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Il pensiero kantiano non era mai stato del tutto abbandonato, in particolar modo ne era stato interprete Frederick Herbart (1776-1841), che aveva ereditato la cattedra di Kant a Konigsberg; egli si era battuto contro le filosofie idealistiche per riaffermare l'esistenza di un mondo oggettivo che per quanto non potesse essere conosciuto nella sua essenza è al centro della nostra cognizione della realtà. Tuttavia l'influenza dell'opera di Herbart è rimasta significativa entro i confini della logica, della psicologia e dell'Educazione. Sulle sue orme si muoveranno il filosofo Kuno Fischer, fisiologo Hermann von Helmholtz, lo psicologo Gustav Fechner e lo storico Eduard Zeller. In particolare quest’ultimo, annoverato tra i padri fondatori dell’epistemologia come scienza, si è espresso affinché la filosofia tornasse ad essere teoria generale del conoscere.

La vera e propria ripresa della tradizione kantiana avvenne nella seconda metà dell'800 in particolar modo intorno agli anni 60. Tale ripresa è fortemente influenzata dal positivismo che fonda sempre più le sue radici sul modello compiuto di conoscenza delle scienza fisica-matematica. Con il Positivismo il neocriticismo condivide l’idea che la filosofia sia soprattutto una riflessione epistemologica (cioè sui metodi che rendono possibile la conoscenza umana), ma si distacca dall’idea dogmatica che i positivisti hanno della scienza. Essi rifiutano sia la riduzione materialistica fatta dai positivisti (e dai marxisti così detti ortodossi) sia dall’idea idealista che la realtà sia riconducibile allo Spirito. I maggiori centri di ripresa del kantismo furono la scuola di Baden e quella di Marburgo.