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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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Umano troppo umano è il monumento di una crisi. Si definisce un libro per spiriti liberi: quasi ogni proposizione vi esprime è una vittoria - per mezzo suo mi sono liberato da ciò che non apparteneva alla mia natura. Ciò che non mi appartiene è l'idealismo: il titolo dice "dove voi vedete cose ideali, io vedo - cose umane, ahi, troppo umane!" (Nietzsche, Ecce Homo)

Esauritosi l’entusiasmo giovanile per Wagner e Schopenhauer (Gli idoli della sua giovinezza non vengono più esaltati, come il mito della Grecia delle origini, in tal caso vengono apertamente rinnegati come Wagner) Nietzsche inizia una serrata critica ai principi della metafisica e ai valori della morale. Questa fase è definita illuministica.

È definitivamente abbandonato lo stile saggistico in favore di una scrittura per aforismi e brevi riflessioni che ha il compito di ribadire l'abbandono di ogni velleità sistematica così da ribadire l'attenzione sul particolare (ma forse è dovuta anche al peggioramento delle condizioni fisiche, in particolar modo della vista). La prospettiva adottata in quest'opera è quella antropologica che si avvale prevalentemente dell'analisi psicologica e genealogica.

L’opera è caratterizzata dallo smascheramento dal punto di vista storico e critico della metafisica, della religione, della morale, dell'arte e della cultura positivistica idealistica. Molti degli argomenti accennati in quest'opera saranno sviluppati negli anni successivi. Il filosofo tedesco si scaglia soprattutto contro l’invenzione della trascendenza e la divisione della realtà in due sfere separate e contrapposte: il mondo dei fenomeni e quello delle essenze.

Se il cristiano avesse ragione predicando un Dio vendicatore, il peccato universale, la predestinazione è il pericolo della dannazione eterna, sarebbe segno di stoltezza e di mancanza di carattere non farsi preti, apostoli o eremiti e non lavorare angosciati e tremanti unicamente alla propria salvezza; non avrebbe senso trascurare il premio eterno per la comodità temporanea. Presupposto che in genere si creda, il Cristiano comune è una figura miserevole, un uomo che veramente non sa contare fino a tre e che del resto, per la sua incapacità mentale, non meriterebbe di essere punito così duramente come il cristianesimo gli promette. (Nietzsche, Umano, troppo umano)

In particolar modo attacca l'idealismo filosofico, la pretesa dell'esistenza di una cosa in sé in polemica con Schopenhauer, critica la morale cristiana come ipotesi di virtù che viene interpretata invece come maschera di elementi opposti (essa non è espressione di altruismo, disinteresse e compassione, ma di egoismo, interesse e sopraffazione). Qui viene abbandonata anche l'idea romantica dell'artista come genio che coglie in qualche modo privilegiato l'assoluto in polemica con Wagner.

In quest'opera di dissacrazione dei falsi valori egli inizia a riaffermare la centralità dell'individuo nella figura dello “spirito libero" (liberato dalle convenzioni e dalle false credenze) ovvero l'uomo che mette in discussione tutti valori, anche quelli più indiscussi e ovvi, perché è consapevole di appartenere a un’epoca di decadenza che deve essere superata.

La condanna della trascendenza è implicata nella critica dei principi morali, che vengono ricostruiti in modo storico e genealogico, ossia vengono negati nella loro universalità e presentati come l’esito di un processo storico e di esigenze assolutamente umane. In particolar modo Nietzsche insiste nel negare la libertà di volere, non per contrapporre ad essa il vecchio determinismo, ma per combattere la concezione metafisica della libertà costruita in funzione di un sistema punitivo utile per mantenere assoggettati gli uomini. La libertà sarebbe il prodotto di un complesso e inconscio aggiustamento di istinti e condizionamenti, va quindi condannata ogni forma di legislazione punitiva.

La critica alla morale porta Nietzsche ad affermare il nichilismo che si concretizza nella morale degli schiavi, ispirata ai valori della pietà e della rassegnazione, e a cui il filosofo tedesco oppone la morale dei signori, che esaltando i valori della forza e della bellezza celebra la gioia e la vita terrena. Questo tema si sviluppa da prima in Aurora e la Gaia scienza, per essere ripresa poi con forza nell’Anticristo e in Genealogia della morale.

La morale degli schiavi nasce dal risentimento e dall’odio verso i signori, dall’incapacità del debole di sopraffare il più forte. L’unico modo che il debole ha per emarginare i più forti è creare un sistema di valori rovesciato, dove il migliore non è il più forte, colui che domina nella vita terrena, ma il debole, il rinunciatario, colui che si sottrae alla vita. Questo processo trova la sua origine nell’ebraismo e il suo compimento nel cristianesimo che promette un’altra vita a chi rinuncia a quella terrena.

 il concetto cristiano di Dio- Dio come divinità dei malati, Dio come regno, Dio come Spirito- è uno dei concetti più corrotti di Dio mai raggiunti al mondo; addirittura esso rappresenta forse nel processo di degradazione del tipo di vino, l'indice del livello più basso. Dio degenerato a contraddizione della vita, invece che essere nella trasfigurazione e l'eterno sì! invio la dichiarazione di ostilità alla vita, alla natura, alla volontà di vivere! Viola formula per ogni diffamazione dell'al di qua, per ogni menzogna dell'al di là! il nulla divinizzato, la volontà del nulla sacrificata in Dio. (Nietzsche, L’Anticristo)

La morale cristiana a poi trovato un alleato nel momento in cui ha incrociato la morale socratica. In Aurora Nietzsche discute le idee a fondamento della filosofia morale, in particolare il dovere di Kant e la compassione di Schopenhauer, riconducendole alla paura, all'insicurezza, al bisogno di approvazione da parte degli altri. La denuncia è contro la morale della rinuncia a se stessi, contro il sacrificio dell'individuo per la massa che è maschera del sacrificio della massa agli interessi dominanti.

 

La compassione si contrappone agli effetti tonici, quelli che crescano l'energia del sentimento Vitale: Essa ha un effetto deprimente. quando si compatisce si perde forza. col compatire la perdita di energia, che già di per sé il dolore arreca alla vita, si cresce e si moltiplica ancora. il soffrir se stesso diventa, attraverso il compatire, contagioso. (Nietzsche, L’Anticristo)

 

Infine l’accusa si estende a Kant che ha avuto la pretesa di ricondurre la morale a scienze e di farla scaturire direttamente da dentro il soggetto.

 

Kant, con “teutonica” innocenza, ha tentato di rendere scientifica questa forma di corruzione, questa carenza di coscienza intellettuale, col concetto della ragion pratica: a tale scopo inventò espressamente una ragione, in presenza della quale non ci si dovrebbe curare della ragione, e allorquando cioè la morale, la sublime esigenza del “tu devi” si fa sentire. (Nietzsche, L’Anticristo)

 

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