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Secondo Cartesio i problemi della conoscenza e della morale possono trovare un'adeguata soluzione solo se l'uomo rientra in se stesso e scopre nella sua soggettività i fondamenti del sapere e dell'agire. Il punto di partenza di Cartesio è la ragione, essa infatti è distribuita equamente in tutti gli uomini. Cartesio allarga l'orizzonte del metodo che Galileo aveva ipotizzato per le sole Scienze Naturali a tutto il sapere dando concretezza all'ideale enunciato da Francesco Bacone. Anche se la matematica di Cartesio differisce dall'idea che ne ha Galileo essa rappresenta lo strumento capace di descrivere compiutamente il mondo esterno, ma proprio per il suo essere strumento essa deve essere sottoposta ad analisi.

Il secondo punto è la ricerca di un metodo che abbia la capacità di assolvere a due compiti: quello di spazzare via le conoscenze infondate e le false credenze; quello di edificare un sapere rigoroso le cui verità siano indiscutibili. Un metodo basato su chiarezza, evidenza e distinzione. La modernità di Cartesio risiede nel nuovo ruolo assegnato al soggetto. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTWD1Y91YKa3trf9OuMxYZ-WcyWe4dY7UVN6lr025dXT3xNDXfd5g

A differenza dell’uomo medioevale che ricerca dall’esterno il fondamento della verità, Cartesio nel Discorso sul metodo fa cominciare la sua ricerca da se stesso attraverso un’introduzione che suona quasi come un’autobiografia.

Può darsi che io mi inganni, e che prenda per oro e diamanti quello che è soltanto un po' di rame e vetro: so bene quanto siamo soggetti a ingannarci in ciò che ci tocca, e come anche i giudizi troppo favorevoli dei nostri amici ci debbano essere in sospetto. Ma io mi limiterò a mostrare in questo discorso le vie da me seguite, e a rappresentare con esso come in un quadro la mia vita, affinché ognuno possa giudicare; e così, apprendendo dalla voce comune quel che gli altri ne pensano avrò un nuovo mezzo di istruirmi da aggiungere a quelli di cui sono solito servirmi. (Cartesio, Discorso sul metodo)

In questo modo Cartesio compie una delle maggiori conquiste della modernità, ovvero mostra il ruolo della coscienza nel processo conoscitivo.

L’idea di Cartesio è quella di una completa rifondazione del sapere, sapere che egli descrive attraverso la metafora dell’albero, dove le radici sono la metafisica, la fisica il tronco e le diverse scienze particolari i rami. https://lastlanddotorg.files.wordpress.com/2017/01/albero-descartes.jpg?w=584 Egli però è convinto della necessità che debba esistere un metodo unico che garantisca basi sicure sia alla metafisica come alle scienze particolari. Un metodo capace di valutare quali conoscenze siano corrette e quali invece possano nascondere dei ragionamenti corrotti.

Allora come un uomo che cammina nell’oscurità e solo, presi la risoluzione di avanzare tanto lentamente e con tanta circospezione in ogni cosa, per cui, pur progredendo di poco, evitassi tuttavia di cadere. Anzi, non cominciai neppure a ripudiare d’un tratto le opinioni che per l’addietro si fossero potute insinuare nella mia mente senza esservi introdotte dalla ragione, ma presi tempo per tracciare prima il disegno dell’opera che intraprendevo, e per cercare ponderatamente il vero metodo da seguire nella conoscenza delle cose di cui la mia intelligenza era capace. (R. Descartes, Discorso sul metodo)

Il metodo che egli formula si basa su quattro regole: la prima regola è detta principio dell'evidenza, e sta ferma che non bisogna accogliere mai per vera nessuna cosa che non risulti evidente, ovvero chiara e distinta, priva di dubbio alcuno; https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQzhReHhwkX9P43TzHJhgMj9ZdXp8eCOJERSc9Q0NW5soYLc1jj la seconda regola è detta della analisi, essa consiste nel suddividere ogni problema nel maggior numero di parti possibili così da poterne stabilire la veridicità o la falsità con chiarezza e distinzione; https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTySxBo7k8Xaf-QSsqYYivbENkAiY9CUoDiHln5WOaROLaawz0j la terza regola è la sintesi, partendo dalle verità più semplici, secondo un ordine ben preciso, arrivare a conoscere le questioni più complesse; https://quifinanza.files.wordpress.com/2017/09/86539.jpg quarta regola il principio dell'enumerazione, ovvero passare in rassegna tutte le soluzioni a cui si è pervenuti per essere certi di non aver omesso nulla. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRxcWoRQsZxvUGHywx3K2FPVunyosOHw11hNwPxzupDWYTndSlpRg

Questo metodo è l’espansione del modello matematico che parte dalla conoscenza intuitiva delle verità chiare e distinte e procede attraverso analisi e sintesi per via dimostrativa. Un insieme di concatenazioni alla base delle quali vi è l’intuizione e la deduzione.

Quelle lunghe catene di ragioni, affatto semplici e facili, di cui i geometri si servono abitualmente per portare in fondo le loro dimostrazioni più difficili, mi avevano fatto immaginare che tutte le cose suscettibili di cadere sotto la conoscenza umana si susseguano allo stesso modo. (R. Descartes, Discorso sul metodo)

L’ingenuità, se così si può dire, di Cartesio sta nell’aver pensato che sia possibile individuare con l’intuizione ciò che è chiaro e distinto, ed aver pensato che ciò che è chiaro è anche distinto e viceversa.

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Lo strumento principale di Cartesio per individuare le verità chiare e distinte è il dubbio, ma non il dubbio scettico di Pirrone o di Montaigne, bensì un dubbio volto a smascherare le false verità e che contestualmente sia capace di mostrare quelle conoscenze che resistono al dubbio e potranno essere considerate vere.

L’idea di Cartesio è passare in rassegna tutte le conoscenze in suo possesso. In un esempio che Cartesio stesso scrisse in una lettera ad un amico, si legge che procederà come quando avendo avanti a se un cesto di mele passerà in rassegna ogni singolo frutto e via via scarterà quelli corrotti, ma anche quelli che pur non essendo corrotti potrebbero esserlo. http://www.agenziaimpress.it/wp-content/uploads/2014/09/mele.jpg E, in effetti, è ciò che Cartesio fa, trovandosi poi con un cestino quasi vuoto. L’idea cartesiana è un’estremizzazione metodologica, egli, infatti, tende a trattare le conoscenze sulle quali è possibile accampare anche solo un piccolo dubbio al pari delle idee che sono palesemente false. Sarebbe come se nella nostra quotidianità noi non prendessimo l’auto perché non siamo assolutamente certi di non fare incidenti, oppure come se noi non ci alzassimo dal letto perché non siamo sicuri che non ci accadrà nulla di male; è chiaro che su questa strada finiremmo per non vivere. Ma è proprio in questa esagerazione che sta la grandezza del pensiero di Cartesio, la maggior parte degli uomini si accontenta dell’approssimazione, della probabilità e finisce prima o poi per incontrare qualche, se pur calcolato, inconveniente.

BISOGNA TENERSI ACCURATAMENTE LONTANO DALLE CONVINZIONI CHE NON SONO ASSOLUTAMENTE CERTE E INDUBITABILI NON MENO CHE DALLE PROPOSIZIONI CHE SONO APERTAMENTE FALSE

Cartesio procede per gradi, assumendo da prima un dubbio così detto generico con il quale investe tutto il sapere che ci proviene dai sensi:

Ordunque, finora ho ammesso come vero, anzi come vero per eccellenza, tutto quel che ho ricevuto o dai sensi o per mezzo dei sensi. Mi sono però anche reso conto che talora essi ingannano; e prudenza vuole che non ci si fidi mai del tutto di chi ci abbia ingannati anche una sola volta. (R. Descartes, Meditazioni metafisiche)https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQuk5v9QuCSQN7IcJqMjj9-4aUf00lRTpAqg5hceumwwnwl49V9LA

Dal dubbio generico che ha messo in discussione le verità che ci giungono dai sensi (non posso fidarmi al 100% di chi mi ha ingannato anche una sola volta, e le illusioni sensoriali erano note a Cartesio), egli passa a mettere in discussione le stesse rappresentazioni mentali della realtà che ci circonda, questo perché il nostro io è capace grazie all’immaginazione di riprodurre le immagini del mondo, per esempio nei nostri sogni.

Quando di notte dormo, nei sogni non mi venissero le stesse fantasie che a quei dementi quando sono desti, e talora anche di più inverosimili! In effetti, quanto mai spesso nel riposo notturno mi persuado di quel che mi è abituale, e cioè appunto che sono qui, in vestaglia, seduto accanto al fuoco, mentre invece sono svestito e disteso sotto le coperte. (R. Descartes, Meditazioni metafisiche) https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRmOgFeiUzuE3YORApTb6yhq2Z459GwlsPNmb7unWjbGJbraetrcQ

Anche in questo caso siamo di fronte ad un’esagerazione fenomenologica perché quasi mai i sogni possono essere realmente scambianti con la realtà, essi sono incoerenti, hanno le immagini sgranate, seguono sequenze non causali e così via. (John Langshaw Austin nell’opera Senso e sensibilia del 1962, sottolinea l’aspetto irrealistico dell’ipotesi cartesiana). Eppure anche in questo caso il dubbio non può essere sconfitto al 100%.

Giunti a questo livello Cartesio rivolge la sua attenzione alle certezze matematiche. E qui che il dubbio cartesiano da generico si fa iperbolico, assumendo un’ipotesi estrema quella dell’esistenza, al posto di un Dio buono e benevolo, di un genio maligno che ci inganna su tutto, dove non solo noi viviamo in un sogno, ma addirittura il sogno non è generato da noi ma indotto da una sorta di maga Circe della filosofia. In questo sogno nemmeno 2+2=4 rimane una verità chiara e distinta.

Supporrò dunque che, anziché un Dio ottimo, fonte di verità, vi sia un genio malvagio, che, sommamente potente ed astuto, ce la metta tutta per ingannarmi. Riterrò quindi che cielo, aria, terra, colori, figure, suoni e tutto il resto di esterno a me non siano che illusioni oniriche con cui quel genio tenda trappole alla mia credulità; considererò me stesso come se non avessi mani, occhi, carne, sangue né alcun senso, e quindi falsa l’opinione di avere queste cose. (R. Descartes, Meditazioni metafisiche) https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTU6t32gigzCH-3fhQWgP79iCHYShWkxAXzRmGglLdaBlZapULE

Questa estremizzazione, esagerazione del dubbio iperbolico si rende necessaria ed è in questa estremizzazione ed esagerazione che sta la grandezza del metodo cartesiano; come ci ricorda lo stesso Edmund Husserl nelle sue Meditazioni cartesiane del 1932 non si può raggiungere una prospettiva filosofica se almeno una volta nella vita non si è messo in discussione ogni sapere che ci è stato trasmesso.

È in questa esagerazione che Cartesio trova anche la prima certezza. Infatti affinché il genio maligno possa esplicare la sua azione ingannatrice è necessario che io esista.

Ebbene, nel caso che lui mi inganni, allora non c’è dubbio che esisto anch’io; e, mi inganni pure quanto ne è capace, non potrà però mai far sì che io non sia niente, fintantoché penserò di essere qualcosa. Così, una volta ben bene ponderato tutto quanto, alla fine si ha da stabilire che l’asserto io esisto è impossibile che non sia vero, ogniqualvolta io lo pronunci o lo concepisca mentalmente. (R. Descartes, Meditazioni metafisiche)

È dalla possibilità stessa dell’assurda condizione di vivere in un enorme inganno che scaturisce la verità del soggetto come colui che è ingannato. Cartesio rafforza il motto agostiniano Si fallor, sum, infatti, mentre per Agostino l’errore scaturiva dalla verità ovvero l’errore era possibile in quanto vi era la verità, in Cartesio la verità dell’esistenza dell’io e ricavata direttamente dal dubitare, che a questo stadio diventa metodico in quanto generatore di certezze.

Ma subito dopo mi accorsi che mentre volevo pensare, così, che tutto è falso, bisognava necessariamente che io, che lo pensavo, fossi qualcosa. E osservando che questa verità: Cogito, ergo sum (penso, dunque sono), era così ferma e sicura, che tutte le supposizioni più stravaganti degli scettici non avrebbero potuto smuoverla, giudicai che potevo accoglierla senza timore come il primo principio della filosofia che cercavo. (R. Descartes, Discorso sul metodo)

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