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La Chiesa tra il XV e il XVI secolo

https://www.tgtourism.tv/wp-content/uploads/2015/12/Cupola-di-San-Pietro-esterno.jpg La Chiesa Cattolica tra il XV e il XVI secolo attraversava un momento di enorme crisi: già da diverso tempo vi era all'interno della comunità cristiana l’esigenza di una profonda riforma della Chiesa. Tuttavia queste aspettative erano state continuamente deluse, se si fa eccezione per la tolleranza rivolta agli ordini mendicanti, purché essi non assumessero apertamente posizioni eretiche. La chiesa si era sempre rifiutata di affrontare direttamente i mali che la affliggevano e in particolare si diffondeva la percezione, tra i fedeli, che all'aumentare del potere materiale della Chiesa vi fosse un irrimediabile allontanamento della Chiesa delle origini, che era si politicamente debole, ma moralmente molto più pura.

Dopo il Concilio di Firenze 1439, dov'è la stessa Chiesa Ortodossa, nel tentativo di salvare Costantinopoli, aveva fatto atto di sottomissione al Vescovo di Roma, l'autorità papale era cresciuta incredibilmente. Il Papa risultava essere un vero e proprio sovrano che controllava uno stato territoriale pluriregionale, ma tuttavia non disponeva di un esercito capace di permettergli di vincere le resistenze dei poteri periferici, e questo fattore contribuì in modo significativo a incrementare la corruzione attraverso una politica di compromesso con il riconoscimento del potere dei signori locali. Inoltre essendo la monarchia papale di tipo elettivo indusse molti pontefici a percorrere la strada del nepotismo, non soltanto prosciugando le casse della Chiesa in favore dei propri familiari, ma addirittura sfruttando il patrimonio di San Pietro per istituire nuovi feudi e Principati a favore dei propri parenti tra i casi più eclatanti vi è quello di Alessandro VI Borgia. http://www.lospettacolo.it/images/2013/3/2/borgia.jpg

Alessandro VI dedicò il suo pontificato all'innalzamento di se stesso e della sua famiglia. Viveva con lo stesso stile di vita degli altri principi italiani e anche con minor sobrietà, sempre accompagnato, anche in pubblico dalla sua compagna Giulia Farnese. Organizzava feste e ricevimenti dove venivano commessi ogni sorta di eccessi in violazione a tutte le norme legate al sacerdozio. Alessandro in politica estera si impegnò insieme al figlio Cesare Borgia, passato alla storia come il Valentino, a conquistare la Romagna e Ancona, per costruire un Principato per la sua famiglia. https://www.desordre.it/.a/6a00d8341ca4f953ef017ee92d7c29970d-600wi

I mali della chiesa erano sempre sotto gli occhi di tutti, quelli più radicati erano il concubinato degli ecclesiastici; la simonia cioè la vendita delle cariche ecclesiastiche; il mancato rispetto dell'obbligo della residenza di vescovi, abati e curati nel luogo d'ufficio; il cumulo delle prebende e dei benefici; le dispense dall'obbligo dell'esercizio del ministero ecclesiastico; Il mal costume dei sacerdoti, come libertà sessuale, ubriachezza e corruzione; l'ignoranza sia per quanto riguardava in latino che il leggere e scrivere, ma anche nella amministrazione dei sacramenti e nella celebrazione di riti.

In particolare il problema più scottante era quello delle indulgenze, cioè la remissione dei peccati tramite espiazione. La Chiesa invece di chiedere preghiere e fioretti per garantire il perdono aveva commutato i medesimi in denaro. Il credente poteva così comprare l'indulgenza per sé o poteva comprarla per le anime di un parente deceduto al fine di accelerare il passaggio dal Purgatorio al Paradiso. http://www.viaggio-in-germania.de/indulgenze2.jpg

Sì narra che i banditori delle indulgenze per invogliare i fedeli recitassero la filastrocca: appena il soldo in cassa rimbalza, l'anima via dal Purgatorio balza.

La Riforma luterana

La Riforma luterana principia con l’affissione da parte di Martin Lutero delle sue 95 tesi sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg. https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/20/Luther95theses.jpg Il tema principale delle 95 tesi era contrastare la pratica delle indulgenze. Secondo Lutero l'indulgenza non era soltanto uno squallido metodo di commercio, ma poggiava su una assurdità di tipo morale e teologico, infatti: come sarebbe possibile per la Chiesa vincolare le decisioni Divine? Soltanto Dio ha la potenza di imporre un castigo e conseguentemente di condonarlo o perdonarlo, ne consegue che anche l'autorità papale non ha alcun potere sulle anime del Purgatorio. Secondo Lutero anche se le preghiere possono aiutare a ricevere la grazia non è possibile con esse comprare il destino delle anime, tanto meno è possibile farlo con l’acquisto di un indulgenza, solo il pentimento ha valore, e non la penitenza.

Invitato a giustificarsi presso il Papa, Lutero approfondisce invece la sua critica imperniata sulla giustificazione per fede e conferma la sua idea di sacerdozio universale dei credenti, che implicava un rapporto diretto del fedele con Dio e riduceva il papato ha una mera istituzione umana.

Dopo la condanna papale Lutero si appellò all'Imperatore Carlo V; l’imperatore messo alle strette tra i principi che sostenevano Lutero e la Chiesa cattolica, convocò una Dieta presso Worms. In quella sede la maggioranza dei convenuti chiese a Lutero la ritrattazione delle sue tesi, ma egli si rifiutò provocando la condanna da parte dell'Imperatore. Lutero in preda alla scomunica e alla condanna Imperiale fu prelevato dall’elettore di Sassonia, suo protettore, da lì iniziò la stesura sistematica delle sue tesi che trovarono ampio consenso nei territori germanici anche per motivi spesso non legati alla fede.

Il luteranesimo, si diffuse rapidamente anche grazie all'uso della stampa e dell’uso della lingua volgare tedesca, per la prima volta la Bibbia veniva tradotta in volgare e questo fatto ebbe tra le altre conseguenze quello di far scendere l’analfabetismo.

Alla riforma luterana si collegano diversi movimenti sociali tra cui quello dei cavalieri tedeschi che scatenarono una guerra civile che però fu duramente repressa dai feudatari laici ed ecclesiastici. Nel 1524 scoppiò una grande rivolta contadina che tentò di ricollegarsi alle tesi luterane, ma che però fu duramente condannata dallo stesso Lutero e finì per essere stroncata ferocemente dai principi tedeschi:

Sì narra addirittura che Lutero abbia sostenuto la repressione con le seguenti parole:

che ragione c'è di mostrare ai contadini una clemenza tanto grande? Se ci sono innocenti in mezzo a loro, Dio saprà ben proteggerli e salvarli. Se Dio non li salva vuol dire che sono criminali... Ritengo che sia meglio uccidere i contadini che i principi e i magistrati, poiché i contadini prendono la spada senza l'autorità Divina. Nessuna misericordia nessuna pazienza verso i contadini, solo ira e indignazione di Dio e degli uomini..., per tutte queste ragioni scatenatevi salvateci, aiutateci, abbiate pietà di noi, sterminate, scannate e chi ha il potere lo usi.

La Riforma accese anche la lotta tra principi cattolici e principi luterani, che impegno Carlo V per un lungo periodo fino alla pace di Augusta del 1555, ivi si sanciva la divisione tra luterani e cattolici secondo la regola cuius regio eius religio, atto che contribuiva, insieme ad altri fattori, a far svanire il sogno di Carlo V di costruire un unico grande impero Cristiano.

La Riforma cattolica

 Mentre la riforma luterana dilagava in Europa, Enrico VIII dichiaro, per motivi tutt’altro che religiosi, la scissione della Chiesa inglese dalla Chiesa romana, dando avvio all’anglicanesimo e il calvinismo iniziò a prosperare in Francia ed in Svizzera. La Chiesa romana si trovò dunque accerchiata e di fatto costretta a reagire. A peggiorare le cose vi fu l’adesione da parte del Papa alla lega di Cognac promossa da Francesco I per indebolire l’impero di Carlo V. A seguito di questo evento Carlo V spedi un esercito di 12.000 mercenari in Italia, che non avendo ricevuto il pagamento, misero a sacco Roma nel 1527. https://milocca.files.wordpress.com/2015/06/akg2310814.jpg Fu un colpo psicologico terribile, era dal 410 che Roma non subiva una devastazione di tale portata (il famoso sacco di Alarico), per giunta i Lanzichenecchi di Carlo V erano quasi tutti luterani e consideravano Roma come la “nuova babilonia” per cui il saccheggio fu particolarmente cruento. Il concilio ecumenico sembrò quindi l’unico modo per mettere fine alle cruente opposizioni, questo era già stato chiesto proprio da Lutero, e dal suo fedele collaboratore Filippo Melantone, all’imperatore Carlo V e aveva trovato numerosi sostenitori anche nella Chiesa romana (l’opera di Erasmo, autorevole cattolico, aveva contribuito a diffondere l’idea di una riforma nel mondo cattolico). Tuttavia il Pontefice Clemente VII si era sempre opposto a tale idea, ma la situazione stava precipitando. Il nuovo Papa Paolo III Farnese, aveva dato avvio ad una serie di provvedimenti, ma essi risultavano lacunosi e sporadici, finché egli alla fine si decise a convocare il Concilio.

Ufficialmente il concilio era convocato per il 1542, ma non principiò prima del 1545 cioè dopo la pace di Crépy, termine della guerra tra Carlo V e Francesco I. La scelta del luogo sembrò essere un buon inizio, infatti, la città di Trento era cattolica e legata a Roma, ma era parte dell’Impero e quindi aperta anche ai luterani. Tuttavia alla fine i luterani decisero di non prendervi parte, per loro era irricevibile partecipare ad un Concilio che fosse svolto sotto la guida del Papa e a cui potessero partecipare solo gli ecclesiastici visto che i luterani professavano il sacerdozio universale. Il Concilio a causa di questa scelta partì subito “monco”, inoltre i partecipanti erano pochissimi circa una sessantina all’inizio e duecentotrentacinque nell’ultima; in fine va rilevato che a parteciparvi furono per tre quarti solo prelati italiani. Il concilio lavorò per circa vent’anni fatta salvo il periodo dal 1555 al 1559, quando salì al pontificato il cardinale Carafa, Paolo IV, da sempre ostile al Concilio e animatore dell’inquisizione, il quale stabilì «il crudele diritto di applicare la tortura indicata in genere con il subdolo termine di “rigoroso esame”»; anche se nel suo quinquennio il concilio non si riunì è la sua politica a condizionarne in buona parte le conclusioni del concilio. Alla fine il Concilio si concluse nel 1563. Esso fece si chiarezza su alcuni punti dogmatici e prese importanti provvedimenti riguardo ai doveri morali dei ecclesiastici, ma dall’altro costruì un clima di forte repressione ad ogni tendenza ereticale. Intanto venne istituito l’Ufficio del Sant’Uffizio a capo dell’Inquisizione romana https://fr.geneawiki.com/images/thumb/9/90/Italie-Rome-S._Maria_Sopra_Minerva_10573.JPG/320px-Italie-Rome-S._Maria_Sopra_Minerva_10573.JPG, furono compilati i nuovi criteri per compilare l’indice dei libri proibiti (dove finì anche l’opera di Copernico e quella di Telesio), fu lanciata una vera e propria campagna contro la stregoneria che dal 1550 al 1650 portò migliaia di donne al rogo e alla tortura. Nel mentre nel 1540 era nata la Compagnia di Gesù (i Gesuiti) che avrebbero avuto un ruolo importantissimo sia per la diffusione del messaggio cristiano nelle colonie sia per la battaglia alle eresie insieme al già agguerrito ordine dei Domenicani che deteneva i tribunali dell’inquisizione. È in questo clima che vanno lette le vicende tragiche che hanno coinvolto Bruno e Campanella, e poi lo stesso Galileo. Senza questo orizzonte è difficile spiegherebbe perché le riflessioni di Cusano e Copernico furono nel loro tempo tollerate, mentre quelle dei loro sventurati successori perseguitate e condannate. Scrive Ludovico Geymonat nella sua storia del pensiero scientifico che la Riforma Cattolica contribuì a bloccare lo sviluppo della scienza e della tecnica in Italia e nei paesi cattolici.

 

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