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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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La distinzione tra sostanza pensante e sostanza corporea, a cui è pervenuto Cartesio, non ha ancora tuttavia risolto il problema della realtà esterna al soggetto. L'ipotesi del sogno, infatti, non è ancora stata sconfitta. Com’è possibile, partendo dalla metafisica soggettiva, avere garanzie sull'esistenza di oggetti esterni al soggetto ovvero del mondo esterno? Cartesio inizia il suo nuovo percorso di ricostruzione del sapere e delle conoscenze dalle idee presenti all'interno della mente del soggetto. Egli individua l'esistenza nel soggetto di tre tipi di idee fondamentali: le idee avventizie, le idee fattizie e le idee innate. Le idee fattizie sono le idee fabbricate dalla mente stessa in modo arbitrario, tra esse, per esempio, ci sono l'unicorno l'ippogrifo la sirena, le realtà proprie della fantasia umana che non hanno alcuna corrispondenza con il mondo fuori di noi. http://www.inchiestaonline.it/wp-content/uploads/2015/12/Ippogrifo.jpg Le idee avventizie sono invece quelle che provengono dal mondo esterno ovvero le rappresentazioni degli oggetti, tuttavia queste idee potrebbero essere il frutto di un lavoro onirico dell'immaginazione e non rispecchiare realmente una realtà esterna a noi, tranne nel caso in cui esista un garante che ne assicuri la validità. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSREURBASXD1SykWFMRXmlgIUCtr3mOOiI2HaweiR2uv7LRr-SA  Sono innate le idee che non provengono né dagli oggetti esterni né dalla fantasia della mente, esse sono intrinseche alla facoltà stessa di pensare. Esse s’impongono al soggetto in modo necessario, tra queste c'è sicuramente il Cogito, ma soprattutto vi è l'idea di Dio. https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQoDUtQL76YVOApOvynp_2eDt7ExcLJc3yApB_uWX9mEClP6cGi

Come è possibile passare dall'esistenza dell'idea di Dio nella mente dell'uomo all'esistenza di Dio come realtà trascendente al di fuori di noi?

Cartesio principia la sua analisi partendo un'altra volta dal nostro pensiero, esso è imperfetto e ciò è dimostrato dalle nostre conoscenze imprecise e illusorie, la stessa esistenza del dubbio ne fornisce continue dimostrazioni, tuttavia al suo interno possiamo trovare l'idea di perfezione assoluta, associata all’idea di Dio. Posto che la nostra mente non può aver generato tale idea, in virtù della sua stessa imperfezione, ne consegue necessariamente due prove dell'esistenza di Dio: la prima poggia sul fatto che l'idea di Dio, e della sua assoluta perfezione, non può far altro che scaturire dall'esistenza stessa di un Dio assolutamente perfetto, diversamente bisognerebbe ammettere che l'effetto è più concreto della sua causa; secondo che l'uomo deve essere stato necessariamente generato da Dio, diversamente non potrebbe neanche conoscere la sua imperfezione, esso, infatti, la conosce solo in rapporto alla perfezione di Dio che ne è causa.

Cartesio, però, si avvale soprattutto di un terzo argomento che si rifà alla prova ontologica di Anselmo d'Aosta. Cartesio sostiene che Dio, in quanto essere perfetto, è causa di sé, ovvero, a differenza dell'uomo, esiste in virtù della sua infinita perfezione, la quale essendo tale non può negare l'esistenza.

Una volta dimostrata l'esistenza di Dio è risolta anche la questione del rapporto tra le idee avventizie e la realtà fuori di noi, infatti, Dio, che ci ha donato la facoltà di rappresentare gli enti, non può ingannarci perché la sua essenza include la proprietà della bontà assoluta. Dio, quindi, risulta essere il supremo garante del sapere umano: da un lato ha dato all'uomo la ragione che lo orienta rettamente in ambito conoscitivo, dall'altro fa sì che, mentre le idee fattizie sono arbitrarie e precarie, le idee avventizie siano attendibili. http://www.heliosfeg.it/images/pellicole-per-vetri-garanzia.jpg

L’onnipotenza divina dunque garantisce la realtà di ciò che è percepito con chiarezza e distinzione. Dio ha creato una pluralità di menti e una pluralità di corpi. L'uomo può accorgersi dell'esistenza dei corpi dal fatto che talvolta egli ha idee che non sono prodotte dal suo pensiero. Va ricordato che menti e corpi sono due tipi di sostanze completamente eterogenee tra loro. Nelle prime si dà libertà dell’agire, nei secondi domina un ferreo determinismo meccanico.

Essendo Dio l'autore della ragione umana, quindi della sua capacità di conoscere le realtà sensibili esterne all’io, la domanda che sorge spontanea è come sia possibile l'errore valutativo dell'uomo.

All'interrogativo Cartesio da una risposta originale e avvincente. La risposta si fonda sul fatto che l'errore non è dovuto all'intelletto dell'uomo, che essendo donato da Dio è infallibile, ma è una conseguenza pratica frutto della volontà. Ogni giudizio, infatti, è in parte elaborato dalla ragione ed in parte dalla volontà dell'individuo, ma la volontà dell'individuo è libera e come tale può avvalersi di giudizi impropri conducendo l'uomo in errore, non facendogli cioè rispettare le regole delle procedure che garantiscono la veridicità dei giudizi. https://www.puntosicuro.it/_resources/images/articoli/errore%20umano.jpg

Una volta stabilito che Dio è garante delle idee avventizie ne consegue che è possibile costruire una scienza del mondo esterno, tenendo ovviamente conto della possibilità di cadere in errore a causa della volontà.

Dopo aver descritto il cosmo come un grande meccanismo fondato sulle caratteristiche dell'estensione e la quantità di moto, Cartesio espone anche la sua teoria per quello che riguarda il funzionamento del corpo umano. Nella contemporaneità si fa risalire a questa descrizione anche la filosofia degli automi, perché Cartesio è il primo a dare una spiegazione puramente meccanica del funzionamento del corpo.

Cartesio postula che il corpo abbia la capacità di funzionare anche in assenza dell'anima, come peraltro fanno gli altri animali, ma a differenza di questi nel corpo umano è stata poi inserita l'anima nella ghiandola pineale (è proprio per questa idea che il corpo abbia in sé il principio del suo operare che Cartesio parla di fuoco senza fiamma, il cui luogo fisico è situato nel cuore che ne garantisce il funzionamento).

Le funzioni principali del corpo sono il metabolismo e la respirazione. Il metabolismo inizia nello stomaco dove gli alimenti vengono digeriti per mezzo di certi liquidi che insinuandosi fra loro li separano, li agitano e li scaldano. Questi liquidi giungono rapidamente, dal cuore attraverso le arterie, lo stomaco e sono molto caldi entrano poi in contatto con i cibi che sono di per sé soggetti a corrompersi e a scaldarsi così come avviene in natura per i processi di fermentazione degli elementi organici. Una volta riscaldate e mescolate le parti del cibo tendono a separarsi in componenti sempre più piccole esse vengono poi filtrate da diversi organi che selezionano quelli più sottili. Una prima divisione avviene nello stomaco da qui gli elementi più grossi vengono inviati verso gli organi addetti all'espulsione, mentre quelli più sottili passano nel fegato attraverso una grossa vena. Di conseguenza lo stomaco funziona come un setaccio che separa le parti più fini da quelle più grosse; quelle più fini vanno a comporre un liquido torbido biancastro. Questo liquido una volta che ha raggiunto il fegato si assottiglia, si depura, prende colore e diventa sangue (È un processo simile a quello che trasforma il mosto in vino). https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSMZc0yhL8huz1pRKtr_w_fTkHFTgxg4N9X4-lvZKBTHpNc7hoN7Q Dal fegato attraverso la vena cava il sangue giunge al cuore ivi la parte destra del miocardio si occupa di scaldare il sangue e di inviarlo in tutto il corpo. La parte sinistra del cuore invece si occupa della respirazione. Attraverso la vena polmonare, quella che Cartesio chiama arteria venosa, il sangue raggiunge i polmoni. Il sangue arrivare ai polmoni vaporizzato e qui si condensa di nuovo in liquido. Per spiegare la respirazione Cartesio si avvale del contrasto tra caldo e freddo: una volta vaporizzato il sangue prende aria, in virtù di questa si raffredda e di nuovo condensa in liquido, che di nuovo l'arteria polmonare riporta al cuore che lo diffonde nel corpo.

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