I DEFICIT UDITIVI NELLA STORIA
Il NON UDENTE come gli altri disabili veniva assimilato ad un essere di capacità intellettiva inferiore, inoltre la SORDITÀ era associata al MUTISMO, perché chi non sente non parla, ma in realtà il mutismo è solo un effetto secondario. https://newsvarie.b-cdn.net/wp-content/uploads/2019/10/Si-finge-sordomuto.jpg
I così detti SORDOMUTI, come gli altri disabili, erano fatti oggetto di PREGIUDIZI in passato ed accomunati con i soggetti che presentavano un ritardo mentale, si credeva soprattutto nell’antichità che chi non sentiva e non parlava non avesse sufficiente intelligenza per farlo.
Tuttavia a partire dall’Umanesimo e dal Rinascimento inizio a diffondersi una nuova immagine del sordomuto tale da lasciar immaginare la possibilità di un educazione-istruzione per questi soggetti. Il primo ad ipotizzare un’istruzione per i sordomuti fu il filosofo, matematico e medico Girolamo Cardano (1501- 1576) https://www.ilmessaggero.it/photos/MED/08/62/3250862_1158_cardano.jpg I suoi sforzi vanno nella direzione della SCRITTURA come mezzo di comunicazione da sostituire alla PAROLA https://slidetodoc.com/presentation_image_h/b2dd3c0e8d42a9a3781cf6c0f851c8d0/image-5.jpg Egli associò lo studio della psicologia a quello della fisiologia, con particolare attenzione agli organi di senso e alle loro funzioni. Era sua convinzione che la marginalità sociale dei sordomuti non avesse origine nella loro MINORE CAPACITÀ RAZIOCINANTE, ma nel fatto che mancasse loro un mezzo di COMUNICAZIONE. Decise che la convenzionalità tra PAROLA PARLATA e PENSIERO si potesse tradurre in quella tra PAROLA SCRITTA e PENSIERO.
Il primo caso documentato di educazione di bambini sordomuti si deve al monaco benedettino Pedro Ponce de Leone (1508-1584) https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/18/A_Fray_Pedro_Ponce_de_Le %C3%B3n_P1450781.JPG , a cui nella prima metà del ’500 vennero affidati due fanciulli di famiglia nobile che erano sordi dalla nascita.
Egli insegnava ai sordi a pronunciare le sillabe e poi le parole e fu il primo ad affrontare praticamente il problema dell’educazione dei sordomuti, per mezzo del METODO ORALE; a lui si devono i primi tentativi di LETTURA LABIALE https://www.wikihow.com/images_en/thumb/a/a7/Read-Lips-Step-1-preview.jpg/550px-Read-Lips-Step-1-preview.jpg. Padre Ponce è anche l’inventore della lingua dei segni spagnola (LSE). https://www.somospacientes.com/wp-content/uploads/2019/06/D%C3%ADa-Nacional-de-las-Lenguas-de-Signos-Espa%C3%B1olas-300x300.jpg
Lo svizzero Corrado Amman (1669-1724) fu il precursore del METODO ORALE su basi scientifiche: comprese, infatti, che la loquela è una capacità innata che l’uomo possiede FILOGENETICAMENTE, ma che essa non passa all’atto, se non viene stimolata dall’udito. Espose i principi della sua didattica nell’opera Surdus loquens del 1692,https://doyle.com/sites/default/files/styles/auction_slider/public/images/lots/852/1132852.jpg?itok=dkRgjDFr il primo trattato per l’insegnamento dell’articolazione ai sordomuti, che rappresentò, come denunciava il titolo medesimo, una sfida al pensiero tradizionale. Egli di fatto si avvicinò alla moderna teoria per cui la LOQUELA è una FACOLTÀ INNATA, ma essa non passa all’atto se non per il tramite dell’UDITO
All’abate Charles de l’Epée (1712- 1789) https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/ab/Charles-Michel_de_L%27%C3%89p%C3%A9e_%282%29.jpg si deve la nascita a Parigi nel 1771 di un Istituto che costituì la prima scuola pubblica per l’educazione dei ragazzi sordomuti.
Il metodo didattico si fondava sulla MIMICA E SUL GESTO: egli sosteneva che la convenzionalità tra pensiero e parola articolata potesse investire anche il rapporto tra lo stesso pensiero e un qualsiasi codice espressivo, come quello mimico. Partiva dallo stesso principio già enunciato da Cardano. Prese le mosse dai gesti spontanei che i sordomuti utilizzavano nella comunicazione tra di loro e che riguardavano quasi esclusivamente oggetti e situazioni concrete. Perfezionò poi tali gesti spontanei e ne aggiunse molti altri per designare le parole e i concetti astratti, la flessione nominale, la persona, il genere e il numero delle coniugazioni verbali e i connettivi logici. https://news.abc24.it/uploads/9277c2284aada823483936fad36d2c8ef70a066d.jpg
Egli è fautore del LINGUAGGIO DEI SEGNI METODICI, chiamato anche DATTILOLOGIA, in quanto fa uso delle dita delle mani
Egli creò una vera e propria GRAMMATICA e SINTASSI del linguaggio dei segni = perfezionò i GESTI SPONTANEI delle MANI fra sordomuti e ne aggiunse altri che facevano uso anche dei movimenti delle BRACCIA, per rappresentare:
i concetti astratti,
le coniugazioni verbali, il genere, il numero,
i connettivi logici
Completò il metodo con l’integrazione della lettura labiale e lo espose apertamente ai contemporanei
In Italia la prima scuola per sordomuti venne aperta a Roma nel 1784 dal sacerdote Tommaso Silvestri https://www.ecolagodibracciano.it/wp-content/uploads/2018/11/Silvestri-Tommaso.jpg Egli adottava sia il Linguaggio dei segni metodici di de l’Epée (detto METODO EPEANO) sia la LETTURA LABIALE
Tuttavia quella che ebbe maggiore risonanza in Italia fu quella fondata a Genova nel 1805 dallo scolopio padre Ottavio Gian Battista Assarotti (1753-1829) https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/b8/Ottavio_Giovanni_Battista_Assarotti.jpg/323px-Ottavio_Giovanni_Battista_Assarotti.jpg che faceva uso del METODO MIMICO http://www.geocities.ws/montiscout/angolo_acuto/immagini/alfabeti/gesti.gif e della SCRITTURA
Un altro sacerdote scolopio, Tommaso Pendola fondò a Siena un Istituto per sordomuti nel 1828 prediligendo il metodo orale https://gdsit.cdn-immedia.net/2019/12/anna_dei_miracoli_biondo_palermo.jpg ritenedo che i soggetti sordi dovessero comunque imparare a parlare e a Siena dove presiederà il I Congresso Nazionale di Educatori dei Sordomuti nel 1873 cercherà di far valere questo indirizzo.
Il Congresso internazionale di Milano del 1880 segnò formalmente l’inizio di una vexata quaestio tra METODO ORALE E METODO GESTUALE. Costituisce una tappa importante nella storia della didattica speciale per il fatto che per la prima volta un problema umano, quello della comunicazione, della socializzazione, dell’educazione e dell’istruzione del bambino sordo, veniva affrontato con approccio scientifico e posto all’attenzione degli specialisti del settore.
Entrambi i metodi, ORALE E SEGNICO, posseggono punti di forza e punti di debolezza a seconda dell’angolatura dalla quale si voglia affrontare il problema dell’insegnamento ai sordomuti.
E’ più opportuno educarli alla parola parlata, con enormi sforzi e anche frustrazioni da parte loro, ma fornendoli così di un codice comunicativo universale?
Oppure
è preferibile insegnare loro a comunicare con un codice specifico come la lingua dei segni, il cui apprendimento è sicuramente più immediato e più rapido, ma non in grado di emanciparli dalla possibile ghettizzazione?
Il Congresso presieduto dall’abate Giulio Tarra, si concluse con l’affermazione della SUPERIORITÀ del METODO LABIALE su quello dei SEGNI.
Ma l'indirizzo odierno è quello di promuovere il BILINGUISMO, in quanto il metodo dei segni e il metodo orale posseggono appunto entrambi vantaggi e svantaggi diversi, oggi infattinon si assiste più a quell’ostracismo che operava nel passato nei confronti dell’utilizzo del gesto.
Il metodo orale segue lo svolgersi delle fasi evolutive psicologiche del bambino, senza forzature, esercitando soprattutto prioritariamente un'attività cognitiva mnestica (educazione psicomotoria, educazione musicale, ritmi, prosodie: educazione multimodale) per poi iniziare il progetto fono‑articolatorio vero e proprio. Non è solo la struttura grammaticale o lessicale a dare significato alle frasi, ma sono le pause, le intonazioni, la mimica, la gestualità espressiva ad esprimere i contenuti del discorso. È fondamentale quindi l'utilizzo della ritmica, di tutti i linguaggi extraverbali, dei linguaggi alternativi trasformati in integrativi. https://news.abc24.it/uploads/9277c2284aada823483936fad36d2c8ef70a066d.jpg
APPARATO UDITIVO E DISTURBI UDITIVI
In generale gli oggetti, le persone e i fenomeni fisici producono delle vibrazioni nell'aria tali vibrazioni sono dette “onde sonore” esse vengono percepite appunto dall'uomo come suoni o rumori.
Ogni suono è più o meno intenso ovvero ha un volume e può essere più basso o più alto ovvero ha un tono, inoltre il sovrapporsi di vibrazioni da origini anche al timbro del suono.
Se le vibrazioni sono regolari possiamo parlare di suoni se sono irregolari parliamo di rumori.
Il nostro apparato uditivo è composto da un padiglione auricolare ovvero la porta d'ingresso dei suoni escogitato apposta per catturare le onde sonore (orecchio esterno).
Alla fine del condotto uditivo si trova il timpano una membrana che vibra in modo impercettibile in presenza delle onde sonore, le vibrazioni del timpano creano un movimento meccanico di 3 piccolissime ossa il martello, l'incudine e la staffa che servono ad amplificare la vibrazione trasmessa dal timpano. (orecchio medio)
Da questi ossicini attraverso una membrana detta finestra ovale si arriva all'orecchio interno ovvero la coclea o chiocciola che contiene un liquido che subisce delle variazioni di pressione per il movimento della finestra ovale, a sua volta questo liquido mette in movimento la membrana basilare che contiene le cellule ciliate che reagiscono in modo diverso a seconda del tipo di suono, intensità e frequenza; queste cellule attivano le terminazioni nervose che trasmettono gli impulsi al lobo temporale della corteccia cerebrale che è l'area acustica del cervello.
Alcune persone nascono con un deficit uditivo in questo caso parliamo di ipoacusia congenita, diversamente quando la sordità insorge gradualmente con l'avanzare dell'età parliamo di presbiacusia; ovviamente la sordità può subentrare anche come conseguenza di malattie o traumi fisici. Si ritiene che l'ereditarietà e l'esposizione cronica a rumori forti siano i principali fattori che contribuiscono alla perdita di udito nel corso del tempo.
Tre sono i tipi principali di ipoacusia:
Ipoacusia trasmissiva: si verifica quando il suono non è condotto in modo efficiente dall'orecchio esterno all'interno (sono coinvolti timpano ed ossicini acustici), spesso come risultato di un'ostruzione determinata, ad esempio, da un tappo di cerume o da un accumulo di liquido a causa di un'infezione all'orecchio. L'ipoacusia trasmissiva di solito comporta una riduzione del livello sonoro ed i suoni sono percepiti come deboli. In questo caso di disfunzione si può intervenire chirurgicamente o con degli apparecchi acustici removibili. https://www.lineargenova.com/naturalfit/img/nf-endo-orecchio.jpg
Ipoacusia neurosensoriale: è compromessa la capacità di sentire i suoni e si manifesta quando le cellule ciliate nell'orecchio interno (coclea) o le vie nervose ricevono ma non sono in grado di reagire agli stimoli provenienti dall’orecchio medio e attivare le terminazioni nervose. L'ipoacusia neurosensoriale è la più comune e può essere o di carattere genetico ereditario o può insorgere a causa di traumi o come conseguenza del naturale processo di invecchiamento. In questi casi può essere effettuato l’impianto di un apparato cocleare artificiale, ma ciò implica una serie di problemi che vanno dalle limitazioni in alcuni ambienti (per esempio in acqua) a quelli estetici in quanto particolarmente visibili. https://www.disabili.com/images/impianto-cocleare.jpg
Sordità lieve | Sordità media | Sordità grave | Sordità profonda |
Soglia fra 20/40 dB. Solo la voce bisbigliata non viene percepita. | Soglia fra 40/70 dB. La voce emessa a livello di normale conversazione non viene udita perfettamente. Se la perdita è attorno ai 70 dB la persona percepisce i suoni ma ha difficoltà a distinguere le parole. In particolare se il deficit uditivo è presente in un bambino alla nascita o nel primo periodo di vita, l’acquisizione del linguaggio senza gli apparecchi acustici avviene in modo limitato e con un certo ritardo. | Soglia fra 70/90 dB. La persona avverte solo alcuni suoni delle parole anche se pronunciate a intensità elevata. | Soglia uguale o superiore a 90 dB. Esistono tre livelli di sordità profonda. Al terzo livello vengono percepiti solo i suoni più gravi e intensi aventi una notevole componente vibratoria, come il rombo del motore, lo sbattere della porta e pochi altri, o nessuno a seconda del danno. Le parole non sono assolutamente udite e nei bambini senza un ausilio protesico associato alla lettura delle parole sulle labbra non è possibile alcuna forma di apprendimento del linguaggio. |
LINGUAGGIO E APPRENDIMENTO
Il bambino che nasce sordo, o che diventa tale in età prelinguistica, non può apprendere il linguaggio tramite la normale via dell’udito e, se non viene educato all’apprendimento della parola parlata per mezzo di metodi speciali, è destinato a diventare per ciò stesso sordomuto manifestando una duplice disabilità.
L’educazione dei sordi nel passato ha visto, pertanto, il costituirsi di un approccio psicopedagogico rivolto ad una disabilità in apparenza duplice, in quanto inerente alla sordità vera e propria, da un lato, e alla mancanza di parola, che ne è una conseguenza, dall’altro.
Solo in tempi recenti e grazie al progredire degli studi medico-scientifici si è potuto giungere all’affermazione che chi non sente, non parla https://slideplayer.it/slide/3027805/11/images/2/Apparato+fonatorio+Apparato+uditivo.jpg
Per quanto riguarda la possibilità di parlare devono coesistere 3 condizioni:
L’ASPETTO NEUROLOGICO
L’ASPETTO INTELLETTIVO
L’ASPETTO SOCIALE
L’aspetto neurologico
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Esso si lega tanto alla maturazione del SISTEMA FONATORIO, quanto alla CAPACITÀ DISCRIMINATORIA dell’udito. E’ necessario che sussistano e si organizzino, maturandosi, sia il sistema di regolazione uditivo fonatorio, sia i centri nervosi geneticamente specializzati.
E’ l’udito, insomma, che regola la voce.
L’aspetto intellettivo
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La maturazione intellettiva comprende sia la formazione del PENSIERO SIMBOLICO che quella dell’IMMAGINE MENTALE.
Il soggetto che parla e quello che ascolta devono avere sviluppata la capacità di rappresentarsi mentalmente ciò a cui il termine linguistico si riferisce.
A questo tipo di capacità il bambino arriva gradualmente.
L’aspetto sociale https://www.pasigna.it/uploadedfiles/immagini/o_1anf0m0rhsji17mp126j29h37ue.jpg
Questo aspetto concerne propriamente il linguaggio come strumento di comunicazione che permette l’interazione sociale tra individui che usano lo stesso codice linguistico, prerogativa dell’essere umano.
Esso è una facoltà INNATA, ma che rimane LATENTE nei casi di sordità e in assenza di un consorzio di parlanti.
Spesso i termini utilizzati in passato per riferirsi alla sordità o al sordomutismo erano aggettivi dal significato più generico della semplice mancanza o deficienza in una qualche parte del corpo. Le testimonianze letterarie antiche attestano uno slittamento semantico dei termini designanti “sordità” e “mutismo” e un’ambivalenza nell’utilizzo di tali termini.
Nel passato medesimi termini significavano ad un tempo:
SORDO
MUTO
SCIOCCO
PAZZO
INFERIORE
INEFFICACE
STUPIDO
I pregiudizi sono dovuti ad incompletezza delle conoscenze, che portavano a considerare il sordo come un essere ora incompleto, ora inferiore, ora oggetto dei pregiudizi più diversi. Era convinzione comune che il valore formativo e sociale dell’individuo fosse possibile esclusivamente attraverso l’udito. PERSONA SORDA = NON COMPOS SUI (non è padrone di sé) In alcuni casi questa convinzione nei membri della società è presente ancora oggi
L’intentio comunicativa
La pedagogia e la didattica dell’integrazione oggi valorizzano l’intentio comunicativa, dando fondo a tutte le possibilità linguisitico-espressive della persona con disabilità uditiva, sia in fase di ricezione sia in fase di produzione in un’ottica multimodale e multiprospettica: l’uso combinato di gesti, parole, linguaggi alternativi produce performance comunicative superiori rispetto a quelle raggiunte con il solo metodo orale o segnico. https://slideplayer.it/slide/960189/3/images/31/Metodo+misto+o+bimodale+Ricorso+alla+lingua+dei+segni.jpg
Questo spiega perché lo storico dibattito sul linguaggio orale o mimico-gestuale oggi viene a decadere, in quanto si trattava e si tratta in effetti di un dibattito meramente linguistico.
L’OBIETTIVO deve essere quello di acquisire o migliorare un livello di competenza linguistico-espressiva, capace di favorire una serena vita di RELAZIONE della persona che possa tradursi in PARTECIPAZIONE SOCIALE. https://insegniapprendi.org/wp-content/uploads/2019/09/giornatamondiale.jpg
La cultura “sorda”
Quello dell’appartenenza alla CULTURA SORDA è un legame molto forte, rintracciabile nelle persone sorde che hanno genitori sordi, competenti in lingua dei segni e da cui hanno ereditato un patrimonio linguistico, culturale e di IDENTITÀ fondato sull’essere parte di una COMUNITÀ NON UDENTE.
Il mondo dei sordi in parte si forma per esclusione (dal mondo degli udenti) e in parte in seguito all’aggregarsi di una comunità e di un universo intorno ad un differente centro – il suo centro. In quanto si sentono esclusi i sordi possono sentirsi isolati, messi da parte, discriminati. In quanto formano un mondo sordo, volontariamente, soli, essi si sentono a loro agio al suo interno, lo amano, lo vedono come un porto e un rifugio. Sotto questo aspetto il mondo dei sordi si sente autosufficiente, non isolato; al contrario non ha alcun desiderio di assimilarsi; al contrario, ha cari il proprio linguaggio e le proprie immagini, vuole proteggerli. (Oliver Sacks, Vedere voci. Un viaggio nel mondo dei sordi)
In Italia abbiamo la LIS, Lingua Italiana dei Segni, https://dizionarioinlis.files.wordpress.com/2019/08/alfabeto-lingua-dei-segni-810x1024.jpg?w=810 ma esistono anche
la LSF (Langue des Signes Française) http://www.mdsf.org/page79/page157/files/alphabetlsf.jpg
l’ASL (American Sign Language) https://www.researchgate.net/profile/Firas-Raheem/publication/340721626/figure/fig1/AS:881446436732928@1587164615640/American-Sign-Language-alphabet.jpg
BSL (British Sign Language) https://universeofmemory.com/wp-content/uploads/2019/08/British_sign_language_alphabet_label-e1567074139421.png
e altri ancora, ciascuno diverso dagli altri per ragioni storiche e culturali.