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Destra e sinistra hegeliana

Nel 1836 David Strauss rifacendosi alla disposizione delle forze politiche del parlamento francese coniò i termini "destra" e "sinistra" hegeliana. I primi erano i vecchi hegeliani che consideravano il pensiero di Hegel compatibile con il cristianesimo e con le condizioni storiche sociali in atto. I secondi erano i giovani hegeliani che non solo vedevano l'incompatibilità tra hegelismo e cristianesimo, ma tendevano a dare interpretazione originale del pensiero di Hegel da cui partire per una critica radicale alle istituzioni conservatrici

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La destra hegeliana era rappresentata da Carl Friedrich Göschel (1781-1861) Kasimir Conradi (1784-1849) Georg Andreas Gabler (1786-1853); questi autori tendevano a leggere il sistema hegeliano come completo e senza necessità di ulteriori aggiustamenti, come strumento che giustificava e descriveva la realtà. Essi puntavano l’accento non sul movimento e la dinamica dialettica, ma sul punto d’arrivo ovvero l’identità di reale e razionale.

Schematicamente gli autori della destra hegeliana affermavano la conciliabilità del pensiero di Hegel con il cristianesimo, esso infatti rappresentava una manifestazione dell’assoluto. https://www.centroastalli.it/wp-content/uploads/2021/06/Origini-del-cristianesimo-1.jpg Inoltre consideravano la società figlia della restaurazione come la realizzazione dello spirito assoluto e dunque il suo punto di arrivo, da ciò conseguiva anche la giustificazione delle istituzioni presenti, in particolare quelle prussiane. La filosofia hegeliana era lo strumento per giustificare lo stato attuale e dimostrare che con la realizzazione dell’assoluto si era giunti all’apice della storia. https://www.prometheus-studio.it/filosofia_e_storia/wp-content/uploads/2020/01/Restaurazione-cover.jpg

La sinistra hegeliana era rappresentata da David Strauss, Bruno Bauer (che in precedenza era stato vicino alla destra), Arnold Ruge e con posizioni decisamente eterodosse Max Stirner. Questi giovani hegeliani intendono la filosofia di Hegel come un punto di partenza per nuove analisi e riflessioni. Essi considerano centrale la dialettica con il suo inarrestabile movimento progressivo.

Schematicamente gli autori della sinistra sostengono che la religione, il cristianesimo, siano fenomeni da superare e da lasciare alle spalle così come secondo loro aveva già fatto Hegel nel passaggio dialettico dalla religione alla filosofia. https://slideplayer.it/slide/1824620/9/images/13/Lo+spirito+giunge+alla+perfezione+dell%E2%80%99autoconoscenza.jpg Inoltre essi considerano le contradizione storiche politiche presenti non giustificabili, ma elementi che dimostrano la necessità di un ulteriore passaggio dialettico che porti al loro superamento.

David Strauss (1808-1874) in particolare attribuisce al cristianesimo solo la funzione di mito, ed esclude che esso possa compiutamente rappresentare l’assoluto. Rifacendosi a Spinosa nega a Dio la possibilità di intervenire con i miracoli nelle vicende umane, violando le sue stesse leggi, e rivendica l’esclusiva concatenazione causale degli eventi. L’unica fede possibile è il panteismo, dove non c’è un Dio esterno al mondo, ma il mondo e il divino coincidono e tutto è regolato solo dalle leggi di natura. https://image.slidesharecdn.com/panteismo-160609095218/95/panteismo-1-638.jpg?cb=1465465988

Bruno Bauer (1809-1882) estremizzando le posizioni di Strauss affermerà che la religione rivelata è menzogna https://i0.wp.com/leccezionale.it/wp-content/uploads/2014/06/Pinocchio-1-550x340.jpg e che la filosofia deve contrapporvisi per affermare la verità. Il divino, l’infinito, va risolto nell’autocoscienza, ovvero nella mente dell’uomo.

Arnold Ruge (1802-1880) affermerà che l’identità di reale e razionale non è la condizione in cui si trova la storia dell’umanità, ma è piuttosto un ideale regolativo, una meta da raggiungere attraverso la lotta politica, questa idea lo porterà a fondare gli “annali tedeschi” a cui collaborerà anche il giovane Karl Marx. https://www.sololibri.net/IMG/arton144008.jpg

Max Stirner (1806-1856) affermerà, anticipando Luddwing Feuerbach, che Dio non è nient’altro che una proiezione dell’uomo http://www.tecnomodel-treni.it/img_big/25463-0.jpg?1540997549, ma a differenza di Feuerbach egli rifiuterà l’idea di sostituire a Dio l’uomo. Qualsiasi cosa venga sostituita a Dio, sacra o profana, non fa altro che negare la libertà del singolo uomo secondo Stirner. Il processo di emancipazione dell’uomo deve invece liberarlo da tutte le istituzioni, la società dovrebbe diventare il luogo dove ogni individuo persegue il suo interesse. Queste tesi furono successivamente ritenute un punto di riferimento per il movimento anarchico europeo. https://www.rivoluzioneanarchica.it/wp-content/uploads/2023/01/Mikhail-Bakunin.gif

Ludwig Feuerbach (1804-1872)

Ludwig Feuerbach nacque nel 1804 a Landshut in Baviera. Dopo aver studiato teologia all'Università di Heidelberg si trasferì, nel 1824, a Berlino per seguire le lezioni di Hegel che lo convinsero a dedicarsi alla filosofia. Proseguì gli studi a Erlangen dove nel 1828 conseguì la laurea e la libera docenza. Tra il 1829 e il 1836 tenne una serie di corsi nel tentativo di essere nominato professore straordinario ma senza successo. Nel 1830 diede alle stampe in modo anonimo i Pensieri sulla morte e sull'immortalità dell'anima dove veniva negata l'immortalità dell'anima individuale in modo esplicito. L'anonimato fu scelto nella speranza di non veder compromessa la sua carriera accademica, ma ben presto lo scritto venne attribuito a lui con la conseguente esclusione da ogni possibile carriera universitaria. Feuerbach fu così costretto a lasciare Berlino e a vivere in modo gramo e appartato. Dal 1838 inizia a collaborare con Arnoldo Rouge agli Annali di Halle. Ritiratosi a Blrukberg, dove si trovava la fabbrica di porcellana di cui era comproprietaria la moglie, si dedicò allo studio della filosofia moderna e pubblicò le sue opere principali: L'essenza del Cristianesimo nel 1841, le Tesi provvisorie per la riforma della filosofia nel 1843, i Principi della filosofia dell'avvenire nel 1843, L'essenza delle religioni nel 1846. Dopo aver raggiunto una certa notorietà durante le rivoluzioni del 1848, morì nel 1872 a causa di un doppio attacco trombosi che lo aveva progressivamente ridotto a uno stato semi vegetativo.

Nei Pensieri sulla morte e l’immortalità  Feuerbach distingue tre grandi epoche: quella antica in cui non c’era fede nell’immortalità, quella medioevale dove l’immortalità era accettata ma riferita alla comunità dei fedeli, quella moderna dove l’immortalità diviene per la prima volta prerogativa dell’individuo. In particolare in questa ottica la vita terrena resta solo un ombra rispetto alla vita dell’aldilà. https://www.gioiellinascostidivenezia.it/wp-content/uploads/2018/07/Jacopo-Tintoretto-Il-Paradiso.jpg Tuttavia avvalendosi delle categorie hegeliane si può superare questa condizione, la morte è reale solo dal punto di vista dell’individuo, è il finito in quanto finito a cessare, non il finito in quanto determinazione dell’infinito. Non esiste secondo Feuerbach l’immortalità personale, ma solo quella reale del finito nell’infinito. Da queste tesi seguiva la critica al Teismo e l’esaltazione della vita terrena.

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Il nucleo della filosofia di Feuerbach è rappresentato dalla critica a Hegel sul rapporto tra soggetto ed oggetto e dalla demolizione dell’idea di Dio come essere trascendente che ha creato l’uomo.

La prima tesi è affrontata da Feuerbach criticando l’idea hegeliana che non vi sia un vero e proprio cominciamento, un presupposto necessario da cui si origini ogni possibile descrizione filosofica. La pretesa hegeliana che il filosofare potesse partire direttamente dalla contrapposizione delle categorie generali di essere e nulla, da cui derivava il divenire, è messo in discussione facendo notare che l’essere generale senza alcuna determinazione, ovvero l’essere in astratto, coincide con il nulla. Da ciò scaturisce la necessità di far cominciare la riflessione filosofica dal concreto, dal reale.

Da questa riflessione scaturisce la necessità di un’inversione rispetto alla filosofia hegeliana tra soggetto e predicato, solo l’essere concreto è reale, pertanto solo l’individuo può essere soggetto, mentre il pensiero che è sempre pensiero di un soggetto in carne e ossa, storicizzato in preciso momento, non può che essere predicato. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRczPRLDESGW-w-3gpYisckY_dVYWx9cOi_PNI_I4bE1lgPqUV1

Il pensiero deriva dall’essere, ma non l’essere dal pensiero

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La seconda tesi riguarda l’invenzione di Dio, infatti secondo Feuerbach non è Dio a creare l’uomo, ma l’uomo a creare Dio. L’imperfetta e drammatica condizione umana pone l’uomo a percepirsi come debole e incapace di soddisfare ai propri desideri. Per questo l’uomo è portato a proiettare la propria essenza fuori di sé, in un essere che abbia in sé tutte le caratteristiche dell’uomo portate alla perfezione. Un Dio dunque che possa realizzare i desideri dell’uomo. https://disciplinegeometriche.files.wordpress.com/2019/01/img_0027.jpg?w=660 Questa proiezione che l'uomo fa della propria essenza in un essere esterno (Dio) produce alienazione e sofferenza, perché l’uomo si priva delle proprie caratteristiche e dell’amore che merita, attribuendo tutto ciò a Dio. Anche in questo caso siamo di fronte ad una inversione tra soggetto e predicato. Se l’uomo vuole riacquistare la sua dignità deve rimpadronirsi della sua essenza, questo può avvenire solo tramite l’ateismo. Una volta riappropriatisi della propria essenza gli uomini, intesi come umanità nel suo complesso, possono considerarsi essi stessi Dio, infatti se individualmente gli uomini sono fragili ed impossibilitati a realizzarsi, collettivamente l’umanità può raggiungere la realizzazione. Da ciò segue la sostituzione della religione con una sorta di antropoteismo fondato sulla filantropia, lo stesso amore che era rivolto a Dio va rivolto all’uomo. https://www.economymagazine.it/wp-content/uploads/2022/09/ww-copia.jpg

Una volta che l'uomo ha recuperato la sua dimensione reale, ovvero quella di persona in carne ed ossa, può riappropriarsi anche del sentimento dell'amore che fino a quel momento era prerogativa solo di Dio https://www.raiplayradio.it/cropgd/252x252/dl/img/2018/08/30/1535636963803_heart-2965839_1920 Cropped.jpg. Feuerbach afferma che l'esperienza dell'amore è l'essenza propria dell'uomo: un amore caratterizzato da passione, sensibilità e desiderio.

La riappropriazione di questo sentimento conduce l'uomo a riscoprire la sua dimensione sociale. Infatti la realizzazione dei suoi sentimenti sono possibili solo attraverso la relazione con gli altri. https://confluentes.org.br/wp-content/uploads/2022/05/Confluentes-29-1.png Per speigare questo concetto Feuerbach porta ad esempio il fatto che per dar origine a un nuovo individuo sia in senso spirituale che in senso fisico è indispensabile l'amore tra due persone.

L'elemento della socialità emerge anche nell'obiettivo principale dell'uomo, cioè la ricerca della felicità. Innanzi tutto la felicità non può essere ricercata con la rinuncia come ha professato il cristianesimo, ma nenache attraverso il predominio di inclinazioni unilaterali. Secondo il filosofo bavarese, infatti, l'uomo è veramente felice quando lo sono anche gli altri https://www.radiomontecarlo.net/userUpload/gentili.jpg, pertanto tra i nuovi valori della nuova filosofia antropologica vi sarà sia la cura della propria dimensione naturale sia la cura della dimensione eudemonistica dell'uomo: se l'uomo è felice quando lo sono anche gli altri esseri che vivono con lui, ne segue che egli deve prestare attenzione all'effetto che le sue azioni possono avere sugli altri.

Da questa nuova propsettiva nasce anche quella che verrà definità da Feuerbach "filosofia relazionale dell'Io e del tu" e che dovrebbe realizzarsi in una sorta di società socialista di cui pero il filosofo lascia indeterminati i caratteri politici.

Con la rivalutazione della componente materialistica diviene centrale anche la cura del corpo attraverso l'alimentazione, infatti, il cibo non è soltanto la condizione del nostro mantenimento, ma il fondamento di tutti i prodotti che l'uomo in quanto corpo può produrre compresi quelli spirituali: la filosofia, l'arte, la scienza, la politica, etc. Con il fallimento della rivoluzione del '48 e il contestuale affermarsi del positivismo e dlla cultura scientifica, Feuerbach concentrerà sempre di più il suo interesse su questo aspetto materiale. È in quest'ottica che va letta la sua recensione alla Teoria della nutrizione (1850) di Jacob Moleschott.

In questo scritto (dove ritroviamo la famosa frase L'uomo è ciò che mangia) Feuerbach rivendica la sua visione materiale dell'uomo e propone che anche le manifestazioni più alte dell'esistenza umana siano determinate dall'alimentazione. Da ciò segue che la sconfitta dei moti rivoluzionari del Popolo tedesco nel '48 e la conseguente Vittoria dei reazionari sarebbe dovuta alla cattiva alimentazione dei tedeschi: in particolare è messo sotto accusa l'eccessivo consumo di patate e viene proposto in alternativa ad esso un maggior consumo di legumi che fornirà più fosforo al cervello così da garantire esiti politici migliori. https://spettacoli.tiscali.it/export/sites/spettacoli/.galleries/16/trinita3.jpg_1869580913.jpg

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