La corrente filosofica che va sotto la dizione di empirismo inglese nasce e si sviluppa tra la seconda metà del '600 e la prima metà del '700. I rappresentanti principali di questa corrente sono John Locke, che ne può essere considerato il fondatore, George Barclay e David Hume. Precursori di questa prospettiva, seppur con diversi distinguo, possono essere considerati Francesco Bacone e Thomas Hobbes.
La filosofia di Locke, dal quale prende avvio questa corrente, va intesa come una reazione al gruppo di filosofi e teologi del '600 che vanno sotto il nome di platonici di Cambridge (essi consideravano centrale la ragione in ogni attività filosofica: la ragione è l'unico strumento che può condurre l'uomo verso la scoperta dei principi primi della realtà; inoltre essi ritengono che l'intelletto avrebbe già in sé le nozioni fondamentali della morale e della conoscenza, come l'idea di Dio, di bene, ecc. sostenendo la posizione gnoseologica dell'innatismo).
Per contrapposizione gli empiristi inglesi assumano come punto di partenza per ogni tipo di conoscenza l'esperienza, e affermano al contempo che l'esperienza è anche l'unico strumento per validare e verificare le teorie formulate dall'intelletto. Anche se l'empirismo inglese si distingue dall'empirismo antico condivide con esso il rifiuto di ogni forma di innatismo. Esso può essere considerato un paradigma contrapposto al razionalismo moderno rappresentato da Cartesio, Spinoza e Leibniz.
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