto viene malinterpretato come una critica per il proprio egoismo; un complimento su un talento viene malinterpretato come un tentativo di costringere a prestazioni maggiori e migliori). Possono vedere un’offerta di aiuto come critica al fatto che non stanno facendo abbastanza bene da soli.

Gli individui con questo disturbo provano costantemente del risentimento, e sono incapaci di dimenticare insulti, offese, o ingiurie che pensano di avere ricevuto (Criterio A5). Piccole offese evocano grande ostilità, e i sentimenti ostili persistono per molto tempo. Poiché sono costantemente attenti alle intenzioni nocive degli altri, spesso sentono di essere stati attaccati nel ruolo o nella reputazione, o di essere stati offesi in qualche altro modo. Contrattaccano rapidamente, e reagiscono con rabbia agli insulti percepiti (Criterio A6). Gli individui con questo disturbo possono essere gelosi in modo patologico, spesso sospettano che il coniuge o il partner sessuale sia infedele senza una giustificazione adeguata (Criterio A7). Possono raccogliere “prove” banali o circostanziate per supportare le loro convinzioni di gelosia. Possono pretendere di mantenere un controllo completo delle relazioni intime per evitare di essere traditi, e possono costantemente mettere in discussione e in dubbio i luoghi in cui si trova, le azioni, le intenzioni, e la fedeltà del coniuge o partner.

Manifestazioni e disturbi associati

Gli individui con il Disturbo Paranoide di Personalità hanno difficoltà ad andare d’accordo con gli altri, e spesso hanno problemi nelle relazioni strette. La loro eccessiva sospettosità e ostilità possono essere espresse con una chiara polemica, con lamentele ricorrenti, o con un riserbo quieto, apparentemente ostile. Per il loro atteggiamento ipervigile nei confronti di minacce potenziali, possono agire in modo guardingo, misterioso o tortuoso, ed apparire “freddi” e privi di sentimenti teneri. Sebbene possano sembrare obbiettivi, razionali e privi di emotività, più spesso mostrano una gamma di affetti labile, con predominanza di espressioni di ostilità, testardaggine e sarcasmo. La loro natura aggressiva e sospettosa può suscitare negli altri una risposta ostile, che serve a confermare le loro aspettative originarie.

Poiché gli individui con il Disturbo Paranoide di Personalità non hanno fiducia negli altri, essi hanno un’eccessiva necessità di essere autosufficienti e un forte senso dell’autonomia. Possono incolpare gli altri delle proprie manchevolezze. Per la rapidità a contrattaccare in risposta alle minacce che percepiscono intorno a loro, possono essere litigiosi ed essere frequentemente coinvolti in dispute legali. Gli individui con questo disturbo ricercano una conferma delle nozioni negative preconcette a proposito di persone o situazioni con cui vengono in contatto, attribuendo agli altri motivazioni malevole che sono proiezioni delle proprie paure. Possono mostrare fantasie grandiose irrealistiche sottilmente nascoste, spesso si impegnano in argomentazioni di potere e rango, e tendono a elaborare stereotipi negativi degli altri, particolarmente di coloro che appartengono a gruppi di popolazione distinti dal proprio. Attratti da concezioni semplicistiche del mondo, sono spesso cauti nelle situazioni ambigue. Possono essere percepiti come “fanatici”, e fondare “culti” o gruppi strettamente aggregati con altri che condividono i loro sistemi di convinzioni paranoidi.

Il Disturbo Paranoide di Personalità può manifestarsi inizialmente, nella fanciullezza e adolescenza, con tendenza alla solitudine, scarse relazioni con i coetanei, ansia sociale, scarsi risultati scolastici, ipersensibilità, pensieri e linguaggio peculiari, e fantasie idiosincrasiche. Questi bambini possono apparire “strani” o “eccentrici”, e attirare derisione. Nei campioni clinici questo disturbo sembra essere più comunemente diagnosticato nei maschi.

Prevalenza

È stata riportata una prevalenza del Disturbo Paranoide di Personalità nella popolazione generale dello 0,5-2,5%, negli ambienti psichiatrici di ricovero del 10-30%, e tra i pazienti esterni delle cliniche per malattie mentali del 2-10%.

Disturbo Schizoide di Personalità

Caratteristiche diagnostiche

Le caratteristiche essenziali del Disturbo Schizoide di Personalità sono una modalità pervasiva di distacco dalle relazioni sociali e una gamma ristretta di esperienze e di espressioni emotive nei contesti interpersonali. Questa modalità inizia nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti.

Gli individui con Disturbo Schizoide di Personalità sembrano non desiderare l’intimità, appaiono indifferenti alle opportunità di stabilire relazioni strette, e non sembrano trarre molta soddisfazione dal far parte di una famiglia o di un altro gruppo sociale (Criterio A1). Preferiscono passare il tempo da soli piuttosto che stare con altre persone. Spesso appaiono socialmente isolati o “solitari”, e quasi sempre scelgono attività o passatempi solitari che non implicano l’interazione con gli altri (Criterio A2). Preferiscono compiti meccanici o astratti, come giochi al computer o matematici. Possono avere poco interesse nell’avere esperienze sessuali con un’altra persona (Criterio A3) e provano piacere in poche o nessuna attività (Criterio A4). Vi è di solito una ridotta capacità di provare piacere per esperienze sensoriali, fisiche o interpersonali, come camminare sulla spiaggia al tramonto o fare sesso. Questi individui non hanno amici stretti o confidenti, eccetto talora un parente di primo grado (Criterio A5).

Gli individui con Disturbo Schizoide di Personalità spesso sembrano indifferenti all’approvazione o alle critiche degli altri, e non sembrano essere preoccupati da ciò che gli altri possono pensare di loro (Criterio A6). Possono essere ignari delle sottigliezze dell’interazione sociale, e spesso non rispondono appropriatamente alle condotte sociali cosicché sembrano socialmente inetti o superficiali e assorbiti da se stessi. Possono mostrare un aspetto mite senza reattività emotiva visibile, e raramente ricambiano gesti o espressioni del volto, come sorrisi o cenni del capo (Criterio A7). Affermano di provare raramente forti emozioni come rabbia e gioia. Spesso mostrano un’affettività ristretta, ed appaiono freddi e distaccati. Comunque, in circostanze molto insolite, in cui questi individui si trovino almeno temporaneamente a proprio agio nel rivelare se stessi, possono riconoscere di avere sentimenti dolorosi, particolarmente legati alle interazioni sociali.

Manifestazioni e disturbi associati

Gli individui con Disturbo Schizoide di Personalità possono avere una particolare difficoltà nell’esprimere rabbia, anche in risposta ad una provocazione diretta, e ciò contribuisce a dare l’impressione che manchino di emozioni. Le loro vite talvolta sembrano senza una direzione, e possono sembrare “estraniarsi” dai loro obbiettivi. Tali individui spesso reagiscono passivamente alle circostanze avverse, ed hanno difficoltà a rispondere appropriatamente ad eventi importanti della vita. Per la mancanza di capacità sociali e di desiderio per le esperienze sessuali, gli individui con questo disturbo hanno poche amicizie, infrequentemente hanno appuntamenti, e spesso non si sposano. Può essere compromesso il funzionamento sociale, particolarmente se è richiesto un coinvolgimento interpersonale, ma gli individui con questo disturbo possono funzionare bene quando lavorano in condizioni di isolamento sociale. 

Il Disturbo Schizoide di Personalità può evidenziarsi per la prima volta nella fanciullezza e adolescenza con tendenza alla solitudine, scarse relazioni con i coetanei, e scarsi risultati scolastici, che contraddistinguono questi bambini o adolescenti come diversi, e li rendono soggetti a derisione.

Il Disturbo Schizoide di Personalità viene diagnosticato leggermente più spesso nei maschi, e può causare in essi una maggiore compromissione.

Prevalenza

Il Disturbo Schizoide di Personalità non è comune negli ambienti clinici.

Disturbo Antisociale di Personalità

Caratteristiche diagnostiche

La caratteristica essenziale del Disturbo Antisociale di Personalità è un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri, che si manifesta nella fanciullezza o nella prima adolescenza, e continua nell’età adulta.

Questa modalità è stata anche denominata psicopatia, sociopatia o disturbo “dissociale” di personalità. Poiché la disonestà e la manipolazione sono caratteristiche centrali del Disturbo Antisociale di Personalità, può essere particolarmente utile integrare le informazioni acquisite dalla valutazione clinica sistematica con le informazioni raccolte da fonti collaterali.

Per porre questa diagnosi, l’individuo deve avere almeno 18 anni (Criterio B), e deve avere in anamnesi alcuni sintomi del Disturbo della Condotta prima dell’età di 15 anni (Criterio C). Il Disturbo della Condotta comporta un quadro ripetitivo e persistente di comportamenti che violano i diritti basilari degli altri o le norme o regole sociali principali appropriate per l’età. I comportamenti specifici caratteristici del Disturbo della Condotta cadono in una categoria delle quattro seguenti: aggressione a persone o animali, distruzione di proprietà, truffa o furto, o grave violazione di regole.

La modalità di comportamento antisociale continua nell’età adulta. Gli individui con il Disturbo Antisociale di Personalità non riescono a conformarsi alle norme sociali secondo un comportamento legale (Criterio A1). Possono compiere ripetutamente atti passibili di arresto (che vengano arrestati o meno), come distruggere proprietà, molestare gli altri, rubare o svolgere attività illegali. Le persone con questo disturbo non rispettano i desideri, i diritti o i sentimenti degli altri. Sono frequentemente disonesti e manipolativi per trarre profitto o piacere personale (per es., per ottenere denaro, sesso, o potere) (Criterio A2). Possono ripetutamente mentire, usare false identità, truffare o simulare. L’impulsività può manifestarsi con l’incapacità di pianificare il futuro (Criterio A3). Le decisioni vengono prese sotto l’impulso del momento, senza previdenza, e senza considerazione delle conseguenze per sé e per gli altri; questo può determinare cambiamenti improvvisi di lavoro, di residenza, o di relazioni. Gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità tendono ad essere irritabili ed aggressivi, e possono essere coinvolti ripetutamente in scontri fisici o commettere aggressioni fisiche (incluso picchiare il coniuge o i figli) (Criterio A4). Le azioni aggressive richieste per difendere sé o gli altri non sono considerati in questo item. Questi individui mostrano anche di non curarsi della sicurezza propria o degli altri (Criterio A5). Questo può essere evidenziato dal loro modo di guidare (ricorrenti eccessi di velocità, guidare in stato di intossicazione, incidenti multipli). Possono coinvolgersi in comportamenti sessuali o in uso di sostanze con elevato rischio di conseguenze dannose. Possono ignorare o non curarsi di un figlio, in modo tale da mettere il bambino in pericolo.

Gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità tendono anche ad essere spesso estremamente irresponsabili (Criterio A6). Un comportamento lavorativo irresponsabile può essere indicato da periodi significativi di disoccupazione nonostante la disponibilità di opportunità di lavoro, o dall’abbandono di molti lavori senza un piano realistico per ottenere un altro lavoro. Può essere presente anche una situazione di assenze ripetute dal lavoro non giustificate da malattie proprie o dei familiari. L’irresponsabilità finanziaria è indicata da azioni quali inadempienza ai debiti, incapacità di provvedere al supporto dei figli, o incapacità di supportare altre figure dipendenti in modo regolare. Gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità mostrano scarso rimorso per le conseguenze delle proprie azioni (Criterio A7). Possono essere indifferenti, o fornire una razionalizzazione superficiale dopo avere fatto del male, maltrattato o derubato qualcuno (per es., “la vita è ingiusta”, “i perdenti meritano di perdere”, “doveva accadergli”). Questi individui possono biasimare le vittime per essere pazzi, senza risorse, o perché meritano il loro destino; possono minimizzare le conseguenze dannose delle proprie azioni; o possono semplicemente mostrare completa indifferenza. Generalmente sono incapaci di scusarsi o di riparare al loro comportamento. Possono credere che ognuno si debba sacrificare per “aiutare il numero uno”, e che non ci si dovrebbe fermare di fronte a niente per evitare di essere sottomessi.

Manifestazioni e disturbi associati

Gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità frequentemente mancano di empatia e tendono ad essere indifferenti, cinici e sprezzanti nei confronti dei sentimenti, dei diritti e delle sofferenze degli altri. Possono avere un’autostima ipertrofica ed arrogante (per es., pensano che un lavoro ordinario non sia degno di loro, o mancano di interesse realistico per i propri problemi attuali o per il proprio futuro), e possono essere eccessivamente testardi, sicuri di sé o presuntuosi. Possono avere un fascino disinvolto, superficiale, e possono essere piuttosto volubili e compiacenti verbalmente (per es., usando termini tecnici, o un gergo che può impressionare chi non ha familiarità con l’argomento). La mancanza di empatia, l’autostima ipertrofica, e il fascino superficiale sono caratteristiche comunemente incluse nelle concezioni tradizionali della psicopatia che possono essere particolarmente distintive del disturbo e più predittive di recidiva in ambito carcerario o forense, dove di solito gli atti criminali, delinquenti o aggressivi non sono dirimenti. Questi individui possono anche essere irresponsabili e sfruttatori nelle relazioni sessuali. Possono avere nella loro storia numerosi partner sessuali, e possono non avere mai sostenuto una relazione monogama. Possono essere genitori irresponsabili, come evidenziato dalla malnutrizione di un figlio, da una malattia di un figlio che deriva dalla mancanza di un’igiene minima, dalla dipendenza di un figlio dai vicini o da familiari non conviventi per quanto riguarda cibo o riparo, dalla incapacità di trovare qualcuno che si occupi di un bambino piccolo quando è fuori casa, o dal ripetuto spreco del denaro richiesto per le necessità domestiche. Questi individui possono ricevere un’espulsione con infamia dai servizi militari, possono non riuscire ad essere indipendenti, possono impoverirsi o anche diventare dei “senza-tetto”, o trascorrere molti anni in istituzioni penali. Gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità hanno maggiori probabilità rispetto alla popolazione generale di morire prematuramente per causa violenta (per es., suicidio, incidenti, e omicidi).

Gli individui con questo disturbo possono anche presentare disforia, lamentele di tensione, incapacità di tollerare la noia, e umore depresso.

Per definizione, il Disturbo Antisociale di Personalità non può essere diagnosticato prima dei 18 anni di età. Il Disturbo Antisociale di Personalità è molto più comune nei maschi che nelle femmine. È stata sollevata qualche preoccupazione che il Disturbo Antisociale di Personalità possa essere sottodiagnosticato nelle femmine, particolarmente a causa dell’enfasi posta sugli item che riguardano l’aggressività nella definizione del Disturbo della Condotta.

Prevalenza

La prevalenza complessiva del Disturbo Antisociale di Personalità nei campioni comunitari è circa il 3% nei maschi e circa l’1% nelle femmine. Le stime della prevalenza in ambienti clinici variano dal 3% al 30% a seconda delle caratteristiche predominanti della popolazione in esame. Percentuali di prevalenza anche superiori sono associate con gli ambienti di trattamento per l’abuso di sostanze e in ambito carcerario o forense.

Disturbo Narcisistico di Personalità

Caratteristiche diagnostiche

La caratteristica essenziale del Disturbo Narcisistico di Personalità è un quadro pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione, e mancanza di empatia, che comincia entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti.

Gli individui con questo disturbo hanno un senso grandioso di autostima (Criterio 1). Essi abitualmente sovrastimano le proprie capacità, ed esagerano i propri talenti, apparendo spesso vanagloriosi e presuntuosi. Possono spensieratamente presumere che gli altri attribuiscano lo stesso valore ai loro sforzi, e possono risultare sorpresi quando non giungono le lodi che si aspettano e che sentono di meritare. Spesso nel giudizio esagerato dei propri talenti è implicita una sottostima (svalutazione) dei contributi di altri. Sono spesso assorbiti da fantasie di illimitati successo, potere, vivacità, bellezza, o di amore ideale (Criterio 2). Possono rimuginare sul “ritardo” di ammirazione e privilegi, e paragonarsi favorevolmente con persone famose o privilegiate.

Gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità credono di essere superiori, speciali o unici, e si aspettano che gli altri li riconoscano come tali (Criterio 3). Possono pensare di dover frequentare o di sentirsi capiti solo da persone speciali o di condizione sociale elevata, e possono attribuire qualità di “unico”, “perfetto”, o “dotato” a coloro che frequentano. Gli individui con questo disturbo credono che le loro necessità siano speciali e al di fuori della comprensione delle persone ordinarie. La loro autostima viene aumentata (cioè, “rispecchiata”) dal valore idealizzato che attribuiscono a coloro che frequentano. Sono inclini ad insistere per avere soltanto le persone più importanti (medico, avvocato, parrucchiere, istruttore), ad affiliarsi alle “migliori” istituzioni, ma possono svalutare le credenziali di chi li delude.

Gli individui con questo disturbo generalmente richiedono eccessiva ammirazione (Criterio 4). La loro autostima è quasi invariabilmente molto fragile. Possono preoccuparsi di quanto si stiano comportando bene e di quanto vengano giudicati favorevolmente dagli altri. Questo spesso si trasforma nella necessità di costante attenzione e ammirazione. Possono aspettarsi che il loro arrivo venga accolto con grandi feste, e sono stupiti se gli altri non bramano ciò che essi possiedono. Possono costantemente ricercare complimenti, spesso con grande fascino. È evidente un senso di diritto, nelle aspettative di questi individui, di trattamenti speciali (Criterio 5). Si aspettano di venire soddisfatti, e quando questo non accade sono sconcertati e furiosi. Per esempio, possono presumere di non dover aspettare in coda, e che le loro priorità siano così importanti che gli altri dovrebbero sottomettersi, e quindi si irritano quando gli altri non li assistono “nel loro lavoro molto importante”. Questo senso di diritto insieme alla mancanza di sensibilità per i desideri e le necessità degli altri possono sfociare nello sfruttamento degli altri cosciente o involontario (Criterio 6). Si aspettano che venga loro data qualsiasi cosa vogliono, o di cui sentono di avere bisogno. Per esempio, questi individui possono aspettarsi grande dedizione dagli altri, e possono abusarne senza riguardo per le conseguenze sulle loro vite. Tendono a formare amicizie o relazioni sentimentali solo se sembra che l’altra persona possa favorire i loro propositi, o altrimenti se ciò aumenta la loro autostima. Spesso usurpano privilegi speciali e risorse straordinarie che credono di meritare perché sono così speciali.

Gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità generalmente mancano di empatia, e hanno difficoltà a riconoscere i desideri, le esperienze soggettive e i sentimenti degli altri (Criterio 7). Possono presumere che gli altri siano totalmente assorbiti dal loro benessere. Tendono a discutere le proprie preoccupazioni con dettagli inappropriati e prolissi, mentre sono incapaci di riconoscere che anche gli altri hanno sentimenti e necessità. Sono spesso sprezzanti e impazienti con altri che parlano dei propri problemi e preoccupazioni. Questi individui possono essere incuranti del dolore che possono infliggere le loro osservazioni (per es., dire in modo esuberante ad un precedente amante “sto vivendo la storia della mia vita!”; gloriarsi della propria salute di fronte a chi è malato). Quando vengono riconosciuti, i bisogni, i desideri o i sentimenti degli altri possono essere visti in modo denigratorio, come segni di debolezza o vulnerabilità. Chi si pone in relazione con gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità tipicamente trova freddezza emotiva e mancanza di interesse reciproco.

Questi individui sono spesso invidiosi degli altri, o credono che gli altri siano invidiosi di loro (Criterio 8). Possono invidiare agli altri successi e proprietà, sentendo di meritare di più quei risultati, ammirazione o privilegi. Possono svalutare aspramente i contributi di altri, particolarmente quando quegli individui hanno ricevuto riconoscimento o lode per i loro successi. Comportamenti arroganti e superbi caratterizzano questi individui. Spesso manifestano un atteggiamento snob, sdegnoso, o condiscendente (Criterio 9). Per esempio, un individuo con questo disturbo può lamentarsi della “scortesia” o “stupidità” di un cameriere maldestro, o concludere una visita medica con una valutazione condiscendente del medico.

Manifestazioni e disturbi associati

La vulnerabilità dell’autostima rende l’individuo con Disturbo Narcisistico di Personalità molto sensibile alle “ferite” dovute alle critiche o alla frustrazione. Sebbene possano non dimostrarlo esternamente, la critica può tormentarli, e può lasciarli umiliati, avviliti, vanificati e svuotati. Possono reagire con sdegno, rabbia, o contrattaccare con insolenza. Tali esperienze spesso conducono a ritiro sociale, o ad una parvenza di umiltà che può mascherare e proteggere la grandiosità. Le relazioni interpersonali sono tipicamente compromesse a causa dei problemi derivati dalle pretese, dalla necessità di ammirazione, e dal relativo disinteresse per la sensibilità degli altri. Sebbene l’ambizione arrogante e la sicurezza possano portare a risultati elevati, le prestazioni possono essere distrutte dall’intolleranza alla critica o alla sconfitta. Talvolta il funzionamento professionale può essere molto basso, riflettendo la avversione ad accettare il rischio in situazioni competitive o di altro tipo nelle quali è possibile una sconfitta. Sentimenti persistenti di vergogna o di umiliazione, e l’autocritica che li accompagna, possono associarsi con ritiro sociale, umore depresso e Disturbo Distimico o Disturbo Depressivo Maggiore

Prevalenza

I tratti narcisistici possono essere particolarmente comuni negli adolescenti, e non indicano necessariamente che l’individuo andrà incontro ad un Disturbo Narcisistico di Personalità. Gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità possono avere difficoltà particolari ad adattarsi all’insorgere di limitazioni fisiche e lavorative inerenti al processo di invecchiamento. Il 50-75% degli individui diagnosticati con Disturbo Narcisistico di Personalità sono maschi. Le stime della prevalenza del Disturbo Narcisistico di Personalità variano dal 2% al 16% nella popolazione clinica, a meno dell’1% nella popolazione generale.

Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità

Caratteristiche diagnostiche

Le caratteristiche essenziali del Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità sono la preoccupazione per l’ordine, il perfezionismo e il controllo mentale e interpersonale, a spese di flessibilità, apertura ed efficienza. Questo quadro compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti.

Gli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità cercano di mantenere una sensazione di controllo attraverso un’attenzione minuziosa per le regole, i dettagli futili, le procedure, le liste, i programmi, o la forma, al punto che va perso lo scopo dell’attività (Criterio 1). Sono eccessivamente accurati, ed inclini alla ripetizione, prestando una straordinaria attenzione ai dettagli, e controllando ripetutamente in cerca di eventuali errori. Dimenticano che le altre persone tendono ad infastidirsi dei dettagli e degli inconvenienti che derivano da questo comportamento. Per esempio, quando tali individui smarriscono una lista delle cose da fare, perderanno una eccessiva quantità di tempo per cercare la lista piuttosto che perdere pochi minuti a ricrearla a memoria e procedere ad eseguire tali attività. Il tempo viene male organizzato, i compiti più importanti vengono lasciati all’ultimo minuto. Il perfezionismo e gli standard di prestazioni elevati che essi si impongono causano in questi individui malfunzionamento e disagio significativi. Possono impegnarsi talmente in ogni dettaglio di un progetto assolutamente perfetto che tale progetto non viene mai ultimato (Criterio 2). Per esempio, il completamento di un rapporto scritto viene ritardato da numerose ristesure, dispendiose in termini di tempo, che risultano tutte “imperfette”. Possono essere trascurate le scadenze, e gli aspetti della vita dell’individuo che non rappresentano l’attuale obbiettivo delle attività possono cadere nella trascuratezza.

Gli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità mostrano una devozione eccessiva al lavoro e alla produttività, fino ad escludere le attività di tempo libero e le amicizie (Criterio 3). Questo comportamento non è giustificato da una necessità economica. Essi spesso sentono di non avere tempo per dedicare una serata o un fine settimana a qualche uscita, o solo per rilassarsi. Possono continuare a posticipare un’attività piacevole, come una vacanza, in modo che non possa mai verificarsi. Quando occupano del tempo per le attività ricreative o per le vacanze, sono molto a disagio, a meno che non si siano portati dietro del lavoro in modo da non “perdere tempo”. Vi può essere una grande concentrazione sui lavori domestici (per es., pulizie eccessive ripetute, tanto che “si può mangiare sul pavimento”). Se trascorrono del tempo con gli amici, è probabile che questo avvenga in qualche tipo di attività organizzata (per es., sport). I passatempi o le attività ricreative vengono affrontate come compiti seri che richiedono un’attenta organizzazione e un duro lavoro di controllo. L’enfasi viene posta sull’esecuzione perfetta. Questi individui trasformano il gioco in un compito strutturato (per es., correggere un bambino perché non dispone gli anelli sul paletto nel giusto ordine; dire ad un bambino che fa i primi passi di percorrere con il triciclo una traiettoria diritta; trasformare una partita di baseball in una severa “lezione”).

Gli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità possono essere eccessivamente coscienziosi, scrupolosi, e inflessibili a proposito di moralità, etica, o valori (Criterio 4). Possono forzare se stessi e gli altri a seguire principi morali rigidi e standard di prestazione molto rigorosi. Possono anche essere impietosamente autocritici nei confronti dei propri errori. Gli individui con questo disturbo sono rigidamente sottomessi all’autorità e alle regole, ed insistono su una accondiscendenza quasi letterale, senza che si possa fare alcuno strappo alle regole anche in circostanze estreme. Per esempio, l’individuo non presterà cinquecento lire ad un amico che ne ha bisogno per fare una telefonata, perché “mai ricevere in prestito o prestare”, o perché potrebbe essere “negativo” per il carattere dell’individuo. Queste qualità non devono risultare giustificate dall’appartenenza culturale o religiosa dell’individuo.

Gli individui con questo disturbo possono essere incapaci di gettare oggetti usati o inutili, anche quando non hanno valore sentimentale (Criterio 5). Spesso questi individui ammetteranno di essere “formiche”. Possono considerare uno spreco gettare via degli oggetti poiché “non puoi mai sapere quando ne avrai bisogno”, e saranno turbati se qualcuno tenta di sbarazzarsi delle cose che hanno accumulato. I coniugi o compagni di stanza possono lamentarsi della quantità di spazio occupato da oggetti vecchi, riviste, apparecchi rotti, e così via.

Gli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità sono riluttanti a delegare compiti o a lavorare con altri (Criterio 6). Insistono in modo testardo e irragionevole perché ogni cosa venga fatta a modo loro, e perché le persone si conformino al loro modo di fare le cose. Spesso danno istruzioni molto dettagliate su come dovrebbero essere fatte le cose (per es., vi è un solo ed unico modo di falciare il prato, di lavare i piatti, di costruire la casetta per il cane), e sono sorpresi e irritati se gli altri suggeriscono alternative creative. Altre volte possono rifiutare offerte di aiuto anche quando in programma, poiché pensano che nessun altro possa far bene una certa cosa.

Gli individui con questo disturbo possono essere avari e taccagni, e mantenere un livello di vita al di sotto di quanto possono permettersi, per la convinzione che le spese debbano essere attentamente controllate per provvedere in caso di catastrofi future (Criterio 7). Gli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità sono caratterizzati da rigidità e testardaggine (Criterio 8). Sono talmente preoccupati di fare le cose nell’unico modo “corretto” che hanno problemi a seguire le idee di altri. Questi individui pianificano meticolosamente in dettaglio, e sono restii a considerare modifiche. Totalmente assorti nelle proprie prospettive, hanno difficoltà a riconoscere i punti di vista degli altri. Gli amici e i colleghi possono essere frustrati da questa costante rigidità. Anche quando gli individui con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità riconoscono che giungere a un compromesso può essere nel loro interesse, possono testardamente rifiutare di farlo, sostenendo che “è il principio che conta”.

Manifestazioni e disturbi associati

Quando le regole e i programmi non forniscono una risposta corretta, il prendere decisioni può diventare un processo dispendioso in termini di tempo, spesso doloroso. Gli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità possono avere una tale difficoltà a decidere quali compiti hanno la priorità, o qual è il modo migliore per svolgere qualche compito particolare, che possono non riuscire mai ad iniziare qualcosa. Tendono a diventare turbati e arrabbiati nelle situazioni in cui non sono in grado di mantenere il controllo del proprio ambiente fisico e interpersonale, sebbene la rabbia non venga tipicamente espressa in modo diretto. Per esempio, una persona può essere arrabbiata quando il servizio in un ristorante è carente, ma anziché lamentarsi presso la direzione, l’individuo rumina su quanto lasciare come mancia. In altre occasioni, la rabbia può essere espressa con giusta indignazione per una questione apparentemente di minore importanza.

Le persone con questo disturbo di solito esprimono l’affettività in modo molto controllato o ampolloso, e possono essere molto a disagio in presenza di altri emotivamente espressivi. Le loro relazioni quotidiane hanno una qualità formale e seria, e possono essere rigidi in situazioni in cui gli altri sorriderebbero e sarebbero contenti (per es., accogliere il fidanzato/a all’aeroporto). Si trattengono accuratamente finché non sono sicuri che, qualunque cosa dicano, sarà perfetta. Sono assorbiti dalla logica e dall’intelletto, e sono intolleranti nei confronti del comportamento affettivo degli altri. Spesso hanno difficoltà ad esprimere sentimenti teneri, raramente fanno dei complimenti. Gli individui con questo disturbo possono avere difficoltà e disagio lavorativi, particolarmente quando vengono confrontati con situazioni nuove che richiedono flessibilità e capacità di compromesso.

Prevalenza

Studi che si sono avvalsi della valutazione sistematica suggeriscono stime della prevalenza del Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità di circa l’1% nei campioni comunitari, e di circa il 3-10% tra gli individui che si presentano alle cliniche per la salute mentale.

Disturbo Borderline di Personalità

Caratteristiche diagnostiche

Le caratteristiche essenziali del Disturbo Borderline di Personalità sono una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’autostima e dell’umore, e una marcata impulsività, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità compiono sforzi disperati per evitare abbandoni reali o immaginati (Criterio 1). La percezione della separazione o del rifiuto imminenti, o la perdita di qualche strutturazione esterna, possono portare ad alterazioni profonde dell’immagine di sé, dell’umore, della cognitività e del comportamento.

Questi individui sono molto sensibili alle circostanze ambientali. Provano intensi timori di abbandono e rabbia inappropriata anche quando si trovano ad affrontare separazioni reali limitate nel tempo o quando intervengono cambiamenti di progetti inevitabili (per es., disperazione improvvisa come reazione all’annuncio del clinico del termine dell’ora del colloquio; panico o furore quando qualcuno per loro importante è in ritardo di pochi minuti o deve disdire un appuntamento). Possono credere che questo “abbandono” implichi che essi sono “cattivi”. Questi timori di abbandono sono correlati ad un’intolleranza a stare soli, e ad una necessità di avere persone con loro. I loro sforzi disperati per evitare l’abbandono possono includere azioni impulsive, come comportamenti automutilanti o suicidari, che vengono descritti separatamente nel Criterio 5.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità hanno una modalità di relazione instabile e intensa (Criterio 2). Possono idealizzare protettori o amanti potenziali al primo o secondo incontro, chiedere di trascorrere molto tempo insieme, e condividere i dettagli più intimi all’inizio di una relazione. Comunque possono passare rapidamente dall’idealizzare allo svalutare le altre persone, sentire che l’altra persona non si occupa abbastanza di loro, non dà abbastanza, non è abbastanza “presente”.

Questi individui empatizzano con gli altri e li coccolano, ma solo con l’aspettativa che gli altri saranno “presenti” a loro volta per soddisfare le loro necessità. Sono inclini a cambiamenti improvvisi e drammatici della loro visione degli altri, che possono essere visti alternativamente come supporti benefici o come crudelmente punitivi. Tali variazioni spesso riflettono la disillusione nei confronti di un curante, le cui qualità di accudimento sono state idealizzate, o da parte del quale ci si aspetta il rifiuto o l’abbandono.

Può esservi un disturbo dell’identità caratterizzato da un’immagine di sé o da una percezione di sé marcatamente e persistentemente instabile (Criterio 3). Vi sono variazioni improvvise e drammatiche dell’immagine di sé, caratterizzate da cambiamenti di obbiettivi, di valori e di aspirazioni. Possono esservi improvvisi cambiamenti di opinioni e di progetti a proposito della carriera, dell’identità sessuale, dei valori e dei tipi di amici.

Questi individui possono improvvisamente passare dal ruolo di supplice, bisognoso di aiuto, a quello di giusto vendicatore di un maltrattamento precedente. Sebbene abbiano di solito un’immagine di sé che si basa sull’essere cattivi o dannosi, gli individui con questo disturbo possono talvolta sentire di non esistere affatto. Tali esperienze solitamente si manifestano in situazioni in cui l’individuo percepisce la mancanza di una relazione significativa, di accudimento e supporto. Possono mostrare prestazioni peggiori nel lavoro non strutturato e in situazioni scolastiche.

Gli individui con questo disturbo manifestano impulsività in almeno due aree potenzialmente dannose per sé (Criterio 4). Possono giocare d’azzardo, spendere soldi in modo irresponsabile, fare abbuffate, abusare di sostanze, coinvolgersi in rapporti sessuali non sicuri, o guidare spericolatamente.

Gli individui con il Disturbo Borderline di Personalità manifestano ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, o comportamento automutilante (Criterio 5). Il suicidio riuscito si verifica nell’8-10% di tali individui, e i gesti automutilanti (per es., tagliarsi o bruciarsi) e le minacce e i tentativi di suicidio sono molto comuni. La tendenza ricorrente al suicidio è spesso la ragione per cui questi individui chiedono aiuto. Le azioni autodistruttive sono di solito precipitate da minacce di separazione o di rifiuto, o dall’aspettativa di assumere maggiori responsabilità. L’automutilazione può verificarsi durante esperienze dissociative, e spesso porta sollievo, riaffermando la capacità di sentire o di espiare la sensazione dell’individuo di essere cattivo.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono manifestare instabilità affettiva dovuta ad una marcata instabilità dell’umore (per es., intensa disforia, irritabilità o ansia episodica, che di solito durano poche ore e solo raramente più di pochi giorni) (Criterio 6). L’umore disforico di base di chi è affetto da Disturbo Borderline di Personalità è spesso spezzato da periodi di rabbia, panico o disperazione, ed è raramente sollevato da periodi di benessere o soddisfazione. Questi episodi possono riflettere l’estrema reattività dell’individuo al disagio interpersonale.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono essere afflitti da sentimenti cronici di vuoto (Criterio 7). Facilmente annoiati, possono costantemente ricercare qualcosa da fare. Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità frequentemente esprimono rabbia inappropriata ed intensa, o hanno difficoltà a controllare la propria rabbia (Criterio 8). Possono manifestare estremo sarcasmo, amarezza costante o esplosioni verbali. La rabbia è spesso suscitata dal vedere un curante o un amante come disattento, rifiutante, poco dedito, o abbandonante. Tali espressioni di rabbia sono spesso seguite da vergogna e colpa, e contribuiscono alla sensazione di essere cattivi. Durante i periodi di stress estremo, possono manifestarsi ideazione paranoide o sintomi dissociativi transitori (per es., depersonalizzazione) (Criterio 9), ma questi sono generalmente di gravità o durata insufficienti a giustificare una diagnosi addizionale. Questi episodi si manifestano più frequentemente in risposta ad un abbandono reale o immaginato. I sintomi tendono ad essere transitori, durano pochi minuti o ore. Il ritorno reale o percepito della funzione di accudimento da parte della figura accudente possono determinare una remissione dei sintomi.

Manifestazioni e disturbi associati

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono avere una modalità di boicottaggio di se stessi nel momento in cui l’obbiettivo è sul punto di essere realizzato (per es., ritirarsi da scuola quando sono in procinto di diplomarsi; regredire gravemente dopo una discussione su come sta andando bene la terapia; distruggere una relazione proprio quando è chiaro che potrebbe durare).

Alcuni individui sviluppano sintomi simil-psicotici (per es., allucinazioni, distorsioni dell’immagine corporea, idee di riferimento, e fenomeni ipnagogici) durante periodi di stress. Gli individui con questo disturbo possono sentirsi più sicuri con oggetti transizionali (per es., possedere un animale domestico o un oggetto inanimato) che nelle relazioni interpersonali. In individui con questo disturbo può verificarsi una morte prematura per suicidio, specialmente in quelli con Disturbi dell’Umore o Disturbi Correlati a Sostanze concomitanti. Dalle condotte di abuso autoinflitte o dai tentativi di suicidio mancati possono derivare menomazioni fisiche. Sono comuni perdite ricorrenti del lavoro, interruzione della scolarità e rottura di matrimoni. Nelle storie infantili di persone con Disturbo Borderline di Personalità sono più comuni l’abuso fisico o sessuale, l’incuria, il conflitto ostile e la perdita precoce o la separazione dei genitori.

Prevalenza

La prevalenza del Disturbo Borderline di Personalità viene stimata in circa il 2% della popolazione generale, circa il 10% tra gli individui osservati in cliniche ambulatoriali per malattie mentali, e circa il 20% tra i pazienti psichiatrici ricoverati. Varia tra il 30% e il 60% tra le popolazioni cliniche con Disturbi di Personalità. Il Disturbo Borderline di Personalità viene diagnosticato prevalentemente (75% circa) in femmine.

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