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A quellepoca non sapevo nulla della psicanalisi ma giunsi da solo a considerare le passioni umane in modo non dissimile dagli psicanalisti e vi giunsi nel tentar di capire il sentimento popolare rispetto alla guerra. Fino a quel momento avevo creduto che i più amassero i propri figli; la guerra mi rivelò che coloro che li amano sono l'eccezione. Avevo creduto che la gente, in generale amassero il denaro più di un'altra cosa mi resi conto che amavano ancora più la distruzione. Avevo immaginato che gli intellettuali amassero soprattutto la verità, ma qui ancora scoprii che quelli che preferivano la verità alla notorietà erano meno del 10%. (Russell, Autobiografia)

Nel 1915 Russell trascrive una serie di conferenze che prenderanno il titolo Why men fight tradotto in  Perché gli uomini fanno la guerrahttps://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/41cNwm8LlkL._SX341_BO1,204,203,200_.jpg Il libro ebbe un successo straordinario all’epoca, ma pur riferendosi alla prima guerra mondiale possiamo affermare che mantenga una straordinaria attualità. 

Nella sua analisi Russell sottolinea il legame che c’è tra l’origine delle azioni dell’uomo e il ruolo della guerra.

Tendenzialmente ci sono due punti di vista sulla guerra secondo Russell ma nessuno dei due è convincente: il primo è che un popolo belligerante sia generalmente malvagio https://i0.wp.com/ilsuperuovo.it/wp-content/uploads/2018/09/arancia-meccanica.jpg?resize=825%2C404, il secondo è che la guerra sia dovuta ai grovigli diplomatici e all’ambizione dei governi https://www.agcnews.eu/wp-content/uploads/01egittointelligence01.jpg. Tuttavia Russell nota che entrambe questi due punti di vista non colgano l’aspetto fondamentale ovvero che la guerra origini dalla ordinaria natura umana. Ordinaria natura umana che appartiene sia ai popoli che hai governati. Infatti se osserviamo bene ci rendiamo conto che: 

Il male peggiore che il nemico potrebbe infliggere con una pace sfavorevole, sarebbe uninezia se paragonato al male che ogni nazione si infligge continuando a combattere. (Russell, Perché gli uomini fanno la guerra

Ma l’uomo a causa dell’orgoglio non riesce a comprendere questa cosa e teme più di ogni altra cosa l’umiliazione della sconfitta, che è un sentimento soggettivo.

 In tempo di pace vi sono solo pochi uomini o governanti a desiderare la guerra di norma spinti dalla volontà di dar sfogo alle facoltà in cui credono di eccellere, dal desiderio di sovrastare che gli resiste e dal rispetto derivato dai propri successi.  Ma via via che la possibilità di una guerra si avvicina gran parte della popolazione viene come contaminata da una sorta di febbre bellicosa del tutto diversa da quella dei governati. Ora se si vuole garantire la pace è la possibilità di contrarre questa febbre che va limitata.

Tornando alla distinzione appena presentata mentre i primi possono, se hanno talento, sfogare i loro impulsi attraverso altre attività capaci di fargli sentire la propria capacità, il proprio dominio e il relativo successo https://www.mlaworld.com/wp-content/uploads/2021/07/PicMonkey-Collage.jpg i secondi, ovvero la stragrande maggioranza degli uomini, che hanno desideri simili ai primi, ma meno accentuati, non hanno alcuna possibilità di raggiungere senso di grandezza o trionfo ne tanto meno per sopraffare un oppositore. Questi ultimi costretti per anni ad adeguarsi ad un ordine esterno e a soddisfare desideri altrui https://cdn.w600.comps.canstockphoto.com/office-deadline-business-workers-vector-clip-art_csp63747410.jpg nei momenti di crisi vengono pervasi da sensazioni nazionalistiche che li spingono verso la guerra che rappresenta la possibilità dell’incertezza, dell’avventura, del rischio, dell’impresa:

In un attimo limmaginazione e listinto viaggiano indietro nei secoli, e luomo selvaggio delle foreste riemerge dalla prigione mentale in cui era stato confinato (Russell, Perché gli uomini fanno la guerra) https://www.filmtv.it/imgbank/GALLERYXL/R201704/fol08.jpg

Il primo aspetto da prendere in considerazione è che l’uomo è mosso da impulsività e che questa lo spinge a credere in motivazioni, che pur senza alcuna giustificazione razionale, ci invitano verse determinate azioni compresa la guerra.

Il rimedio potrebbe essere quello di impedire agli impulsi di prendere il sopravvento e guidarci, attraverso l’uso della ragione: se gli impulsi fossero più controllati, e il pensiero depurato dalle passioni, sarebbe più semplice allontanare anche l’idea della guerra e risolvere i conflitti amichevolmente.

Tuttavia ciò è valido solo per coloro per cui il desiderio di pensare rappresenta una passione. Diversamente per la maggior parte degli esseri umani Russell ritiene come Spinoza che nessun sentimento e nessun impulso può essere represso se non da un sentimento o da un impulso più forte. L’etica di Spinoza, così come quella di Russell, non è un’etica repressiva ma un’etica perfezionistica. https://www.ethicacenter.com/wp-content/uploads/2019/08/photo_detail.jpg

Secondo Spinoza il sentimento più vicino all’auto conservazione e all’auto affermazione è quello del piacere, che è un bene in sé. Quindi gli altri sentimenti saranno tanto migliori tanto più generano piacere in noi e negli altri. Perciò chi combatte l’odio con l’odio non compie nulla di buono, chi invece combatte l’odio con l’amore è lodevole perché genera piacere in sé e negli altri.

Così per Russell le passioni possono essere controllate solo da altre passioni:

Solo la passione può controllare la passione, e solo un desiderio o un impulso può frenare limpulso contrario (Russell, Perché gli uomini fanno la guerra) https://comune-info.net/wp-content/uploads/2020/02/Revolucio%CC%81n-Paci%CC%81fica-III.jpg

Secondo tale riflessione, se si vuole incidere sulle azioni degli uomini, è la vita degli impulsi che deve essere mutata e non quella legata al pensiero cosciente.

Russell sostiene che ogni attività umana scaturisca da due fonti: impulso e desiderio. Il desiderio emerge quando gli uomini non sono soddisfatti e non hanno l’opportunità di procurarsi immediatamente piacere in quel momento, infatti, l’immaginazione fa scaturire dalle loro menti il pensiero di cose che credono possano renderli felici.  https://www.donnamoderna.com/content/uploads/2019/08/10-agosto-2019-notte-san-lorenzo-830x625.jpg

Tutto ciò che è oggetto dal desiderio prevede un certo tempo e talvolta molto tempo per poter essere soddisfatto, addirittura potrebbe cadere al di là della nostra stessa vita e questo ha fatto sì che tutto ciò fosse oggetto di riflessione da parte della filosofia stessa ed in un certo senso controllato. 

Ma il desiderio è solo una delle spinte che determinano la condotta umana, e per altro è la più cosciente e consapevole, questa suo aspetto esplicito fa si che il soggetto si muove spesso attraverso manifestazioni civili per ottenere i propri oggetti di desiderio.

L’altro elemento che determina in modo ancor più significativo le nostre azioni è l’impulso https://www.tizianacorteccioni.it/wp-content/uploads/2019/11/impulsivita-e-aggressivita-1.jpg, un esempio naturale di impulso è dato dal correre e gridare dei bambini che non è volto ha raggiungere uno scopo ma è fine a se stesso. https://3.bp.blogspot.com/-RMg7wIB3ZhQ/U7FZC6_OLtI/AAAAAAAAW8s/D8svv-hqLR4/w1200-h630-p-k-no-nu/siti+ridere+comici.jpg  Ancora impulsi sono il mangiare, il bere, il fare l’amore, il litigare e così via.

Gli uomini tendono ad immaginarsi più razionali nascondendo a se stessi il ruolo giocato dagli impulsi nelle proprie vite, ma l’impulso rappresenta una spinta all’azione formidabile anche quando non può conseguire un risultato desiderabile.

Questi impulsi non derivano dal pensiero, fatta eccezione per la curiosità; il pensiero giustifica l’agire a posteriori in base all’impulso e raramente riesce a distoglierci da esso (e se lo fa, lo fa momentaneamente il più delle volte accrescendone l’entità).

Perciò l’impulso è alla base di tutta la nostra attività e il desiderio ne è solo una manifestazione fittizia. Quando un impulso è represso proviamo disagio o sofferenza. Questo è ben visibile nell’artista che crea https://thumbs.dreamstime.com/b/artista-che-dipinge-un-immagine-38864511.jpg egli ha il desiderio di venir lodato per la sua creazione, ma poco dopo le lodi l’impulso creativo prende di nuovo il sopravvento. Perciò tutti gli impulsi sono ciechi non sono legati a fini, ed essi conducono talvolta a alla distruzione e alla morte: la cieca impulsività è fonte di guerra.

Ma come visto nel caso dell’artista è anche alla base dell’arte, della scienza, dell’amore. Non è possibile indebolire ed eliminare gli impulsi con la volontà, trasformeremmo la vita degli uomini in una condizione insipida, si può invece dirigere gli impulsi verso la vita e il progresso e non verso la morte e la guerra.

La società contemporanea induce l’uomo a vivere secondo scopi e desideri finalizzati (il successo, il denaro, la gloria…) https://en.pimg.jp/065/437/219/1/65437219.jpg che spesso reprimono gli impulsi che rappresentano l’energia vitale dell’uomo e questa repressione fa poi nascere impulsi e istinti incontrollati di distruzione che sono alla base della guerra:

Se la spontaneità degli impulsi non trova sfogo, sorgeranno quasi sempre sia la mancanza di vitalità che le spinte repressive nei confronti della vita. (Russell, Perché gli uomini fanno la guerra)

 Da ciò segue che la guerra ha origine dall’istinto, e non dalla ragione, come frutto della repressione degli impulsi vitali che porta al sorgere di impulsi aggressivi e distruttivi.

La guerra ha alla base due impulsi quello all’aggressione e quello alla resistenza all’aggressione https://www.nuovefrontierediritto.it/wp-content/uploads/2020/04/rimmagine-resistenza.jpg

Ognuno di questi due impulsi genera credenze come la superiorità del proprio gruppo sull’altro, accompagnato dall’idea che il bene sta solo nella vittoria dell’uno o dell’altro a seconda dell’appartenenza.

 Secondo Russell, infatti, vi sono due generi di impulsi quelli che operano per la vita e quelli che operano per la morte, questi ultimi portano alla guerra, ma i primi se abbastanza forti sono in grado di opporsi alla guerra.

Gli impulsi che operano per la vita sono ben rappresentati in uomini altamente civilizzati che non si fanno toccare dalla guerra e si rivolgono alla scienza e all’arte perché spinti dalla creatività che è un impulso di vita https://antoninosalsone.it/wp-content/uploads/arte_scienza_1-1024x576.jpg, ma questi sono rari nella popolazione mondiale e non si pensare che in virtù di essi si possano sconfiggere gli impulsi aggressivi, anche se l’opinione pubblica che essi smuovano può aiutare.

Le forze che invece sono presenti in tutti gli uomini e sono alla base degli impulsi di vita sono lamore, listinto di creazione e la gioia di vivere. https://www.altalex.com/~/media/Images/Lex/Famiglia/amore-GI-889446344%20jpg.jpg?h=167&w=250&la=it-IT Queste tre forze hanno il potere di dirigere l’uomo lontano dalla guerra e dagli impulsi di morte, tuttavia queste forze vengono annullate o indebolite dalle condizioni in cui vivono gli uomini.

Secondo Russell è responsabilità delle istituzioni se gran parte di queste forze, impulsi di vita, vengono mortificati perché la concezione convenzionale che queste veicolano di ciò che comporta il successo conduce la maggioranza degli esseri umani a condurre una vita di sacrifici dove viene mortificata la gioia e gli pulsi vitali. https://png.pngtree.com/png-clipart/20190920/original/pngtree-financial-computer-information-statistics-png-image_4651635.jpg Lo stesso sistema economico comporta che perseguiamo fini altrui invece dei propri, facendoci sentire impotenti e incapaci di procurarci anche il minimo piacere.

Tutti questi fattori distruggono il valore della comunità, laffettività degli individui e la loro forza di guardare al mondo con generosità (Russell, Perché gli uomini fanno la guerra)

Eliminando queste fattori, che sono in gran parte inutili, la vita impulsiva degli uomini diventerebbe diversa e la razza umana scoprirebbe una nuova felicità. Questo è possibile solo attraverso l’educazione e attraverso mutamenti strutturali nella vita economica e morale con la quale l’opinione pubblica controlla la vita degli uomini e delle donne. Su queste basi diviene effettivamente concreta la possibilità di ripudiare la guerra in quanto non più alimentata da istinti contrari alla vita. https://www.centrodiurnoilfaro.it/public/news/shutterstock_165696095_-_Copia.jpg

È impossibile impedire agli altri di essere ostili, ma è possibile evitare di esserlo da parte propria, grazie allintelligenza e allimmaginazione, oltre che a tutta la comprensione che ne deriva. Perché senza comprensione ed empatia sarà impossibile trovare una cura al male che affligge il mondo (Russell, Perché gli uomini fanno la guerra)