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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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 Nel 1919 Bertrand Russell pubblicava sulla rivista Athenaeum le implicazioni derivanti dai dati raccolti dagli scienziati inglesi guidati da Arthur Eddington sull’eclissi che avrebbe dovuto confermare o smentire la teoria generale della relatività di Einstein https://stardate.org/sites/default/files/images/gallery/einstein_eclipse.jpg Pochi anni dopo nel 1925 lo stesso Russell pubblicò The ABC of Relativity offrendo una prima esposizione divulgativa al grande pubblico della teoria einsteiniana avviando quella che sarebbe diventata una proficua collaborazione e fedele amicizia.

Entrambi gli scienziati se pur in modo differente avevano condannato la prima guerra mondiale https://www.documentazione.info/sites/default/files/field/image/guerra_epocale_prima_guerra_mondiale_mostra_5_1.jpg: Einstein con il Manifesto agli europei dell’ottobre del 1914; Russell attraverso numerose azioni politiche e diversi scritti tra cui Why men fight e Justice in War-time oltre a diversi articoli che gli costarono anche sei mesi di carcere per le sue tesi sul diritto all’obiezione di coscienza.

Le parole di Einstein e quelle di Russell sul primo conflitto mondiale mantengono ancora oggi tutta la loro carica pedagogica e politica. Einstein nel suo appello profetizzava che:

La lotta che infuria oggi non produrrà probabilmente alcun vincitore; lascerà probabilmente solo i vinti. Pertanto, sembra non solo buono, ma piuttosto amaramente necessario che gli uomini istruiti di tutte le nazioni esercitino la loro influenza in modo tale che, qualunque sia la fine ancora incerta della guerra, i termini di pace non diventeranno la fonte delle future guerre. (Einstein, Manifesto agli europei)

Cosa che purtroppo puntualmente accadde ponendo le basi per lo scoppio della tragica e terrificante seconda guerra mondiale. https://tuttoin1.it/wp-content/uploads/2020/05/seconda-guerra-mondiale.jpg  Bertrand Russell in modo ancora più provocatorio ammoniva che:

Il male peggiore che il nemico potrebbe infliggere con una pace sfavorevole, sarebbe un’inezia se paragonata al male che ogni nazione si infligge continuando a combattere. (Russell,  Perché gli uomini fanno la guerra)

L’amicizia tra i due ebbe modo di cimentarsi ulteriormente quando Russell, rimasto bloccato in America allo scoppio della seconda guerra mondiale, fu violentemente attaccato per le tesi espresse in Matrimonio e morale. https://www.picclickimg.com/7DkAAOSwg2FkIZH3/Bertrand-Russell-MATRIMONIO-E-MORALE-Longanesi.webp Einstein come molti altri intellettuali, tra cui John Dewey, ne prese le difese. In quel periodo Russell passò diversi mesi a Princeton dove ricorda:

Qui ebbi modo di conoscere Einstein abbastanza bene. Solevo recarmi a casa sua una volta la settimana per discutere con lui, Godel e Paoli. (Russell, Autobiografia)

Ma mentre in passato l’atteggiamento dei due verso la politica e il pacifismo si era manifestato in modo di diverso i due finirono per convergere al termine della seconda guerra mondiale, quando il diffondersi delle armi atomiche https://www.greenme.it/wp-content/uploads/2020/08/hiroshima-bomba.jpg e l’accentuarsi delle tensioni tra USA e URSS li portarono a combattere a fianco per il disarmo e la pace nel mondo.

Einstein era intervenuto pubblicamente nell’agosto del 1948 ricordando che l’umanità pur essendo capace di ottenere grandissimi risultati nel campo della scienza e della tecnica non era stata in grado di trovare soluzioni adeguate ai conflitti politici:

L’uomo non è riuscito a sviluppare forme di organizzazione politica ed  economica che garantiscano una coesistenza pacifica tra le nazioni. Non è riuscito a costruire il tipo di sistema capace di eliminare la possibilità della guerra e di bandire per sempre i micidiali strumenti di distruzione di massa. (Einstein, Un messaggio agli intellettuali)

Einstein auspicava il superamento dell’assetto politico del suo tempo.  In una lettera aperta all’assemblea delle Nazioni Unite https://nena-news.it/wp-content/uploads/2017/11/Partizione.jpg dell’ottobre del 1947 sosteneva la necessità di un governo mondiale dove USA e Russia avrebbero potuto partecipare sulla base di un criterio di completa uguaglianza, anticipando come in effetti si verificherà, che la rivalità tra le nazioni non è di tipo ideologico e che se anche i due paesi fossero stati entrambi comunisti o entrambi capitalisti la rivalità, in assenza di un governo mondiale, avrebbe comunque portato a tensioni e conflitti tra i due paesi. https://www.startmag.it/wp-content/uploads/usa-vs-russia.jpg Un governo mondiale che avrebbe dovuto avere come unico scopo la garanzia della sicurezza, della tranquillità e del benessere per tutta l’umanità.

L’11 febbraio del 1955 Russell, spinto dall’angoscia per la corsa agli armamenti, scrive ad Einstein:

Penso che gli scienziati di grande nome dovrebbero intervenire energicamente per far comprendere all’opinione pubblica e ai governi che stiamo andando incontro a disastri immani. Ritiene che sarebbe possibile ottenere che alcuni uomini, diciamo sei, di altissimo pregio scientifico, capeggiati da lei, firmassero una dichiarazione solenne sull’assoluta necessità di evitare la guerra?

 Einstein accettò la proposta, come testimonia la lettera di risposta inviata il 16 febbraio; Ricorda Russell che 

Mi rispose pieno di entusiasmo per il progetto....mi pregava di non abbandonare l'idea e di scrivere io stesso la dichiarazione (Russell, Autobiografia)

Russell stese la bozza del testo e lo inviò ad Einstein, fu l’ultimo atto di Albert Einstein che moriva poco dopo il 18 aprile del 1955. La bozza fu sottoscritta da diverse personalità Il testo venne presentato a Londra il 9 luglio del 1955 in occasione della viglia dell’incontro dei “Quattro Grandi” (Usa, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica) del 18 luglio a Ginevra https://c8.alamy.com/compit/2a2b0nc/riunione-in-una-sala-conferenze-durante-il-vertice-di-ginevra-una-riunione-degli-usa-urss-gran-bretagna-e-francia-che-ha-avuto-luogo-dal-18-al-23-luglio-1955-2a2b0nc.jpg I giornalisti furono colpiti dal modo drammatico in cui era giunta la firma di Einstein, cioè in contemporanea con la sua morte,  e per questo da quel momento il manifesto venne chiamato Dichiarazione Einstein-Russell

Di seguito il testo completo che vale come testamento intellettuale dei due scienziati sul problema dei conflitti:

In considerazione del fatto che in ogni futura guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e che tali armi mettono in pericolo la continuazione stessa dell’esistenza dell’umanità, noi rivolgiamo un pressante appello ai governi di tutto il mondo affinché si rendano conto e riconoscano pubblicamente che i loro obbiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e li invitiamo, di conseguenza, a cercare mezzi pacifici per la soluzione di tutte le questioni controverse tra loro.

Nella tragica situazione che l’umanità si trova ad affrontare, riteniamo che gli scienziati debbano riunirsi per valutare i pericoli sorti come conseguenza dello sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere una risoluzione nello spirito del documento che segue. Non parliamo, in questa occasione, come appartenenti a questa o a quella nazione, continente o credo, bensì come esseri umani, membri del genere umano, la cui stessa sopravvivenza è ora in pericolo. https://3.bp.blogspot.com/-qjagb_1oxlk/Vy0h9OnTZSI/AAAAAAAAMLU/xKJzEPg7Y3cP8aJAz4YPSpryTfCZAjr5QCLcB/s1600/moore-umanita.jpg Il mondo è pieno di conflitti, e su tutti i conflitti domina la titanica lotta tra comunismo e anticomunismo. Chiunque sia dotato di una coscienza politica avrà maturato una posizione a riguardo. Tuttavia noi vi chiediamo, se vi riesce, di mettere da parte le vostre opinioni e di ragionare semplicemente in quanto membri di una specie biologica la cui evoluzione è stata sorprendente e la cui scomparsa nessuno di noi può desiderare.

Tenteremo di non utilizzare parole che facciano appello soltanto a una categoria di persone e non ad altre. Gli uomini sono tutti in pericolo, e solo se tale pericolo viene compreso vi è speranza che, tutti insieme, lo si possa scongiurare.

Dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo. Dobbiamo imparare a domandarci non già quali misure adottare affinché il gruppo che preferiamo possa conseguire una vittoria militare, poiché tali misure ormai non sono più contemplabili; la domanda che dobbiamo porci è: “Quali misure occorre adottare per impedire un conflitto armato il cui esito sarebbe catastrofico per tutti?” La gente comune, così come molti uomini al potere, ancora non ha ben compreso quali potrebbero essere le conseguenze di una guerra combattuta con armi nucleari. Si ragiona ancora in termini di città distrutte. Si sa, per esempio, che le nuove bombe sono più potenti delle precedenti e che se una bomba atomica è riuscita a distruggere Hiroshima, una bomba all’idrogeno potrebbe distruggere grandi città come Londra, New York e Mosca.

È fuor di dubbio che in una guerra con bombe all’idrogeno verrebbero distrutte grandi città. Ma questa non sarebbe che una delle tante catastrofi che ci troveremmo a fronteggiare, e nemmeno la peggiore. Se le popolazioni di Londra, New York e Mosca venissero sterminate, nel giro di alcuni secoli il mondo potrebbe comunque riuscire a riprendersi dal colpo. Tuttavia ora sappiamo, soprattutto dopo l’esperimento di Bikini, che le bombe atomiche possono portare gradatamente alla distruzione di zone molto più vaste di quanto si fosse creduto. https://www.ilmessaggero.it/photos/MED/54/32/1465432_bombah.jpg 

Fonti autorevoli hanno dichiarato che oggi è possibile costruire una bomba 2500 volte più potente di quella che distrusse Hiroshima. Se fatta esplodere a terra o in mare, tale bomba disperde nell’atmosfera particelle radioattive che poi ridiscendono gradualmente sulla superficie sotto forma di pioggia o pulviscolo letale. È stato questo pulviscolo a contaminare i pescatori giapponesi e il loro pescato.

Nessuno sa con esattezza quanto si possono diffondere le particelle radioattive, ma tutti gli esperti sono concordi nell’affermare che una guerra con bombe all’idrogeno avrebbe un’alta probabilità di portare alla distruzione della razza umana. Si teme che l’impiego di molte bombe all’idrogeno possa portare alla morte universale – morte che sarebbe immediata solo per una minoranza, mentre alla maggior parte degli uomini toccherebbe una lenta agonia dovuta a malattie e disfacimento. In più occasioni eminenti uomini di scienza ed esperti di strategia militare hanno lanciato l’allarme. Nessuno di loro afferma che il peggio avverrà per certo. Ciò che dicono è che il peggio può accadere e che nessuno può escluderlo. Non ci risulta, per ora, che le opinioni degli esperti in questo campo dipendano in alcuna misura dal loro orientamento politico e dai loro preconcetti. Dipendono, a quanto emerso dalle nostre ricerche, dalla misura delle loro competenze. E abbiamo riscontrato che i più esperti sono anche i più pessimisti.

Questo dunque è il problema che vi poniamo, un problema grave, terrificante, da cui non si può sfuggire: metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra? È una scelta con la quale la gente non vuole confrontarsi, poiché abolire la guerra è oltremodo difficile. Abolire la guerra richiede sgradite limitazioni alla sovranità nazionale. Ma forse ciò che maggiormente ci impedisce di comprendere pienamente la situazione è che la parola “umanità” suona vaga e astratta. Gli individui faticano a immaginare che a essere in pericolo sono loro stessi, i loro figli e nipoti e non solo una generica umanità. Faticano a comprendere che per essi stessi e per i loro cari esiste il pericolo immediato di una mortale agonia. E così credono che le guerre potranno continuare a esserci, a patto che vengano vietate le armi moderne.

Ma non è che un’illusione. Gli accordi conclusi in tempo di pace di non utilizzare bombe all’idrogeno non verrebbero più considerati vincolanti in tempo di guerra. Con lo scoppio di un conflitto armato entrambe le parti si metterebbero a fabbricare bombe all’idrogeno, poiché se una parte costruisse bombe e l’altra no, la parte che ha fabbricato le bombe risulterebbe inevitabilmente vittoriosa. Tuttavia, anche se un accordo alla rinuncia all’armamento nucleare nel quadro di una generale riduzione degli armamenti non costituirebbe la soluzione definitiva del problema, avrebbe nondimeno una sua utilità. In primo luogo, ogni accordo tra Oriente e Occidente è comunque positivo poiché contribuisce a diminuire la tensione internazionale. In secondo luogo, l’abolizione delle armi termonucleari, nel momento in cui ciascuna parte fosse convinta della buona fede dell’altra, diminuirebbe il timore di un attacco improvviso come quello di Pearl Harbour, timore che al momento genera in entrambe le parti uno stato di agitazione. Dunque un tale accordo andrebbe accolto con sollievo, quanto meno come un primo passo.

La maggior parte di noi non è neutrale, ma in quanto esseri umani dobbiamo tenere ben presente che affinché i contrasti tra Oriente e Occidente si risolvano in modo da dare una qualche soddisfazione a tutte le parti in causa, comunisti e anticomunisti, asiatici, europei e americani, bianchi e neri, tali contrasti non devono essere risolti mediante una guerra. È questo che vorremmo far capire, tanto all’Oriente quanto all’Occidente.

Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perché non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un’estinzione totale.

Invitiamo questo congresso, e per suo tramite gli scienziati di tutto il mondo e la gente comune, a sottoscrivere la seguente mozione:

In considerazione del fatto che in una futura guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e che tali armi sono una minaccia alla sopravvivenza del genere umano, ci appelliamo con forza a tutti i governi del mondo affinché prendano atto e riconoscano pubblicamente che i loro obbiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e di conseguenza li invitiamo a trovare mezzi pacifici per la risoluzione di tutte le loro controversie. https://parrstrambi.diocesimacerata.it/wp-content/uploads/2022/03/Colomba-pace-titolo.jpeg 

Albert Einstein Bertrand Russell Max Born (Premio Nobel per la fisica) Percy W. Bridgman (Premio Nobel per la fisica) Leopold Infeld (Professore di fisica teorica) Frédéric Joliot-Curie (Premio Nobel per la chimica) Herman J. Muller (Premio Nobel per la fisiologia e medicina) Linus Pauling (Premio Nobel per la chimica) Cecil F. Powell (Premio Nobel per la fisica) Józef Rotblat (Professore di fisica) Hideki Yukawa (Premio Nobel per la fisica)

Il manifesto diede avvio nel 1957 all’organizzazione non governativa Conferenza di Pugwash per la Scienza e gli Interessi del Mondo che nel 1995 avrebbe ricevuto il premio Nobel per la pace. https://pugwashconferences.files.wordpress.com/2014/02/1995_oslo.jpg 

Russell continuerà le sue battaglie per il disarmo fino alla fine della sua vita istituendo anche il Tribunale Russell per i crimini di guerra insieme al filosofo Jean Paul Sartre https://fzelmarmichelini.org/web/images/Zelmar/ZelmarTRbaja.jpg 

Ottobre 1914 - Albert Einstein Manifesto agli europei

Mentre la tecnologia e il traffico ci guidano chiaramente verso un effettivo riconoscimento delle relazioni internazionali, e quindi verso una comune civiltà mondiale, è anche vero che nessuna guerra ha mai interrotto così intensamente il comunalismo culturale del lavoro cooperativo come fa questa guerra attuale. Forse siamo giunti a una consapevolezza così saliente solo a causa dei numerosi legami comuni di un tempo, la cui interruzione ora percepiamo così dolorosamente.

Anche se questo stato di cose non dovesse sorprenderci, coloro il cui cuore è per lo meno preoccupato della comune civiltà mondiale, avrebbero il doppio obbligo di lottare per il rispetto di quei principi. Quelli, tuttavia, di cui ci si dovrebbe aspettare tali convinzioni - cioè, principalmente, scienziati e artisti - hanno finora pronunciato quasi esclusivamente affermazioni che suggerirebbero che il loro desiderio per il mantenimento di queste relazioni è svanito in concomitanza con l'interruzione delle relazioni. Hanno parlato con spirito marziale spiegabile - ma hanno parlato meno di tutti della pace.

Un tale stato d'animo non può essere scusato da alcuna passione nazionale; è indegno di tutto ciò che il mondo ha fino ad oggi compreso dal nome della cultura. Se questo stato d'animo dovesse raggiungere una certa universalità tra i colti, questo sarebbe un disastro. Non sarebbe solo un disastro per la civiltà, ma - e ne siamo fermamente convinti - un disastro per la sopravvivenza nazionale dei singoli stati - la vera causa per cui, in definitiva, tutta questa barbarie è stata scatenata.

Attraverso la tecnologia il mondo è diventato più piccolo; gli stati della grande penisola d'Europa appaiono oggi vicini l'uno all'altro come le città di ogni piccola penisola mediterranea apparivano in tempi antichi. Nei bisogni e nelle esperienze di ogni individuo, basato sulla sua consapevolezza di molte relazioni, l'Europa - si potrebbe quasi dire il mondo - si delinea già come un elemento di unità.

Sarebbe quindi un dovere degli europei colti e benintenzionati di fare almeno il tentativo di impedire all'Europa - a causa della sua organizzazione carente nel suo complesso - di subire lo stesso tragico destino dell'antica Grecia una volta. Anche l'Europa si esaurirebbe gradualmente e in tal modo perirebbe la guerra fratricida?

La lotta che infuria oggi non produrrà probabilmente alcun vincitore; lascerà probabilmente solo i vinti. Pertanto, sembra non solo buono, ma piuttosto amaramente necessario che gli uomini istruiti di tutte le nazioni esercitino la loro influenza in modo tale che, qualunque sia la fine ancora incerta della guerra, i termini di pace non diventeranno la fonte delle future guerre. Il fatto evidente che attraverso questa guerra tutte le condizioni relazionali europee sono scivolate in uno stato instabile e plastificato, piuttosto dovrebbe essere usato per creare un intero europeo organico. Le condizioni tecnologiche e intellettuali per questo sono esistenti.

Non è necessario qui deliberare in quale modo questo (nuovo) ordinamento in Europa sia possibile. Vogliamo semplicemente sottolineare in modo molto radicale che siamo fermamente convinti che sia giunto il momento in cui l'Europa deve agire come una sola per proteggere la sua terra, i suoi abitanti e la sua cultura. A tal fine, sembra innanzi tutto una necessità che tutti coloro che hanno un posto nel loro cuore per la cultura e la civiltà europea, in altre parole, coloro che possono essere chiamati nelle parole preveggenti di Goethe "buoni europei", si uniscano. Perché non dobbiamo, dopo tutto, rinunciare alla speranza che le loro voci sollevate e collettive - anche sotto il frastuono delle armi - non risuonino inascoltate, soprattutto, se tra questi "buoni europei di domani" troviamo tutti quelli che godono di stima e autorità tra i loro coetanei istruiti.

Ma è necessario che gli europei si uniscano per primi, e se - come speriamo - si possano trovare europei europei in Europa, cioè persone a cui l'Europa non è solo un concetto geografico, ma piuttosto un caro affare di il cuore, allora proveremo a convocare una tale unione di europei. Quindi, tale unione deve parlare e decidere.

A tal fine desideriamo solo sollecitare e appellarci; e se ti senti come se lo facessimo, se sei altrettanto determinato a fornire alla volontà europea la risonanza più lontana possibile, ti preghiamo di inviare la tua firma (di supporto) a noi.

 

 

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