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Nel campo della fisica, dunque nel campo delle verità di fatto, dal principio di ragion sufficiente Leibniz fa derivare la legge di continuità e da questa il principio metodologico di analogia. La legge di continuità ci dice che la natura procede sempre uniformemente, natura non facit saltus, perché ciò che segue deve sempre trovare la sua ragione in ciò che precede. Da essa deriva il principio metodologico di analogia, secondo cui è legittimo concepire le altre esistenze come differenti dalla nostra solo per grado. Il principio di analogia delle fisica leibniziana è fondamentale perché permette di raggiungere attraverso di esso due concetti chiave e cioè quello dell’individualità di ogni essere naturale, sull’analogia della nostra individualità, e quello per cui il concetto matematico di funzione (che in Leibniz sostituisce quello di numero) viene trasformato in fisica nel concetto di forza sull’analogia dell’energia presente nell’individuo umano; Leibniz non vede più quindi nell’estensione e nel movimento gli elementi originali del mondo fisico (tipici della fisica cartesiana) ma nella forza. https://www.mpi.it/wp-content/uploads/2021/11/Cattura.jpg Ciò che rimane costante nei corpi in un sistema determinato non è la quantità di movimento, ma la quantità di azione motrice o forza viva che è uguale al prodotto della massa per il quadrato della velocità (forza viva=mv²). La forza viva produce un’attività che è esclusa dal movimento, che è la semplice traslazione nello spazio. La forza viva quindi è assai più reale del movimento, il quale ultimo non è reale per se stesso, come non sono reali di per se stessi lo spazio e il tempo. Leibniz si libera così delle concezioni sostanzialistiche di spazio e tempo, essi sono semplicemente ordinamenti delle nostre rappresentazioni non contenitori assoluti come voleva Newton. http://www.andreaminini.org/data/andreamininiorg/spazio-tempo-4-andreaminini.gif 

La concezione fisica dinamica di Leibniz si scontra con Gassendì di cui critica l’atomismo; infatti è assordo parlare di indivisibili estesi come la dottrina dell’estensione di Cartesio; Cartesio identifica l’estensione con materia e riduce la fisica e la dinamica a geometria con il che non si spiegano una serie di fatti (come per esempio la forza di inerzia…), che si spiegano solo ricorrendo al concetto di azione e forza. Nell’Universo non esiste ne estensione ne corporeità etc ma tutto è forza. Infine è da sottolineare che il concetto di forza in quanto inestesa supera il dualismo tra pensiero ed estensione.

Il concetto di forza serve a Leibniz per oltrepassare il meccanicismo nella spiegazione dei fatti ma al tempo stesso ritiene che i principi stessi della meccanica, e le leggi del movimento, nascono da qualcosa di superiore che dipende piuttosto dalla metafisica che non dalla geometria. La forza è appunto questo superiore principio metafisico che fonda le leggi stesse della fisica. Il risultato ultimo a cui perviene Leibniz è la risoluzione della realtà fisica in una realtà incorporea. L’elemento costitutivo della natura riconosciuto nella forza, gli si rileva di natura spirituale. Tutto è spirito e vita perché tutto è forza. http://chiarapardini.it/wp-content/uploads/2017/10/vibrazione-990x556.png

Leibniz ritiene che la realtà non possa essere un insieme infinita di parti semplici materiali, come gli atomi di Pierre Gassendi, e neanche pura estensione come postulato da Cartesio. Egli afferma la necessità che esista un qualcosa che spieghi il perché la realtà sta insieme, un "collante" per la materia che al contempo non fosse interna la materia stessa. Per definire questo elemento Leibniz introduce il concetto di monade. https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/6f/Sun_symbol.svg/2000px-Sun_symbol.svg.png  La monade è l'atomo spirituale che ha il compito di tenere insieme la materia, è una sostanza semplice priva di parti di estensione di figura, Invisibile e non disgregabile perché semplice e dunque inalterabile ed eterna. Questo centro di forza esplicante attività è individuale, autonomo, autosufficiente, semplice, indivisibile, immateriale, inesteso. Attività della monade si rappresenta e si rispecchia dentro di sé tutta la realtà attraverso la percezione e la petizione, è uno specchio vivente dell’universo, la rappresentazione non deriva da una realtà esterna da un attività della monade stessa che riflette in sé tutto l’universo, ognuna da una particolare angolatura e prospettiva.

Ogni monade è centro particolare di universalizzazione e come tale non può avere interferenze né influssi reciproci con le altre (le monadi non hanno né porte né finestre). Oltre alla percezione che è di tutta la realtà, le monadi possiedono la tendenza naturale a chiarire le conoscenze oscure con il passaggio da rappresentazioni meno distinte ad altre più distinte. Questi centri di forza sono tanti quanti sono gli individui ed ognuna ha un impronta particolare, è una realtà in sé. Se tutto l’universo è costituito da monadi allora la differenza tra spirito e materia non è più sostanziale ma è diversità di sviluppo. Tale sviluppo in alcune monadi è così attivo tanto da arrivare ad assumere coscienza di sé, ad essere presenti a se stesse, e sono le monadi spirituali. Questo sviluppo individuale va dalla più bassa, ancora inconscia, a quella più alta che è Dio. Si crea quindi una gerarchia di monadi secondo il grado di chiarezza e distinzione con cui l’universo è rappresentato da ognuna. La materia diventa pura apparenza perché non è altro che la maniera con cui gli organi di senso di una monade si rappresentano le attività delle altre monadi. Ma se le monadi sono chiuse in se stesse come è possibile che la loro attività concordi con quelle delle altre monadi? Tra le attività delle varie monadi vi è un’armonia aeterno da Dio (Dio usa la metafora del dio grande orologiaio dell’Universo) si crea quindi una gerarchia di monadi secondo il caso di chiarezza e distinzione con cui l’universo è rappresentato da ognuno

Tutti i corpi sono quindi aggregati di monadi, nei quali la monade dominante, ovvero l'anima, resta esterna alle altre monadi. La sostanza corporea e quindi un insieme composto dalla monade dominante e dalle monadi dominate. Corpo e anima sono composti da monadi che a loro volta esprimono delle forze, ovvero dei centri di attività. La monade e dunque forza in senso spirituale vitalistico, e finalistico. Secondo Leibniz ne consegue che è la forza delle monadi, in quanto forza viva e energia cinetica, a mantenersi costante nell'universo e non la quantità di moto come sosteneva Cartesio.

L'attività di ogni monade, espressa in gradi diversi a seconda della sua forza, è la rappresentazione, cioè la capacità di rappresentarsi l'intero universo da una certa prospettiva. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTUYZl5LIs9q7WMnuneeGkMTYHUnTn7Y17hmn8V2Y9fPU8FihMnIA

 E poiché a causa della pienezza del mondo tutto è connesso, e ciascun corpo agisce su un ciascun altro corpo, più o meno a seconda della distanza, e per relazione ne viene modificato: ne deriva di conseguenza che ogni monade è uno specchio vivente dotato di un attività interna, che si rappresenta l'universo secondo il proprio punto di vista, ed è altrettanto regolata che l'universo stesso. (Leibniz, Principi della natura e della Grazia fondati sulla ragione)

Le monadi, essendo immodificabili non possono agire direttamente le une sulle altre, pertanto non è possibile tra esse la comunicazione intesa come un’azione causale reciproca.

Dal momento che l’elemento costitutivo della realtà è di natura spirituale la materia è pura apparenza perché non è altro che il modo con cui gli organi di senso di una monade si rappresentano le attività delle altri monadi. Ma se le monadi sono chiuse in se stesse come è possibile che la loro attività concordi con quelle delle altre monadi? Tra le mondai non c’è una reciproca azione diretta ma solo sviluppo parallelo regolato da Dio all’atto della creazione (armonia prestabilita). https://www.rainews.it/dl/img/2022/10/06/1665054676033_AP.jpg 

Legato all’armonia prestabilita vi è la prospettiva ottimistica di Leibniz derisa da Voltaire nel Candido. Dinnanzi a Dio sono presenti infinite trame logiche, infiniti mondi possibili, il mondo creato da Dio logicamente è solo uno dei tanti possibili, teologicamente è il migliore dei mondi possibili perché Dio ha scelto secondo il criterio del meglio.

Leibniz afferma che essa è stata impostata da Dio all'inizio dei tempi. In base a tale regolazione a certi eventi psichici corrispondono degli eventi fisici e viceversa. https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/88/Orrery_small.jpg/310px-Orrery_small.jpg Tale idea è denominata ipotesi della concomitanza o dell’armonia prestabilita che il filosofo di Lipsia cerca di spiegare affermando che Dio:

Dio - fin dall’inizio delle cose ha regolato sia l’anima sia il corpo con tanta sapienza e tanta maestria, che, in virtù della loro stessa originaria costituzione e del loro concetto, tutto ciò che accade all’una corrisponde perfettamente a tutto ciò che accade all’altro, come se passasse realmente dall’uno all’altra (Leibniz, Discorso di Metafisica).

Per quanto riguarda la conoscenza, Leibniz afferma che essa dipende in buona parte dalle idee logico-matematiche, che non possono che essere innate in quanto essendo necessarie non derivano dall'esperienza che è sempre contingente. Queste idee insieme all'idea di essere di sostanza sono state poste nell'anima d'addio nell'istante della creazioni come verità eterne cioè valide in qualunque dei mondi possibili che Dio avrebbe potuto creare. Gli stimoli esterni aiutano piuttosto a chiarire le percezioni confuse e a renderle chiare e consapevoli, le nostre conoscenze logico-matematiche sono inconsce prima dell'incontro con l'esperienza che serve dunque a precisarle alla mente.   

 Per spiegare tale concetto Leibniz usa la metafora del blocco di marmo che viene scolpito seguendo le venature che vi sono già comprese. http://www.floranstoneprojects.com/wp-content/uploads/2015/07/Calacatta-02.jpg La garanzia di tali verità è data dall’accodo tra tutte le monadi, ma sull’esistenza del mondo materiale in sé è necessario appellarsi ad una certezza morale.

Nelle pagine finali della teodicea Leibniz racconta la storia di Sesto, https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQmCSRFd3VfibNEXOmzl1amSRsZDPdSPldVCvr6sdvAVli8MlTE&s con questa storia vuole dimostrare che l'uomo è veramente libero e ha la possibilità di scegliere se compiere o non compiere una certa azione, ciò da origine ha un insieme di possibilità, di mondi possibili, di questi Dio ne realizzerà il migliore. http://online.scuola.zanichelli.it/lezionidifilosofia/files/2010/01/U5-L08_zanichelli_vonLeibniz.pdf Il bene è una qualità che appartiene oggettivamente alle cose ed è perciò che nasce il nostro desiderio verso di loro affermando una tesi opposta a quella di Spinoza. La morale dunque alla sua origine l'istinto dell'uomo di scegliere ciò che gli "appare" buono, le azioni malvagie nascono pertanto dalla valutazione sbagliata, da un difetto di ragionamento. Il peccato dell'uomo nasce in particolar modo Quando l'uomo sceglie deliberatamente, attraverso un atto di volontà, ciò che desidera. L'uomo secondo Leibniz è sempre guidato dalle rappresentazioni dell'intelletto e la scelta avviene sempre in base a dei motivi, Tuttavia questi motivi inclinano e non obbligano la volontà umana ed è tramite ciò che l'uomo si autodetermina in bene o in male.