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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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Attraverso il dubbio metodico siamo giunti alla prima certezza il cogito ergo sum che per la sua evidenza intuitiva e indubitabile. Il cogito è il primo mattone su cui provare a ricostruire l’edificio del sapere ed anche il modello metodologico attraverso il quale ricercare le altre verità. Attraverso il dubbio metodico, che si fonda sull’evidenza, l’essere dell’io si manifesta con chiarezza e distinzione come mente, ovvero sostanza pensante, essa è chiaramente distinta dal corpo, dalla materia, perché appunto è pensiero.

Poi, esaminando esattamente quel che ero, e vedendo che potevo fingere di non avere nessun corpo, e che non ci fosse mondo né luogo alcuno in cui mi trovassi, ma che non potevo fingere, perciò, di non esserci; e che al contrario, dal fatto stesso che pensavo di dubitare della verità delle altre cose, seguiva con assoluta evidenza e certezza che esistevo; mentre, appena avessi cessato di pensare, ancorché fosse stato vero tutto il resto di quel che avevo da sempre immaginato, non avrei avuto alcuna ragione di credere ch'io esistessi: da tutto ciò conobbi che ero una sostanza la cui essenza o natura sta solo nel pensare e che per esistere non ha bisogno di alcun luogo né dipende da qualcosa di materiale. Di modo che questo io, e cioè la mente per cui sono quel che sono, è interamente distinta dal corpo, del quale è anche più facile a conoscersi; e non cesserebbe di essere tutto quello che è anche se il corpo non esistesse. (Cartesio, Discorso sul metodo)

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Il dubbio ha quindi dimostrato che è possibile per l’io pensarsi come sostanza prescindendo dall’esistenza del corpo, giacché solo l’atto di pensare è risultato essenziale, necessario e sufficiente, per riconoscere l’esistenza del cogito. Quello che la tradizione filosofica ha così definito come un’anima, distinguendola dal corpo, si identifica in Descartes interamente ed esclusivamente con la mente, ossia con l’io colto nella sua immediata coscienza di pensare. Questa è la vera grande conquista della filosofia cartesiana e moderna.

Da questa analisi scaturisce anche il dualismo cartesiano che risulta composto di due sostanza, una è l’evidenza del cogito o res cogitans l’altra è la sostanza corporea.

La prima sostanza è il cogito che viene da Cartesio intesa come res e dunque esistente e conoscibile di per sé attraverso il suo attributo fondamentale ovvero il pensiero. In particolare Cartesio descrive quelli che sono le manifestazioni della mente ovvero quegli atti che non possono non essere riferiti se non a una sostanza.

Ma che cosa sono dunque? Una cosa che pensa. E che cos'è essa? Certo una cosa che dubita, comprende, afferma, nega, vuole, disvuole, immagina anche e percepisce. (Cartesio, Meditazioni metafisiche) https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRdxBqr6U6cQZqktJhQVTHw-OI9JdkvzjCERDksT8oHcxaL9WlZ

Dal ragionamento cartesiano si deduce che la mente è indivisibile, immateriale, incorruttibile, immortale. Infatti, non è possibile scomporre il pensiero, ed esso non ha nulla a che fare con la materia, non essendo materiale non può essere corrotto non potendo essere corrotto è eterno ovvero immortale. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcT3arR57IRPUqF8MxB0ILBfzdNYVgRWkHQyF8FoRTpeSHFHUyi0MA

Cartesio afferma anche che è chiaro e distinto che il corpo e la materia sono altro dal pensiero. Ma cosa è un corpo? Per rispondere a questa domanda Cartesio propone l’esperimento della candela di cera. In questo esperimento egli passa ad osservare le caratteristiche della candela, che però quando essa è avvicinata alla fiamma mutano e cambiano completamente. https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2016/10/necrologie-574792.610x431.jpg

Forse era quello che penso ora: che la cera stessa cioè non fosse questa dolcezza del miele, né quella fragranza dei fiori, né il colore bianco, né la figura, né il suono, ma un corpo che poco fa mi appariva evidente in quei modi, ed ora in forme diverse. Cosa è dunque precisamente questo che immagino così? Consideriamo attentamente e, eliminato tutto ciò che non riguarda la cera, vediamo quel che rimane: certo null'altro che qualcosa di esteso, flessibile, mutevole. (Cartesio, Meditazioni metafisiche)

Anche se il dubbio ha sospeso il giudizio sull’esistenza della materia si può affermare con chiarezza e distinzione che essa è caratterizzata dall’estensione è cioè res extensa, la cui proprietà è quella di occupare un certo spazio e di essere in mutamento. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTvtJ0pRscPoMFU52dva94h0X5bjgnfLsD_-dBxkvc6A1xx3Im85g

Di questo genere sembrano essere la natura corporea comunemente intesa e la sua estensione; allo stesso modo la figura delle cose estese; ed allo stesso modo la loro quantità, la loro grandezza ed il numero; allo stesso modo il luogo nel quale si trovano, il tempo in cui durano e simili. (Cartesio, Meditazioni metafisiche)

Da ciò Cartesio definisce quali sono le manifestazioni della sostanza come ad esempio la figura e il movimento, il moto per sua caratteristica produce il mutamento e pertanto la materia sarà corruttibile e come tale anche divisibile. http://www.lagazzettadisansevero.it/wp-content/uploads/apple-rotten.jpg

A questo punto diviene possibile effettuare il confronto tra le due sostanze cartesiane res cogitans e res extensa le quali sono irriducibili l’una all’altra perché sostanzialmente differenti:

Dunque, in primo luogo, qui osservo che c'è una grande differenza tra la mente e il corpo: secondo la sua natura il corpo è sempre divisibile, la mente assolutamente indivisibile. Quando la considero, oppure considero me stesso in quanto sono soltanto una cosa che pensa, non posso distinguere in me nessuna parte, ma comprendo che sono una cosa del tutto unitaria ed integra; e sebbene la mente tutta quanta sembri essere unita a tutto il corpo, anche se viene tolto un piede, o un braccio o qualsiasi altra parte del corpo, capisco che non è stato perciò tolto nulla alla mia mente; e neanche le facoltà di volere, sentire, comprendere ecc. possono essere dette parti di essa, perché è una e medesima la mente che vuole, che sente, che comprende. Al contrario, nessuna cosa corporea o estesa può essere da me pensata, che non si possa dividere facilmente in parti col pensiero, e che io non comprenda come divisibile; e questa sola notazione , se non lo sapessi già in modo abbastanza chiaro da un'altra fonte, basterebbe ad insegnarmi che la mente è completamente diversa dal corpo. (Cartesio, Meditazioni metafisiche)

Menti e corpi sono due tipi di sostanze completamente eterogenee tra loro. La mente è libera di pensare, mentre i corpi sono caratterizzati dal determinismo meccanicistico. Gli animali, che per Cartesio non possiedono la res cogitans sono mere macchine, perché composti di sola sostanza estesa. Diversamente l’uomo è al contempo mente e corpo. È pertanto necessario stabilire come queste due sostanze possano interagire tra loro. Secondo Cartesio tale interazione avviene grazie alla ghiandola pineale (o epifisi) presente nel cervello. http://www.laviadelcuore.eu/images/Epifisi.jpg

Quando la res extensa del corpo umano entra in contatto con una altra res extensa, attraverso gli organi di senso, si produce in essi un mutamento che produce un movimento che viene trasmesso sempre in forma motoria alla ghiandola pineale la quale scuote la res cogitans e ciò permette la conoscenza. Così la res cogitans quando vuole compiere un’azione a sua volte scuote la ghiandola che trasmette movimento al corpo per realizzare l’azione pensata.

comprendo che la mente non è condizionata immediatamente da tutte le parti del corpo, ma soltanto dal cervello, o forse anche da una piccolissima parte di esso, cioè da quella in cui si dice che vi sia il senso comune; questa , ogni volta che è disposta allo stesso modo, fa sentire le stesse cose alla mente, anche se tuttavia le altre parti del corpo possono essere disposte in modi diversi tra loro, come provano innumerevoli esperienze, che non c'è bisogno qui di passare in rassegna (Cartesio, Meditazioni metafisiche)

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