Il celebre paragrafo 125, contenuto nel terzo libro della Gaia scienza, si apre con il racconto dell’uomo folle che, munito di una lanterna accesa in pieno giorno, corre al mercato in cerca di Dio ma la sua ricerca si conclude con la denuncia della sua morte per mano dell'uomo stesso https://www.belligea.it/wp-content/uploads/2016/09/DIO.jpg:
L’uomo folle. – Non avete sentito parlare di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare senza posa: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. Poiché proprio li si trovavano radunati molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “Qualcuno l’ha forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – così gridavano e ridevano tra loro. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Noi tutti siamo i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo lavarci? Quali cerimonie espiatorie, quali sacre rappresentazioni dovremo inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “ Io vengo troppo presto – proseguì – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è ancora sempre più lontana da loro delle più lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”. Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che cosa sono mai queste chiese, se non le cripte e i sepolcri di Dio?”.
L’abbandono dei riferimenti assoluti, sia morali che metafisici, passa attraverso l’esperienza della morte di Dio, cioè l’esaurimento progressivo delle illusioni assolute e trascendenti, e del vuoto di valori che ne consegue. La morte di Dio non corrisponde semplicemente a una professione di ateismo: Dio, nell’ottica nietzschiana, è la personificazione degli assoluti e delle certezze metafisiche e morali che l’uomo ha creato con l’obiettivo di rendere sopportabile e giustificabile il caos e il disordine dell’esistenza.
Egli con questo aforisma ci fa intendere che i contemporanei non hanno compreso il reale significato della morte di Dio, perché hanno sostituito ad esso la fede nella scienza o con gli ideali profetici del marxismo, non rendendosi conto che questi sono solo dei surrogati di Dio, sono essi stessi degli idoli.
A questo punto l’uomo approda al nichilismo, ossia alla completa svalutazione di tutti i valori, alla perdita di ragione e di senso.https://www.themacguffin.it/wp-content/uploads/2018/04/Nulla.jpg
Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al perché?; Che cosa significa nichilismo??- che i valori supremi si svalorizzano. (Nietzsche, Frammenti postumi, 1887-88)
La morte di Dio e la decostruzione della metafisica e della morale, costituiscono per l’uomo contemporaneo l’avvento di un’epoca di disincanto e di perdita di senso caratterizzata dal nichilismo passivo: la condizione dell’uomo contemporaneo che, di fronte alla perdita di senso delle cose, alla fine dei valori assoluti, avverte un profondo senso di vuoto e di sgomento. L'uomo era così legato alla religione e al socratismo che una volta che questi sono scomporsi non riesce a immaginare altri sensi da dare alla sua esistenza.https://www.tragicomico.it/wp-content/uploads/2017/12/paura-di-vivere.jpg
il nichilismo passivo: come segno di debolezza: l'energia dello spirito può essere stanca esaurita, in modo che i fini sinora perseguiti sono inadeguati e non trovano più credito; la sintesi dei valori e dei fini( su cui riposa ogni cultura forte) si scioglie, in modo che i singoli valori si fanno la guerra: disgregamento; tutto ciò che ristora guarisce tranquillizza stordisce, sarai in primo piano sotto diversi travestimenti, religiosi o morali o politici o estetici, ecc (Nietzsche, Frammenti postumi, 1887-88)
La morte di Dio è però necessario affinché l’uomo si riappropri della sua responsabilità. Essa avvia la fase del nichilismo attivo, dove l’uomo accresce il suo spirito di distruttore. https://static.vecteezy.com/system/resources/previews/000/464/315/non_2x/angry-businessman-carrying-hammer-to-destroy-laptop-on-desk-vector.jpg L'uomo si fa distrutture di tutti i residui e dei sotto prodotti del socratismo, le ultime tracce degli antichi idoli, che spacciano se stessi per Dio: in particolare il positivismo comtiano e il marxismo. Il nichilista attivo è colui che metterà fine a questo spaventoso dominio dell'assurdo e del caso che fino ad oggi ha portato il nome di storia. La nuova era sarà caratterizzata dalla fiducia nell’individuo singolo, che sarà anche il fondamento di ogni verità e valore: se il mondo non ha un senso in sé è l’uomo che deve dare senso alla sua esistenza.