Nel Cinquecento, a causa delle dispute religiose, viene spesso citata tra le diverse accuse che rimbalzano tra cattolici e protestanti quella di favorire lo scetticismo. Ed è proprio in questo momento che vedono la luce nella versione latina le prime opere di Sesto Empirico, che introduce all'opera scettica di Pirrone di Elide. A fianco alle opere di Sesto Empirico torna a riecheggiare anche lo scetticismo accademico di Arcesilao e Carneade. A cimentarsi su questi studi troviamo Michel de Montaigne (1533- 1592) che può essere considerato il fondatore dello scetticismo moderno. https://prints.ultracoloringpages.com/716bb9298d8e8cf5b7dc0d7988b37086.png
Michel de Montaigne nasce nel 1533 in una nobile famiglia dalla quale riceve un'educazione umanistica improntata sullo studio dei classici prima sotto la guida di precettori privati e poi presso il college di Guyenne dove entra all'età di 7 anni. Dopo aver studiato diritto a Tolosa entra in magistratura e diviene consigliere del parlamento di Bordeaux. A partire dal 1571, mentre la Francia è sconvolta dalle guerre di religione, si ritira a vita privata nel castello di famiglia https://www.visitfrenchwine.com/sites/default/files/chateau_montaigne_tower.jpg per dedicarsi completamente agli studi e alla stesura della sua opera principale i Saggi. Dopo un periodo di viaggi attraverso Francia, Svizzera, Germania e Italia, ritorna a svolgere un incarico pubblico come Sindaco di Bordeaux dal 1581 al 1585. Successivamente si dedica a un ulteriore edizione dei suoi saggi fino alla morte sopraggiunta nel 1592.
In Montaigne troviamo il tentativo di sintesi tra scetticismo antico e umanesimo, nonché un sorprendente intreccio tra filosofia scettica e fede cristiana.
Dalla contaminazione tra umanesimo e scetticismo viene fuori la visione di Montaigne che pone come centrale non la sospensione del giudizio sulle cose come facevano gli scettici antichi, ma il dubbio https://www.stateofmind.it/wp-content/uploads/2014/06/Fotolia_55682610_il-dubbio-2-680x382.jpg: il dubbio in quanto stato di inquietudine, di disagio, il dubbio come turbamento della tranquillità che dà però anche origine alla ricerca.
Dall’intreccio tra scetticismo e fede cristiana deriva l'idea di un Dio svincolato dalla logica e dai suoi principi fondanti: Dio non può pertanto essere indagato dall'uomo neanche attraverso il linguaggio analogico. Dio rimane inimmaginabile e la ragione non è qualche cosa che ci accomuna lui. Da queste riflessioni segue la radicale separazione tra ragione e fede, queste due facoltà non devono incrociarsi perché tra loro sono incomunicabili: esse rimangano su due binari paralleli, non c'è un linguaggio comune tra l'uomo e Dio. https://thumbs.dreamstime.com/b/tracciati-ferroviari-affiancati-i-binari-dei-treni-sono-paralleli-l-uno-all-altro-sulla-rotta-ferroviaria-vista-aerea-nessun-treno-172007165.jpg
Montaigne divenne famoso in Europa soprattutto come autore dei Saggi, apparsi per la prima volta nel 1580, qui l'autore tende a smorzare ogni pretesa umana di giungere a una conoscenza assoluta sia in ambito conoscitivo sia in ambito morale. Da ciò scaturisce l'implicito messaggio di una ricerca di una fede individuale privata cioè senza una ragione e senza una morale eteronoma che la fondino.
Dalla riflessione di Montaigne segue l'impossibilità di stabilire nella controversia religiosa tra protestanti e cattolici dove risieda la verità.
Michel de Montaigne mostra attraverso la rilettura dello scetticismo antico che è impossibile per l'uomo giungere alla certezza, e che le stesse domande filosofiche vanno oltre l'esperienza umana, l'uomo pecca di presunzione di fronte all'universo e alla natura, nei suoi saggi scrive:
È possibile immaginare qualcosa di tanto ridicolo quanto il fatto che questa miserabile e meschina creatura, che non è neppure padrona di se stessa ed è esposta alle ingiurie di tutte le cose, si dica padrona e signora dell'universo, di cui non è in suo potere conoscere la minima parte, tantomeno comandarla? (Montaigne, Saggi) http://www.freestormhunter.com/wp-content/uploads/2017/01/incertezza-finanza.jpg
A proposito della conoscenza Montaigne divulga la nozione fondamentale di apparenza, anticipando il concetto di realtà fenomenica, sottolineando che le nostre idee derivano dall'esperienza sensoriale che ci mostra gli oggetti come appaiono e non come sono https://i.ytimg.com/vi/qQh0RkrGIhQ/hqdefault.jpg, per questo l’unico atteggiamento ragionevole è quello del dubbio, in quanto non siamo in grado di affermare se i nostri giudizi e le nostre idee corrispondono realmente gli oggetti reali.
La filosofia non è per Montaigne un insieme di domande a cui è possibile trovare risposte certe, ma un continuo sperimentare, un continuo spingere l'uomo a scoprire e accettare i propri limiti.
In questo senso il pensatore francese sposta l'attenzione dalla ricerca sulla natura all'indagine sull'uomo poiché infatti per conoscere e accettare i propri limiti bisogna innanzitutto avere la conoscenza di sé ovvero osservare noi stessi, recuperando la prospettiva socratica. L’unica cosa che l’uomo può conoscere è se stesso, e tramite sé l’uomo in generale.
Nei Saggi lo scopo è quello di confrontare le esperienze degli autori antichi e moderni con le proprie, il loro scopo principale è quello di togliere la maschera alle parole, alle consuetudini e alle persone. https://www.murderparty.it/wp-content/uploads/2016/10/Maschere-neutre2.jpg
Tra i diversi argomenti i temi più rilevanti che scaturiscono dalla riflessione di Montaigne troviamo la critica all'antropocentrismo ovvero all'idea che vi sia un ordine nella natura a misura d’uomo, e che tutto ciò che accade nel mondo sia in qualche modo funzionale all’umanità.
Accettato il relativismo come unica prospettiva possibile, anche il conflitto tra civiltà e barbarie, che ha ritrovato attualità dopo le grandi scoperte geografiche, si rivela gli occhi di Montaigne molto più problematico. Infatti, i presunti selvaggi se guardiamo attentamente potrebbero essere più civili di quanto sembrano perché hanno comunque conservato la loro spontaneità originaria, vivono in base alle leggi naturali e riducono al minimo le contraddizioni che nascono dalla proprietà, dalla gerarchia e dalla religione; diversamente gli europei civilizzati potrebbero invece essere ritenuti selvaggi in virtù della loro ambizione, della loro avarizia e della violenza che dimostra la dimensione innaturale della loro civiltà. http://www.ildiavolononmuoremai.it/wp-content/uploads/2017/04/colonialismo-620x416.jpg
Non vi è nulla di barbaro di selvaggio, se non che ognuno chiama barbarie ciò che non è nei suoi usi; sembra infatti che non abbiamo altro punto di riferimento, per la verità e la ragione, che l'esempio e l'idea delle opinioni degli usi del paese in cui siamo. (Montaigne, Saggi)