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Il sito è a cura del prof. Bernardo Croci, attualmente insegnante di filosofia presso il Liceo delle Scienze Umane Galilei di Firenze.

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Le prime opere di Kant trattano di fisica, cosmologia e scienze naturali:

Nei Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive (1746) Kant affronta la questione della conservazione del moto e dell’energia, confrontando le teorie fisiche divergenti di Descartes e Leibniz: mentre il primo sosteneva che nell’universo si conservava la stessa quantità di moto data dal prodotto della massa dei corpi per la velocità, il secondo sosteneva che nell’universo si mantenesse costante la stessa “forza viva” che risultava dalla massa dei corpi per la velocità al quadrato. https://slideplayer.it/slide/597589/2/images/16/quantit%C3%A0+di+moto+%3D+mv+vis+viva+%3D+mv2.jpg

Nella Storia universale della natura e teoria del cielo (1755) espone l’ipotesi della formazione dell’universo mediante i principi di attrazione e repulsione a partire da una nebulosa originaria. Una simile teoria verrà poi ripresa dal fisico Pierre-Simon Laplace (1749-1827). Tale ipotesi relativamente al sistema solare è ritenuta una spiegazione valida ancora oggi. http://www.fmboschetto.it/didattica/anno_della_terra/protopianeti.jpg

In Storia e descrizione naturale dei fenomeni più considerevoli del terremoto che alla fine del 1755 ha scosso gran parte della terra (1756) studia i terremoti, con particolare riferimento alla tragedia di Lisbona valutando le loro cause e i loro effetti. In questa opera egli si sforza di dare una spiegazione geologica opponendosi ad ogni tipo lettura metafisica sia ottimistica sia pessimistica. https://s2.thingpic.com/images/nG/oa8WKAUWBzxH3UrxgYPwpBi1.png Le leggi dell’universo non hanno per Kant nulla a che vedere con la condotta umana, sia essa virtuosa o viziosa, e ogni credenza in questo senso è frutto dell’antropocentrismo e della presunzione dell'uomo di essere una creatura privilegiata nell’universo.

Sempre nel 1755 Kant scrive Nuova delucidazione dei primi principi della conoscenza metafisica. In questa opera Kant affronta la metafisica dal punto di vista metodologico criticando l'idea di Wolff di fondare l'intero processo conoscitivo sul principio di non contraddizione. Christian Wolff, infatti, aveva cercato di ricondurre il principio di ragione sufficiente al principio di non contraddizione, affermando che non è possibile che una cosa sia e non sia al contempo, da ciò affermava che anche per le verità di fatto doveva valere la non contraddittorietà.  https://www.cicap.org/new/images/a/x/Q24_p70.png Ogni conoscenza per Wolff doveva fondarsi sull'analisi e la deduzione, di conseguenza l'unico principio capace di garantire la validità della conoscenza scientifica era il principio di non contraddizione. Per Wolff l'esperienza e l'induzione appartenevano ad una conoscenza di grado inferiore che non può mai giungere al rigore della conoscenza deduttiva.

Differentemente Kant ritiene di dover mantenere la distinzione fatta da Leibniz tra verità di ragione, fondate sul principio di non contraddizione, e verità di fatto, fondate sul principio di ragione sufficiente. Secondo Kant questi due principi sono irriducibili l'uno all'altro, perché il primo, quello di non contraddizione, stabilisce ciò che è possibile in quanto non contraddittorio; il secondo, principio di ragion sufficiente, invece ciò che è anche reale indicando la ragione della sua esistenza. https://image.slidesharecdn.com/leibniz-130203152451-phpapp01/95/leibniz-11-638.jpg?cb=1359932830 Se si rinuncia al principio di ragion sufficiente, o principio della ragione determinante come viene chiamato da Kant e da Wolf, sì cade secondo il filosofo di Konigsberg in una filosofia astratta e slegata dal reale.

Nel 1756 Kant pubblica la Monadologia fisica. In questa opera Kant interpreta la dottrina leibniziana delle monadi come centri di forza gravitazionale nel tentativo di coniugare la concezione della scienza di Newton con la metafisica di Leibniz. https://i.ytimg.com/vi/uCMLm838oxM/hqdefault.jpg Questa necessità per Kant è data dal fatto che se, da un lato, la metafisica non può fare a meno di trattare le cause concrete delle cose, dall'altro, la scienza, se non vuole ridursi a osservazioni pratiche, ha bisogno di uno sguardo unitario che le garantisca una solida base teorica. È in questa ottica che va letta la famosa metafora kantiana della nave che costeggia la costa: la costa rappresenta l'esperienza, il mare l'immensità delle possibilità della ragione che danno origine alla metafisica. In questi termini la nave rappresenta il punto d’incontro tra la costa ovvero le leggi della natura la fisica e dunque l'esperienza e dall'altro la ragione la metafisica che ha la capacità di spiegare l'origine di queste leggi. https://www.ilgiornaledelturismo.com/wp-content/uploads/2019/06/abercrombie-baltico.jpg  

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Nel 1762 nel testo La falsa sottigliezza delle quattro figure sillogistiche Kant muove un'altra critica a Christian Wolf affermando che il sillogismo non è di per sé uno strumento utili ad ampliare la conoscenza umana, infatti, malgrado si fondi su principi universali come quello di identità e di non contraddizione non produce nuovo sapere perché le conclusioni di un sillogismo sono già implicitamente contenute nelle premesse. https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/b5/Schema_Sillogismo.png/220px-Schema_Sillogismo.png

Nel 1763 scrive il saggio Tentativo di introdurre in filosofia il concetto delle quantità negative. In quest'opera egli distingue tra relazioni logiche che dipendono dal significato delle parole e relazioni reali che riguardano i fatti. È sempre possibile negare una relazione tra fatti senza creare una contraddizione, ma non si può da una relazione logica far accadere un fatto. Da ciò consegue l'impossibilità di dimostrare attraverso la prova ontologica l'esistenza di Dio, infatti, mentre è contraddittorio affermare che Dio non è onnipotente perché l'onnipotenza fa parte della stessa definizione di Dio, non è affatto contraddittorio negare l'esistenza di Dio che è appunto una relazione tra fatti e non una relazione logica. Pertanto dice Kant l'esistenza essendo una relazione tra fatti non può mai essere conosciuta a partire dalle condizioni logiche di un'idea, ma necessita sempre una ragione determinante che la provi. http://www.documentazione.info/sites/default/files/field/image/gioba_16.jpg

Nel 1764 Kant prende in esame anche i problemi legati all'etica e al sentimento morale. A proposito della morale egli osserva che il suo oggetto specifico è la nozione di dovere, ma non un dovere astratto bensì qualcosa che possa essere connesso al sentimento e perciò interno all'uomo. https://www.frasi-celebri.net/images/bulk/20/206116d9f79049ae26fe3c8d62f135ff.jpg

Per quanto riguarda l'analisi estetica, che poi Kant fonderà come scienza vera e propria, egli nel 1764 afferma che il semplice sentimento di piacere è qualche cosa di puramente soggettivo, mentre per quello che riguarda il bello e il sublime bisogna accordare l'esistenza di qualcosa che va al di là della soggettività: Kant afferma che il sentimento del bello è qualche cosa che si accompagna alla quiete piacevole che placa l'animo, mentre il sublime è qualcosa che disequilibra il soggetto creando un sentimento che sta tra il desiderio e il terrore. In un esempio Kant dirà che bella è la vista di una vallata in fiore, mentre sublime è la visione di una tempesta. https://i0.wp.com/www.eroicafenice.com/wp-content/uploads/2014/09/libro-aperto1.jpg?fit=500%2C375&ssl=1

A partire dal 1765, nei Sogni di un visionario chiariti coi sogni della metafisica, Kant matura l’esigenza di elaborare una nuova metafisica che sia una scienza del limite, capace di distinguere la scienza, ciò che l’uomo può conoscere, dalla metafisica tradizionale, impegnata invece in speculazioni senza speranza, su ciò che l’uomo non potrà mai sapere, come riguardo all’immaterialità dell’anima, al suo futuro dopo la morte, ecc. La metafisica che non ha tenuto conto di questa impossibilità a finite per creare problemi e alimentare superstizioni.

La metafisica, della quale io ho in sorte di essere innamorato, quantunque solo raramente possa gloriarmi di qualche suo favore, dà due vantaggi. Il primo è questo: soddisfare i compiti proposti dall’animo desioso di sapere, scrutando con la ragione le proprietà più recondite delle cose. Ma in questo l’esito troppo spesso non fa che deludere la speranza […]. L’altro vantaggio è più conforme alla natura dell’intelletto umano e consiste in ciò: conoscere se il compito è anche determinato per ciò che si può sapere […]. In quanto la metafisica è scienza dei limiti della ragione umana. (Kant, Sogni di un visionario chiariti coi sogni della metafisica)

 

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