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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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Con l’opera Forma e principi del mondo sensibile e intelligibile del 1770 (più nota come Dissertazione) Kant ottiene la nomina a professore ordinario di filosofia e logica. In essa è abbozzata una prima teoria della conoscenza.

Il filosofo di Konigsberg afferma che è necessario distinguere una materia e una forma nell’atto di conoscere: la prima riguarda semplicemente l'esistenza di qualcosa nella realtà che in qualche modo colpisce modifica i nostri organi; la seconda è invece uno schema che ordina tale materia. In questo senso viene, già in questa opera, compiuto un primo attacco ad Aristotele che aveva sostenuto l’inseparabilità di materia e forma. In particolar modo questo schema non appartiene al mondo ma è uno strumento per così dire ideale che si trova all'interno del soggetto che conosce. http://d3swacfcujrr1g.cloudfront.net/img/uploads/2000/01/013302098669.jpg

Nella Dissertazione questa teoria trova applicazione a proposito della conoscenza sensibile, in particolar modo per quanto riguarda le determinazioni spazio-temporali. Kant si trova ha dover per così dire risolvere la contrapposizione tra la prospettiva di Newton che vede nello spazio e nel tempo realtà oggettive e assolute è quella di Leibniz che vede in spazio e tempo soltanto una dimensione relativa all'ordine delle cose. http://www.gquadroblog.com/wp-content/uploads/2018/04/newton-leibniz-820x378.png Ancora una volta troviamo il tentativo di Kant di andare oltre alla contrapposizione tra empirismo e razionalismo. Secondo il filosofo di Konigsberg spazio e tempo accompagnano ogni nostra conoscenza sensibile, ma si configurano come forme della nostra sensibilità, condizionano ogni nostro contatto con il mondo. In questo senso la conoscenza del mondo è possibile soltanto attraverso forme pure che appartengono alla nostra soggettività. http://www.openfisica.com/fisica_ipertesto/openfisica5/immagini/evento.jpg A differenza della prospettiva empirista Kant nega che queste forme siano in qualche modo ricavate dall'esperienza stessa, ed è per questo che vengono definite pure a priori e universali: pure perché non contaminate dall'esperienza, a priori perché precedono l'esperienza, universali perché sono autonome da ogni evento particolare.

Questa teoria fa sì che le forme pure del soggetto sono contemporaneamente connessa e coi dati empirici così da ampliare il nostro orizzonte conoscitivo ma al contempo sono indipendenti e a priori rispetto ad essa così da poter avere una valenza universale e non contingente e particolare.

A seguito dell'intuizione kantiana in merito alla natura dello spazio e del tempo, il filosofo compie una fondamentale distinzione tra conoscenza sensibile e conoscenza intellettuale.

Gli oggetti e le cose, in quanto appartenenti al mondo esperibile con i sensi, non possono non avere una determinazione spazio-temporale, essa gli viene immediatamente attribuita dal soggetto, pertanto le cose e gli oggetti che ci si presentano ai sensi corrispondono al nostro modo di cogliere le cose e non alle cose in sé, per questo vengono definiti da Kant fenomeni (dal greco phainómenon, «ciò che appare»), che sta appunto a significare le cose come appaiono.

Tuttavia le cose al di là dell'essere oggetti di conoscenza possono anche essere concepite in modo indipendente dal soggetto che conosce ed è perciò che Kant introduce il concetto di noumeno participio sostantivato del verbo pensare o essere pensato (da noûs, che significa «intelletto» o «pensiero»). Questo modo di concepire le cose oltrepassa le determinazioni spazio-temporali della sensibilità. Kant non vuole rinunciare, e non lo farà nemmeno in seguito, ad una prospettiva realista. Questa distinzione tra fenomeni e noumeni costituirà uno dei pilastri del pensiero kantiano più maturo. https://slideplayer.it/slide/2624021/9/images/4/Fenomeno+e+noumeno+Kant+compie+una+scissione+tra+fenomeno+noumeno.jpg In questa opera, rispetto all'analisi successiva, Kant ritiene che queste due sfere conoscitive siano entrambe alla portata del soggetto, infatti:

i sensi avranno per oggetto i fenomeni. Nello specifico, la sensibilità colloca gli oggetti, ossia i fenomeni da essa percepiti, nello spazio e nel tempo;

l’intelletto avrà per oggetto i noumeni, ossia ciò che è pensato. L’intelletto concepisce i suoi oggetti, ossia i noumeni, fuori dello spazio e del tempo, considerandoli in maniera universale ed eterna.

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